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29/1/18

 

Non c’è posto per tutti, il sistema è progettato per escludere

 

Vengo anch’io? No, tu no. Ma perché? «Perché no», è la non-risposta più famosa della canzone italiana, resa immortale dal grande Enzo Jannacci. Il concetto? Ferocemente chiarissimo: qualcuno non vuole che, a bordo, ci sia posto per tutti. Il posto ci sarebbe, beninteso, ma il sistema non lo prevede: chi si è accaparrato le migliori poltrone non le molla. E anzi, arruola guardiani per farsele difendere. «E’ lo schema del degrado inevitabile della società dei consumi», spiega Gianfranco Carpeoro, citando un caso di scuola della sociologia made in Usa: la parabola della nave da crociera. «Mettiamo che sia una grande nave: i crocieristi a bordo sono 100, ma chi ha fabbricato la nave l’ha progettata in modo che ci fossero solo 50 sedie sdraio». A quel punto, è assolutamente automatico che 50 crocieristi prendano il sole seduti e 50 no. «E’ irrilevante, il modo in cui si crea la divisione tra le due classi: se sia la forza, se sia l’autorità, se sia l’autorevolezza, se siano i soldi pagati. Si creano due classi, cioè una prima gerarchia: 50 hanno la sedia sdraio e 50 non ce l’hanno». Ovviamente, chi è rimasto senza sedia, la prima cosa a cui pensa è: come rubarla a chi la sdraio ce l’ha. E allora scatta la manipolazione: in cambio di qualche concessione (l’uso temporaneo della loro sdraio) i 50 possessori convincono 20 non-possessori a diventare custodi di quelle benedette sedie sdraio.

 

«Quindi si creano tre classi: quelli che la sedia sdraio ce l’hanno, quelli che gliela custodiscono e quelli che la sedia continuano a non averla», riassume Carpeoro, nella diretta web-streaming “Carpeoro Racconta”, su YouTube, a colloquio con Fabio CarpeoroFrabetti di “Border Nights”. Sembra scritta per noi, la metafora della nave da crociera, dove nel frattempo poi qualche sedia sdraio finisce per rompersi, spostando le percentuali tra i possessori di sedie e i non-possessori: in apparenza quelli che mantengono la sedia sembrano la maggioranza, ma in realtà diventano una minoranza: «Le sedie si rompono e quindi il numero dei possessori diminuisce, mentre il numero di quelli senza sedia rimane invariato». In più, «qualcuno viene degradato a non averla più, la sedia». E’ la famosa “crisi delle sedie sdraio”: «Se c’è la crisi, quelli che hanno la sdraio diminuiscono e quelli che non ce l’hanno aumentano». E i custodi? A loro volta i guardiani «si dividono, tra quelli che decidono di usare lo spirito e quelli che decidono di usare la spada: così nascono i sacerdoti e i cavalieri». La classe sacerdotale e la classe militare hanno la stessa funzione (fare la guardia alle altrui sedie) «ma usano strumenti diversi: la religione o la guerra».

 

Durante una crisi, com’è noto, spesso si fa di necessità virtù. E si aguzza l’ingegno: perché non fabbricare nuove sdraio? «Invitabilmente, qualcuno – magari degradato perché prima la sedia l’aveva, o magari perché ha maggiori strumenti intellettuali – decide di racimolare materiale presente sulla nave per costruire delle nuove sedie». Tutto liscio? Al contrario: «Quelli che la sedia sdraio ce l’hanno si sono ormai abituati ad avere un certo spazio attorno a sé, a godersi in esclusiva i servizi del bar. E allora cosa fanno? Attivano i custodi delle sedie sdraio», in particolare i militari, «per impedire che si costruiscano nuove sedie sdraio». Ed ecco che il sistema, che prima aveva delle aperture, da qui in poi fabbrica solo chiusure: gli antichi possessori di sedie «decidono di non rinunciare a niente di quello che hanno, in termini di spazio, di servizi, di agevolazioni: non vogliono cedere nulla, nonostante il fatto che gli altri potrebbero avere una sedia senza rubargli la loro». La nave da crociera siamo noi: «E’ uno schema che mostra, nitidamente, il degrado della società dei consumi – la sua degenerazione, perché teoricamente la società dei consumi potrebbe anche funzionare un po’ meglio, ma è inesorabilmente destinata a questo tipo di degenerazione». Vie d’uscita? Una sola: «Non fare le crociere».

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