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Fonte: kelebek

31/10/2018

 

I Tre Pilastri che crollano

di Miguel Martinez

 

Ho capito la vanità dei nove decimi delle discussioni politiche che sento in giro, il giorno che Costanzo Preve mi fece leggere un suo saggio, dove spiegò che il sistema  (parliamo di una decina di anni fa) si fondava su tre pilastri (enfatizzo con la maiuscola i concetti chiave):
    Una CULTURA di SINISTRA
    Un’AMMINISTRAZIONE di CENTRO
    Un’ECONOMIA di DESTRA
So che ogni termine può essere interpretato in mille modi, ma l’importante è che ci capiamo.
Costanzo Preve ha significato molto per me, perché grazie a lui ho imparato a rispettare l’illuminismo, il rigore ottocentesco, la borghesia e anche quel gran borghese illuminista, rigoroso e ottocentesco di cui non ho letto quasi niente, che fu Karl Marx.
C’è gente buffa che oggi usa il nome di Costanzo Preve a caso, e mi dispiace, ma l’autore della Divina Commedia che ci può fare se a Firenze, oggi esiste un Ristorante Dante e Beatrice, con tanto di insegna al neon?
Il mondo di Costanzo mi è lontano quanto il Bisanzio che lui tanto amava: non sono borghese, non sono ottocentesco, non sono marxista, non sono illuminista, non sono antropocentrico, e so che lui non percepiva nemmeno l’immensa questione ambientale.
Posso solo rispettare il suo mondo.
Come ho già scritto da qualche parte, sentivo molto più vicino a me un altro saggio, Roberto Giammanco, che già intuiva i mondi in cui stavamo entrando, e mi diceva che Costanzo, che pure stimava, apparteneva al passato. Ma Roberto aveva tutto insieme studiato con Adorno a Francoforte in tedesco e aveva vinto una borsa di studio negli Stati Uniti, e quindi aveva visto un mondo diverso da quello di Costanzo, che  invece aveva studiato con Althusser a Parigi.
Ma l’intuizione di Costanzo sui tre pilastri del mondo in cui si viveva un lontano decennio fa, mi ha fatto capire molte cose.
Mi ha spiegato il luogo in cui vivo, in cui un’AMMINISTRAZIONE tutta pragmatista, “basta ideologia“, si sposava poligamicamente con un’ECONOMIA di rapina privante e una CULTURA fatta di cooperantesse precarie quarantenni che si prendevano settecento euro al mese per fare prediche contro il bullismo omofobo e parlare male di un certo Benito Mussolini, morto settant’anni fa.
In questa triade, la CULTURA conta molto meno delle altre due. Le cooperantesse sfigate non sono lontanamente paragonabili agli intellettuali semidivini della Francia.
Però i destri  che si fissano su queste cose, non hanno tutti i torti.
La CULTURA è di SINISTRA (nel mondo da cui stiamo uscendo) perché si fonda sul concetto di uguaglianza tra esseri umani; e siccome tutti cercano di raschiare il fondo del barile per avere voti, tutti devono fare gli egalitari.
Facciamo un esempio semplice semplice.
In una società in cui la metà degli elettori sono donne, a un politico non conviene dire che le donne siano più stupide degli uomini, perché il 50% dei suoi potenziali elettori sono elettrici. Quindi è presumibile che il politico medio (maschio) in pubblico dirà sempre cose simpatiche sulle donne.
E fin qui, poco male.
Siccome viviamo in una società in cui i maschi si sentono ancora padroni per molti versi, una battuttina di tanto in tanto tipo, “le donne hanno una marcia in più” accontenta le donne e non ferisce la maggior parte dei maschi.
Solo che una piccola minoranza di maschi inizia a bofonchiare, “hai visto, quelli di sinistra fanno tanto gli egalitari ma in realtà dicono che le femmine sono meglio dei maschi!”
E’ una base discutibilissima, però tecnicamente hanno ragione i Destri: se dici che le femmine hanno una marcia in più dei maschi, non sei un egalitario.
Su questa discutibile base, nasce una sorta di anticultura di Destra: non propone nulla di proprio, ma sottolinea le contraddizioni dell’avversario.
Nel momento in cui lo fa, però accetta le premesse dell’avversario.
E infatti la reale cultura di Destra consiste in una serie di sgradevoli pretese di sinistra, dal “porco per tutti alla mensa”, a “ti strappo il hijab perché le donne devono essere tutte candidabili per Sanremo”.
Se io dico, “quelli di Sinistra mi fanno schifo, perché dicono che va bene che le donne islamiche vengano umiliate portando il velo”, da una parte rivelo una vera contraddizione della Sinistra, dall’altra dico che non esiste altra cultura possibile che quella di Sinistra.
Ecco, la Destra, in Italia (a differenza ad esempio dell’Inghilterra) è quasi interamente parassitaria della cultura di Sinistra.
Quindi, nel sistema dei lontani dieci anni fa descritti da Preve, è vero che la CULTURA era  di SINISTRA.
Chi ha una formazione antropologica potrebbe restare un po’ sorpreso, visto che l’Italia è lontanissima di ciò che vorrebbe la “Sinistra”.
Precisiamo, per CULTURA intendo solo la cultura ufficiale, lo spazio ammesso nelle scuole, nei discorsi dei politici, nei grandi media.
Però il sistema economico e amministrativo ha totalmente distrutto ogni cultura reale, creando frammenti umani, atomi isolati.
Decenni fa, esistevano in Italia mondi interi, che però sono stati annientati in un genocidio radicale, compiuto insieme dal nazionalismo, dall’illuminismo, dai media, dalla cultura “di Sinistra”, dal fascismo, dalla Chiesa: quasi nessuno in Italia si è schierato dalla parte degli italiani. Mi vengono in mente due nomi di difensori degli italiani veri, delle loro straordinarie culture – Michael Ende che era tedesco, e Ouida che era inglese.
Restano stili di vita, assai vaghi – l’abitudine di vestire i figlioli da esploratori artici quando la temperatura scende sotto i venti gradi, l’idea che la famiglia perbene guarda il Grande Fratello insieme mentre la nonna fa da mangiare cibi straordinari di cui la metà verrà buttata, la grintosa certezza che alla cresima dalla notte dei tempi i nonni hanno sempre regalato uno smartphone al bambino di sei anni e guai a chi interrompe la tradizione…
Lo sterminio delle culture reali ha portato alla creazione di una CULTURA sostanzialmente unica, e moderatamente di SINISTRA, anche se di scarsa importanza: l’Italia, per fortuna, non è la Francia, e dà un peso minimo alla “cultura”.
A preoccuparsi della cultura, in Italia, è in genere un ceto fragile e precario di gente che ha avuto la sfortuna di laurearsi in materie inutili, il ceto intellettuale subalterno, intuito da Marino Badiale.
Questa gente vorrebbe certamente costituire quello che esiste in alcuni altri paesi (torniamo sempre lì, in Francia), ma non ci sono proprio le circostanze.
In Francia, i Signori del Ditino Imparatore hanno creato l’unico regime ancora clericale d’Europa.
Il compito sostanziale del Clero consiste nel mescolare le carte di realtà e di etica.
Tipo, io constato il fatto (realtà) che Tizio ha un tumore e morirà tra sei mesi.
Arriva Caio, e mi dice che non è vero, perché non è etico che io auguri la morte di Tizio, l’odio è una brutta cosa, quindi è realtà che Tizio camperà cent’anni.
Fin qui, il mondo descritto da Costanzo Preve.
Costanzo era un uomo dell’Ottocento, con un cervello e una disciplina mentale tre volte la mia e la tua.
Ma era un uomo dell’Ottocento latino.
L’Ottocento anglosassone, come più volte ho scritto, aveva la capacità di intuire il futuro e non solo il presente.
E infatti, la brillante e correttissima intuizione di Costanzo, sta andando a pezzi.
Gli imperi di Bezos e Zuckerberg non sono l’ECONOMIA di DESTRA che lui aveva in mente.
Per quanto criticasse il capitalismo e – da buon hegeliano – avesse prefigurato il capitalismo assoluto che ci attende, Costanzo non era in grado di cogliere il suo aspetto virtuale, immateriale, menzognero.
Ora, da questa menzogna,  gli atomi isolati che il capitalismo ha prodotto, hanno trovato una perversa voce e hanno trasformato la CULTURA in un urlo costante, che non richiede alcuna ideologia di partenza, se non i diritti individuali.
Rivendicati nello spazio visivio di uno smartphone, uno spazio piccolo come uno slogan.
E il mio diritto individuale può essere quello di fare un’orgia omosessuale a tre, di far promuovere mia figlia che ha tre in tutte le materie, di sbattere fuori il negretto che mi sta antipatico, di ottenere un risarcimento milionario perché sono stato escluso dal Grande Fratello…
Se la CULTURA non è più quella di dieci lontanissimi anni fa;
se l’ECONOMIA non somiglia più al capitalismo di dieci lontanissimi anni fa;
è forse inevitabile che le AMMINISTRAZIONI di CENTRO stiano perdendo il potere in tutta Europa.
Vorrei chiamare Costanzo, e fare una delle nostre lunghe telefonate, per rimarcare con affetto tutta la distanza tra me e lui.
Costanzo era un conservatore, voleva difendere il mondo dell’illuminismo, della ragione, della scienza, della correttezza dei comportamenti, delle regole, dello Stato, dalla barbarie.
Pur volendogli un immenso bene, io invece era dalla parte di tutta quella Vita che la sua Ragione ha distrutto.
Tanto ha lavorato la Ragione, a controllare ogni cosa, che oggi  corriamo rischi che somigliano solo a quelli che corsero i dinosauri nel giorno della loro estinzione.
Il futuro che ci attende fa drizzare i capelli in testa, ma siamo certi che fosse migliore il mondo dei Tre Pilastri?

 

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