https://www.wired.it/

27 jun, 2019

 

Preoccupati per questo caldo? Presto diventerà la norma

di Giulia Giacobini

 

Le temperature in Europa hanno avvicinato o superato i record del mese, e talvolta anche quelli stagionali. Ma per gli esperti di cambiamento climatico bisognerà abituarsi

 

Al momento non è del tutto chiaro se questi picchi siano causati dal global warming, anche perché non è la prima volta che il termometro segna queste temperature. Si sa solo che in Europa fa molto più caldo del previsto e che in Francia, per esempio, il numero di queste ondate è raddoppiato negli ultimi 34 anni e, presumibilmente, raddoppierà ancora nel 2050: tutti i dati empirici parlano di una situazione climatologica che ha assunto connotati estremi più frequenti negli ultimi 20-30 anni.

Caldo record

In Italia, da giovedì il termometro segnerà una temperatura mai raggiunta prima a giugno, almeno in alcune aree del paese. Lo stesso, pare, avverrà in Germania dove ci si aspetta di sorpassare il record di 38.5 gradi raggiunto circa 70 anni fa nello stato federale del Baden-Württemberg. In Ungheria, il livello massimo è già stato superato: il 17 giugno a Budapest c’erano più di 35.8 gradi. E il caldo torrido toccherà anche la Francia – con temperature che si avvicineranno a quelle registrate nel 1947, l’ annus horribilis per il paese transalpino – e molti altri paesi europei tra i quali Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Lussemburgo, Olanda e Paesi Bassi.

La risposta degli stati

Mai come in questi giorni, il clima detta l’agenda politica. In Francia il ministro dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem ha deciso di posticipare il brevet, l’equivalente francese del nostro esame di terza media, che gli studenti avrebbero dovuto sostenere giovedì e venerdì.

Il New York Times scrive inoltre che a Parigi è stato attivato un servizio speciale per anziani e malati: verranno chiamati al telefono regolarmente per sapere se hanno bisogno di una qualche forma di assistenza. Infine, alcuni luoghi pubblici resteranno aperti anche di notte per permettere ai cittadini di avere un po’ di refrigerio.

Queste pacchetto di misure è un tentativo di evitare quanto successo nel 2003 quando, a causa di un’ondata di caldo anomalo, nel paese morirono circa 70mila persone. Secondo il ministro della Salute Agnès Buzyn, oggi non si corrono più questi rischi. “I nostri piani sono migliorati moltissimo e il nostro sistema d’allerta è più efficiente”, ha detto.

Lo stato d’Oltralpe non è stato l’unico a muoversi. In Polonia, il governo locale di Skierniewice ha chiesto ai cittadini di smettere, almeno per il momento, di annaffiare i propri giardini e di lavare la macchina troppo spesso per far fronte all’esaurimento improvviso delle scorte d’acqua. Varsavia ha anche avvisato ai cittadini che potrebbero avere dei problemi a muoversi in macchina e in treno: il caldo può infatti sciogliere l’asfalto e provocare delle buche e danneggiare le carrozze dei treni.

Anche la Germania teme danni alle infrastrutture, per lo stesso motivo. Per questo, ha imposto in certi tratti d’autostrada un limite di velocità di 100 o 120 km/h. Prima gli automobilisti potevano sfrecciare anche a 300 km/h.

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http://www.greenreport.it/

27 Giugno 2019

 

Abituiamoci al caldo: in Italia il clima si riscalda a velocità doppia rispetto alla media globale

di Luca Aterini

 

Ispra: nel 2018 l’anomalia media italiana ha raggiunto i +1.71°C, a livello globale si è fermata a +0.98°C

 

on un’ondata di caldo che potrebbe rivelarsi la più intensa da oltre dieci anni i negazionisti climatici italiani sono (momentaneamente) tornati a nascondersi nell’ombra. Non si intravedono titoli in prima pagina contro i “gretini” di turno che spopolavano durante il maltempo primaverile, e anche il vicepremier Salvini – che un mese fa affermava «da quando hanno lanciato l’allarme del riscaldamento globale fa freddo, c’è la nebbia. Lo sto aspettando questo riscaldamento globale» – preferisce concentrare su altri temi la sua propaganda politica. Ma nonostante l’evento meteorologico estremo in corso dovremmo preoccuparci una volta di più per le tendenze di lungo periodo (clima) che non della contingenza (meteo): il nuovo rapporto su Gli indicatori del clima in Italia nel 2018, pubblicato ieri dall’Ispra, testimonia che i cambiamenti climatici sono un fenomeno tutt’altro che marginale per il nostro Paese, che anzi si trova già a subirne l’intensità in maniera molto più intensa rispetto alla media globale.

Se infatti «a scala globale il 2018 è stato il 4° anno più caldo della serie storica dopo il 2016, il 2015 e il 2017, in Italia il 2018 ha segnato il nuovo record di temperatura media annuale, con un’anomalia media di +1.71°C rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990». Si tratta di un valore quasi doppio rispetto a quello dell’anomalia della temperatura media globale, che nel 2018 «sulla terraferma è stata di 0.98°C rispetto al periodo 1961-1990». Andando ancora più indietro nel tempo, il Cnr recentemente ha mostrato che rispetto all’anno 1800 l’Italia oggi è più calda di 2,3 gradi in media, mentre a livello globale il termometro si è fermato a circa +1°C.

Si tratta di un fenomeno che non necessariamente si manifestata con ondate di caldo estreme come quella che stiamo subendo, rendendo ancora più difficile percepirne adeguatamente la portata e prestando il fianco al montare delle fake news sul tema; l’Ispra mostra infatti come il 2018 – ovvero l’anno più caldo per il nostro Paese da almeno 219 anni a questa parte – non è stato contrassegnato da periodi particolari di caldo estremo né da valori di picco eccezionali. Il record di temperatura media annuale è il risultato piuttosto di anomalie termiche positive distribuite nelle diverse stagioni e con un contributo di rilievo delle ore notturne: come rane che bollono a bassa temperatura non sempre è facile accorgersene, soprattutto quando i dati scientifici vengono sommersi dal rumoroso chiacchiericcio della propaganda negazionista.

Una propaganda che ci espone però a seri rischi. Non è un infatti caso se a livello globale «nel periodo 1880-1980 la temperatura globale raggiungeva un nuovo record positivo circa ogni 13 anni, mentre dal 1981 questo è accaduto in media ogni 3 anni, e in successione per tre anni di seguito nel 2014, 2015 e 2016»; non lo è neanche che in Italia il 2018 sia stato «il 28° anno consecutivo con anomalia positiva rispetto alla norma e quattro dei cinque valori più elevati di temperatura media sono stati registrati negli ultimi cinque anni: nell’ordine, oltre al 2018, nel 2015, 2014 e 2016». Sono numeri che ci mostrano i cambiamenti climatici in corso, dai quali però non ci stiamo adeguatamente difendendo.

Dovremmo ridurre drasticamente le emissioni di gas serra per limitarne l’avanzata, e adattarci a quella parte di cambiamenti climatici ormai inevitabili. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) proposto dal Governo in carica però si stima non arrivi a mettere in campo un terzo dell’impegno necessario per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, mentre il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici neanche esiste: si è fermato a livello di bozza, elaborata dall’autorevole Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc) e rimasto chiuso in un cassetto dal 2017 a oggi. Lamentarsi oggi del caldo è legittimo, ma senza una politica ambientale e industriale a supporto contro il riscaldamento globale servirà a poco.

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