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14/03/2018

 

Pentagono contro Trump: l’accordo sul nucleare iraniano è nell’interesse Usa

Il generale Joseph Votel “condivide l’opinione” del ministro della Difesa e del capo di Stato maggiore. Il patto con Teheran “risolve” una delle “principali minacce” a livello globale. Ma la cacciata del segretario di Stato Usa decisa da Trump indica che l’accordo potrebbe avere vita breve.

 

Mantenere in vigore l’accordo sul nucleare iraniano (il Jcpoa) è nell’interesse degli Stati Uniti. È quanto affermano in queste ore alti funzionari del Pentagono, che difendono uno storico accordo che è sempre più vicino a vacillare di fronte agli attacchi dell’attuale presidente Usa Donald Trump.

In un’audizione al senato il generale Joseph Votel afferma di “condividere l’opinione” del ministro della Difesa Jim Mattis e del capo di Stato maggiore Usa Joe Dunford, i quali considerano il patto raggiunto da Teheran con i Paesi del 5+1 negli “interessi” di Washington. “Dal mio punto di vista - aggiunge - [esso] risolve una delle principali minacce alle quali dobbiamo far fronte, l’Iran”. L’alto militare conclude il suo intervento sottolineando che, in caso di cancellazione, “dobbiamo trovare un altro modo per occuparci della questione inerente il programma nucleare” di Teheran.

In campagna elettorale l’inquilino della Casa Bianca ha definito come “il peggiore di sempre” l’accordo raggiunto dal predecessore Barack Obama nel 2015. E ha più volte minacciato, in questi primi due anni di presidenza, di volerlo cancellare.

Proprio la divergenza di opinioni sul dossier iraniano sono uno dei motivi che hanno spinto ieri Trump a cacciare il segretario di Stato Rex Tillerson, che verrà sostituito entro fine mese dal capo della CIA Mike Pompeo. Dalla nomina alla guida dell’agenzia a fine gennaio 2017, egli ne ha voluto mostrare un volto più “brutale” e aggressivo in particolare nei confronti della Corea del Nord e dell’Iran.

Dopo anni di embargo, nel 2015 l’Iran ha ottenuto un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche occidentali, in cambio di un accordo sul controverso programma atomico. Un’intesa accolta in maniera positiva dalla maggioranza della comunità internazionale. Questo ha permesso di rilanciare l’economia e potenziare gli investimenti. Tuttavia, gli Usa - insieme a Israele fra le voci critiche - hanno mantenuto in vigore una serie di sanzioni per il programma di missili balistici di Teheran e il sostegno [armato] a movimenti sciiti in Medio oriente.

Il 12 gennaio scorso Trump ha esteso per altri 120 giorni la sospensione di una serie di sanzioni all’Iran. Tuttavia, egli ha aggiunto che questa sarebbe stata “l’ultima volta”. Fra due mesi, il 12 maggio prossimo, il leader statunitense dovrà pronunciarsi sul destino dell’accordo. E se la cacciata di Tillerson è un segno della decisione di Trump sulla questione, vuole dire che esso è destinato ad avere vita breve.

 

 

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