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Apr 22, 2018

 

Debito pubblico: la grande truffa

di Carlo Bonaiti

Ingegnere civile Project Manager

 

Cominciamo con due dati: abbiamo un debito pubblico di 2.230 mld. pari al 132% del PIL. Paghiamo ogni anno quasi 90 mld. di interessi (la terza spesa italiana dopo la previdenza e la sanità) senza, peraltro, riuscire ad intaccare il debito. E la narrazione corrente ci vuole direttamente responsabili (noi cittadini) per aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità !!!

 

La storia: dal 1960 al 1981 il rapporto D.P./PIL è sempre stato inferiore al 60% (circa il 58%) che rappresenta il valore che i burocrati di Bruxelles considerano adeguato per definire una economia sana.

 

Dopo il 1981 il rapporto sale improvvisamente a circa il 130%. Ma cosa successe nel 1981? Per volere dell’allora ministro Andreatta avviene il divorzio tra la Banca d’Italia ed il Ministero del Tesoro, mettendo fine alla possibilità del governo di finanziare il disavanzo. Ma che succedeva prima? I titoli che lo stato emetteva per finanziarsi e che non riusciva a vendere erano comprati dalla Banca d’Italia ad un tasso prefissato, basso. Dopo il divorzio lo Stato, senza questo “effetto paracadute”, per poter vendere tutti i titoli emessi (cioè per renderli allettanti) si vede costretto ad innalzare i tassi di interesse e questa è una delle cause principali che ha comportato l’innalzamento del debito pubblico.

 

Ma cosa spinse Andreatta a questa scellerata decisione? Come raccontò lui stesso dieci anni dopo in una lettera pubblicata sul Sole 24 Ore, questo stravolgimento strutturale fu necessario per salvaguardare i rapporti tra Unione Europea e Italia. Ad essere in pericolo era infatti la partecipazione del nostro Paese all’interno dello Sme (l’accordo precursore del sistema Euro). Sia Andreatta che Ciampi, quindi, agirono non nel rispetto dei principi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale ma sotto la pressione di spinte sovranazionali.

 

Ma torniamo al bilancio: dal 1990 ad oggi si è sempre chiuso in attivo e tuttavia dovendo pagare gli nteressi sul debito il saldo diventa negativo e ci si indebita ulteriormente, in una spirale senza fine. Inoltre, analizzando più in dettaglio il D.P. scopriamo che l’aliquota in mano alle famiglie è solo il 6%. Il resto è in mano agli stessi soggetti finanziari che hanno provocato la crisi: banche 20%, assicurazioni 17%, banca d’Italia 11%, investitori esteri 26% … (fonte “il sole24ore”).

 

Ma allora siamo proprio sicuri che il debito pubblico deve essere pagato? E in caso affermativo da chi? Interamente dai cittadini (che sono i meno responsabili)?

Intanto, ad oggi, rispetto ai circa 2.200 mld. che costituiscono il D.P. abbiamo già pagato circa 3.300 mld. di interessi e continuiamo ad avere lo stesso debito.

Prendiamo atto che la storia è piena di annullamenti di debiti pubblici. La stessa Germania, del resto, alla fine della II guerra mondiale aveva un rapporto D.P./PIL pari addirittura al 570% e, non potendo pagare il suo debito, nella storica Conferenza di Londra del 24/08/1953 si decise dapprima di dimezzarlo, poi di ridurlo al 25% ed infine di dilazionarlo in più di 30 anni. Tra i paesi che decisero di non esigere il conto c’era anche l’Italia di De Gasperi.

 

Il sole24ore ha pubblicato, in proposito, un’interessante articolo dal titolo «La Merkel ha dimenticato quando l’Europa dimezzò i debiti di guerra alla Germania»

 

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