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12 novembre 2018

 

Julian Assange crocifisso

di Chris Hedges

traduzione di Giuseppe Volpe

 

L’asilo di Julian Assange nell’ambasciata ecuadoriana di Londra è stato trasformato in una piccola casa degli orrori. Negli ultimi sette mesi gli è stato in larga misura impedito di comunicare con il mondo esterno. La sua cittadinanza ecuadoriana, concessagli da richiedente asilo, è in corso di revoca. La sua salute si sta deteriorando. Gli è negata assistenza medica. I suoi tentativi di rimedio legale sono stati azzoppati da obblighi di riservatezza, tra cui ordini ecuadoriani di non rendere pubbliche le sue condizioni all’interno dell’ambasciata nel contrastare la revoca della sua cittadinanza ecuadoriana.

Il primo ministro australiano Scott Morrison si è rifiutato di intercedere per Assange, un cittadino australiano, anche se il nuovo governo ecuadoriano guidato da Lenin Moreno – che definisce Assange un “problema ereditato” e un impedimento a relazioni migliori con Washington – sta rendendo insopportabile la vita del fondatore di WikiLeaks nell’ambasciata. Quasi giornalmente l’ambasciata impone ad Assange condizioni più aspre, tra cui il pagamento delle sue parcelle mediche, l’imposizione di regole arcane su come deve prendersi cura del suo gatto e pretendendo che svolga una varietà di compiti domestici umilianti.

Gli ecuadoriani, riluttanti a espellere Assange dopo avergli concesso asilo politico e la cittadinanza, intendono rendere la sua esistenza tanto sgradevole da fargli accettare di lasciare l’ambasciata per essere arrestato dai britannici ed estradato negli Stati Uniti. L’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il cui governo aveva concesso asilo politico all’editore, descrive come “tortura” le attuali condizioni di vita di Assange.

Sua madre, Christine Assange, ha detto in un recente appello video: “Nonostante Julian sia un giornalista pluripremiato, molto amato e rispettato per aver coraggiosamente rivelato nel pubblico interesse gravi reati e corruzioni di alto livello, è oggi solo, malato, sofferente, messo a tacere in isolamento, tagliato fuori da ogni contatto e torturato nel cuore di Londra. La gabbia moderna dei prigionieri politici non è più la Torre di Londra. E’ l’ambasciata ecuadoriana”.

“Ecco i fatti”, ha proseguito. “Julian è detenuto da quasi otto anni senza accuse. E’ così. Senza accuse. Negli ultimi sei anni il governo britannico ha respinto la sua richiesta di accesso a necessità mediche elementari, aria fresca, esercizio, solo per la vitamina D e accesso a un’adeguata assistenza medica e dentistica. In conseguenza la sua salute si è gravemente deteriorata. I medici che l’hanno esaminato hanno avvertito che le sue condizioni di detenzione mettono a rischio la sua vita. Nell’ambasciata di Londra, davanti ai nostri occhi, sta avendo luogo un lento e crudele assassinio”.

“Nel 2016, dopo un’inchiesta approfondita, le Nazioni Unite hanno stabilito che i diritti legali e umani di Julian sono stati violati in molteplici occasioni”, ha detto. “Era detenuto illegalmente dal 2010. E hanno ordinato il suo rilascio immediato, un trasferimento sicuro e risarcimenti. Il governo britannico si è rifiutato di rispettare la decisione dell’ONU. Il governo statunitense ha fatto dell’arresto di Julian una priorità. Vuole aggirare una protezione statunitense dei giornalisti in base al Primo Emendamento accusandolo di spionaggio. Non si fermeranno davanti a nulla.”

“In conseguenza delle pressioni statunitensi sull’Ecuador, il suo asilo è ora sotto immediata minaccia”, ha detto. “La pressione degli Stati Uniti sul nuovo presidente dell’Ecuador ha fatto sì che Julian sia stato sottoposto a uno stretto e severo isolamento negli ultimi sette mesi, privato di ogni contatto con la sua famiglia e con i suoi amici. Solo i suoi avvocati hanno potuto vederlo. Due settimane fa le cose sono considerevolmente peggiorate. L’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, che aveva giustamente concesso asilo politico a Julian dalle minacce statunitensi alla sua vita e alla sua libertà, ha avvertito pubblicamente che quando il vicepresidente statunitense Mike Pence ha recentemente visitato l’Ecuador è stato concluso un accordo per consegnare Julian agli Stati Uniti. Ha affermato che poiché i costi politici dell’espulsione di Julian dall’ambasciata erano troppo elevati, il piano era di distruggerlo mentalmente. Presso l’ambasciato è stato messo in atto un nuovo, impossibile, inumano protocollo per torturarlo al punto da spezzarlo e costringerlo ad andarsene”.

Assange è stato un tempo onorato e corteggiato da alcune delle maggiori organizzazioni mediatiche del mondo, tra cui il The New York Times e il The Guardian, per le informazioni che possedeva. Ma una volta che il suo tesoro di materiale che documentava crimini di guerra statunitensi, in gran parte fornito da Chelsea Manning, è stato pubblicato da tali canali mediatici, egli è stato messo da parte e demonizzato. Un documento trapelato del Pentagono, preparato dal Cyber Counterintelligence Assessments Branch [Ufficio delle Valutazioni del Controspionaggio Informatico] datato 8 marzo 2008 ha rivelato una campagna di propaganda coperta per screditare WikiLeaks e Assange. Il documento affermava che la campagna di diffamazione doveva cercare di distruggere “il sentimento di fiducia” che è “il centro di gravità” di WikiLeaks e infangare la reputazione di Assange. Ha parecchio funzionato. Assange è particolarmente denigrato per aver pubblicato 70.000 email piratate appartenenti al Comitato Nazionale Democratico (DNC) e ad alti dirigenti Democratici. I Democratici e l’ex direttore dell’FBI James Comey affermano che le email erano state copiate dai profili di John Podesta, presidente della campagna elettorale della candidata Democratica Hillary Clinton, da pirati governativi russi. Comey ha detto che i messaggi erano stati probabilmente consegnati a WikiLeaks da un intermediario. Assange ha detto che le email non erano state fornite da “agenti statali”.

Il Partito Democratico – cercando di incolpare della sua sconfitta elettorale l’”interferenza” russa piuttosto che la grottesca disuguaglianza di reddito, il tradimento della classe lavoratrice, la perdita di libertà civili, la deindustrializzazione e il colpo di stato industriale che il partito ha contribuito a orchestrale – attacca Assange come traditore, anche se non è un cittadino statunitense. Né è una spia. Non è vincolato da alcuna legge che io conosca a rispettare segreti governativi statunitensi. Non ha commesso un reato. Ora articoli sui giornali che un tempo hanno pubblicato materiale da WikiLeaks si concentrano sul suo presunto comportamento trascurato – non evidente nelle mie visite a lui – e su come egli sia, nelle parole del The Guardian, “un ospite indesiderato” presso l’ambasciata. Il tema vitale dei diritti di un editore e di una stampa libera è ignorato a favore di un irriverente assassinio della persona.

Ad Assange è stato concesso asilo presso l’ambasciata nel 2012 per evitare l’estradizione in Svezia per rispondere di accuse di reati sessuali che alla fine sono state ritirate. Assange temeva che una volta in custodia in Svezia sarebbe stato estradato negli Stati Uniti. Il governo britannico ha affermato che, anche se non è più ricercato per interrogatori in Svezia, se lascerà l’ambasciata Assange sarà arrestato e incarcerato per aver violato le condizioni della libertà su cauzione.

WikiLeaks e Assange hanno fatto più di ogni altra organizzazione giornalistica per rivelare le macchinazioni oscure e i crimini dell’Impero Statunitense. Assange, oltre a rivelare atrocità e crimini commessi dall’esercito statunitense nelle nostre guerre infinite e a rivelare il funzionamento interno della campagna della Clinton, ha reso pubblici gli strumenti di pirateria informatica utilizzata dalla CIA e dalla National Security Agency, i loro programmi di sorveglianza e la loro interferenza in elezioni straniere, tra cui quelle francesi. Ha rivelato la cospirazione contro il leader del Partito Laburista britannico Jeremy Corbyn da parte di parlamentari laburisti. E WikiLeaks è intervenuta rapidamente per salvare Edward Snowden, che aveva rivelato la generale sorveglianza del pubblico statunitense da parte del governo, dall’estradizione negli Stati Uniti aiutandolo a fuggire da Hong Kong a Mosca. Le informazioni fatte trapelare da Snowden hanno anche rivelato, sinistramente, che Assange era su una lista statunitense di “bersagli di caccia all’uomo”.

Ciò che sta succedendo ad Assange dovrebbe terrorizzare la stampa. E tuttavia il suo calvario incontra indifferenza e beffardo disprezzo. Una volta cacciato dall’ambasciato sarà processato negli Stati Uniti per ciò che ha pubblicato. Ciò creerà un nuovo e pericoloso precedente legale che l’amministrazione Trump e quelle future impiegheranno contro altri editori, tra cui quelli che fanno parte dell’orda che cerca di linciare Assange. Il silenzio riguardo al trattamento di Assange non è solo un tradimento nei suoi confronti, ma un tradimento della stessa libertà della stampa. Pagheremo cara questa complicità.

Anche se fossero stati i russi a fornire ad Assange le email di Podesta, egli avrebbe dovuto pubblicarle. Io l’avrei fatto. Rivelavano pratiche della macchina politica della Clinton che lei e la dirigenza Democratica cercavano di nascondere. Nei due decenni in cui ho lavorato all’estero da corrispondente mi sono stati regolarmente fatti trapelare documenti da parte di organizzazioni e governi. La mia sola preoccupazione era se i documenti erano falsi o genuini. Se erano genuini li pubblicavo. Coloro che mi hanno passato materiale fatto trapelare hanno incluso i ribelli del Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Marti (FMNL); l’esercito salvadoregno che una volta mi fornì documenti del FMNL macchiati di sangue trovati dopo un agguato; il governo sandinista del Nicaragua; lo spionaggio israeliano, il Mossad; il Federal Bureau of Investigation; la Central Intelligence Agency; il gruppo ribella Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK); l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP); il servizio di spionaggio francese, Direction Générale de la Sécurité Extérieure, o DGSE; e il governo serbo di Slobodan Milosevic, in seguito processato come criminale di guerra.

Abbiamo appreso dalle email pubblicate da WikiLeaks che la Fondazione Clinton ha ricevuto milioni di dollari dall’Arabia Saudita e dal Qatar, due dei maggiori finanziatori dello Stato Islamico. Da Segretario di Stato, Hillary Clinton ha ripagato i suoi donatori approvando 80 miliardi di dollari di vendite di armi all’Arabia Saudita, mettendo il regno in grado di condurre una guerra devastante in Yemen che ha scatenato una crisi umanitaria, tra cui una diffusa carestia e un’epidemia di colera, e ha lasciato quasi 60.000 morti. Abbiamo appreso che la Clinton è stata pagata 675.000 dollari per parlare alla Goldman Sachs, una somma così grande che può essere descritta solo come una mazzetta. Abbiamo appreso che la Clinton ha dichiarato alle élite finanziarie nei suoi lucrosi discorsi che voleva “aprire i commerci e aprire i confini” e che riteneva che i dirigenti di Wall Street fossero nella posizione migliore per gestire l’economia, una dichiarazione che contraddiceva direttamente le sue promesse elettorali. Abbiamo appreso che la campagna della Clinton aveva operato per influenzare le primarie Repubblicane per assicurare che Donald Trump fosse il candidato Repubblicano. Abbiamo appreso che la Clinton aveva ottenuto in anticipo informazioni sulle domande dei dibattiti delle primarie. Abbiamo appreso, poiché 1.700 delle 33.000 email provenivano da Hillary Clinton, che lei era il principale architetto della guerra in Libia. Abbiamo appreso che lei riteneva che il rovesciamento di Moammar Gheddafi avrebbe dato lustro alle sue credenziali di candidata alla presidenza. La guerra da lei cercata ha lasciato la Libia nel caos, visto l’ascesa al potere di jihadisti radicali in quello che è oggi uno stato fallito, innescato un massiccio esodo di migranti in Europa, visto depositi di armi libiche finiti nelle mani di milizie canaglia e di radicali islamici in tutta la regione e che hanno prodotto 40.000 morti. Queste informazioni dovevano restare celate al pubblico statunitense? Si può sostenere di sì, ma allora non ci si può definire giornalisti.

“Stanno incastrando mio figlio per fornire loro una scusa per consegnarlo agli Stati Uniti, dove subirebbe un processo spettacolo”, ha avvertito Christine Assange. “Negli ultimi otto anni non ha avuto alcun corretto processo legale. E’ stato iniquo in ogni singola fase con una grande perversione della giustizia. Non c’è alcun motivo per ritenere che questo cambi nel futuro. Il grand jury statunitense su WikiLeaks, che ha prodotto il mandato di estradizione, è stato tenuto in segreto da quattro pubblici ministeri ma senza nessuna difesa e nessun giudice. Il trattato tra Regno Unito e Stati Uniti sull’estradizione consente al Regno Unito di estradare Julian negli Stati Uniti senza un’appropriata causa di base. Una volta negli Stati Uniti, la legge sull’Autorizzazione alla Difesa Nazionale consente la detenzione indefinita senza processo. Julian potrebbe ben essere detenuto a Guantanamo e torturato, condannato a 45 anni in un carcere di massima sicurezza o subire la condanna a morte. Mio figlio è in pericolo cruciale a causa di una brutale persecuzione politica da parte dei bulli al potere i cui crimini e la cui corruzione egli aveva coraggiosamente denunciato quando era capo redattore di WikiLeaks”.

Assange è solo. Ogni giorno per lui è più difficile. Questo è voluto. Sta a noi protestare. Siamo la sua ultima speranza e, temo, l’ultima speranza di una stampa libera.

“Dobbiamo rendere assordante la nostra protesta contro questa brutalità”, ha detto sua madre. “Mi appello a voi tutti giornalisti affinché vi schieriate perché lui è vostro collega e voi siete i prossimi. Mi appello a voi politici che dite di essere entrati in politica per servire il popolo affinché vi schieriate ora. Mi appello a tutti voi attivisti che sostenete i diritti umani, i profughi, l’ambiente e siete contro la guerra, affinché vi solleviate ora perché WikiLeaks ha servito le cause per le quali voi vi esprimete e Julian sta ora soffrendo per questo accanto a voi. Mi appello a tutti voi cittadini che attribuite valore alla libertà, alla democrazia e a un equo processo legale perché accantoniate le vostre differenze politiche e vi uniate, vi schieriate adesso. La maggior parte di noi non ha il coraggio dei nostri denunciatori o giornalisti come Julian Assange per pubblicarli, in modo che siamo informati e avvertiti riguardo agli abusi del potere.”


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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Originalehttps://www.truthdig.com/articles/crucifying-julian-assange/

 

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