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06/10/2018

 

L'altra Italia a Riace

By Gabriella Cerami

 

In migliaia per Domenico Lucano, che compare dietro la finestra e saluta con il pugno chiuso. Salvini: hanno nulla da dire Mattarella e l'Anm?

 

L'altra Italia è quella che si ritiene la vera Italia e ha scelto il suo simbolo da contrapporre a Matteo Salvini e ai sovranisti: il bronzo di Riace, che affonda le sue radici nella Magna Grecia, nell'Occidente più tollerante, più aperto e sensibile. Tra le quattromila persone, arrivate nel piccolo comune della costa ionica calabrese a sostegno del sindaco Mimmo Lucano, non si può non notare un cartello con disegnata la statua di bronzo trovata in questo mare nel 1972. Ed è come se questo disegno parlasse, a chiare lettere in una vignetta campeggia la scritta: "Salvini, la storia siamo noi".

Riace, borgo di 1700 abitanti di cui 460 sono immigrati, eletto a simbolo dell'accoglienza e dell'integrazione, ora che il suo primo cittadino è agli arresti domiciliari, accusato proprio di immigrazione clandestina, vuol fare da contraltare a un'idea di società non inclusiva e autoriferita.

I pullman, arrivati dal Veneto, da Roma, dalla Sicilia e da molte città della Calabria, hanno invaso le piccole strade di Riace. Gli immigrati sono arrivati da tutte le città vicine e soprattutto da Rosarno, terra per eccellenza di caporalato dove le persone con la pelle nera sono state anche uccise. C'è Aboubakar, il sindacalista dei braccianti, amico del giovane maliano ammazzato a San Ferdinando: "Abbiamo bisogno non di uno, ma di cento, di un mondo intero come Riace che ha messo al centro la dignità delle persone. Riace sta nel pieno rispetto della costituzione. Mimmo ha dimostrato che si può accogliere trasformando un territorio che è stato saccheggiato in una bella realtà".

Nel frattempo questa folla arriva sotto casa del sindaco. Sindaco che qui tutti chiamano Mimmo, chi "Mimmo u curdu", perché nel '98 ha accolto i curdi sbarcati su queste coste, e chi come Tiziana Barrillà, che ne ha scritto un libro, lo definisce "Mimì Capatosta", cioè testardo. E lui non si smentisce. Nonostante gli arresti domiciliari si affaccia alla finestra, il corteo canta "Bella ciao" e Lucano si affaccia in lacrime e con il pugno chiuso. Tutti urlano: "Mimmo libero". E poi ancora: "Riace non si arresta". Non si arresta il primo cittadino - dicono - e non si fermerà il modello Riace. 

Questo paese già pieno di colori, la cui porta d'ingresso è un cartello con scritto "benvenuto" tradotto in tutte le lingue del mondo, è invaso da bandiere di tutte le associazioni da Libera a Legambiente, Arci, Emergency. C'è una presenza massiccia di Cgil, dei sindacati di base, di Rifondazione comunista e dell'Anpi. A Riace si riunisce tutta la sinistra che vive e milita fuori dal Parlamento, a parte la presenza della ex presidente della Camera, ora deputata di Leu, Laura Boldrini cittadina onoraria di Riace, e la dem Enza Bruno Bossio. Volti nazionali pochissimi, ma c'è molto Pd locale. 

Soprattutto c'è la Rete dei comuni solidali di cui fa parte Riace, che risponde ai toni muscolari di Salvini che ha appena detto: "Quando scoppiò il caso Diciotti, l'Anm difese il pm tuonando "basta interferenze" mentre Mattarella ricordò che "nessuno è al di sopra della legge". Ora diranno le stesse cose?". Da un anfiteatro con i colori dell'arcobaleno parla il rappresentante dei comuni solidali: "A Salvini diciamo che noi non siamo come te, voi siete responsabili delle persone che hanno perso la vita in mare. In Italia avviene il tiro all'africano. Vogliono abolire l'umanità per decreto". Il sindaco di Ceveteri, Alessio Pascucci, è qui con la fascia tricolore: "Lottiamo - dice - serve disobbedienza civile contro il salvinismo".

Una donna africana porta un cartello al collo: "Resisti Mimmo, siamo tutti con te. Arrestateci tutti se arrestate Domenico". Vicino c'è Giuseppe arrivato da Terlizzi: "Riace è il modello di costruzione di una nuova umanità, basato sulle relazioni sociali". Ecco Silvia e Fabio da Bologna, amici di Lucano: "Siamo stati a casa sua, è incredulo scoraggiato. Non si può arrestare una persona su quelle basi lì soprattutto nella Locride dove c'è ben altro. Ha solo permesso l'integrazione". Ci sono anche gli scout di Catanzaro in uniforme e i loro fazzolettoni: "Domenico rispetta i valori che incarniamo noi scout. Noi insegniamo ai ragazzi il valore dell'accoglienza", dice Giovanni, uno dei capi.

Qui l'accoglienza si manifesta anche in questo corteo pieno di bambini di ogni etnia. Un ragazzino nero con accanto una compagna di classe di Riace mostra un scritto con scritto: "Vogliamo giustizia per Domenico. Mimmo libero". Gli immigrati piangono davanti la casa del sindaco prima che inizi il corteo, lo chiamano "papà" e raccontano la loro storia perché sentono oggi di essere la storia, diversa - dicono - da quella raccontata da Salvini.

 

 

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