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Novembre 6, 2019

 

Elezioni anticipate in Gran Bretagna, cui prodest?

di Enrico Carotenuto

 

Lo scorso 29 ottobre il parlamento inglese, su proposta del primo ministro Johnson, ha votato in favore di elezioni anticipate, che si terranno il prossimo 12 dicembre.

La maggioranza è stata schiacciante: 438 voti a favore contro 20 contrari. Queste elezioni le vogliono tutti.

 

Perchè? E perchè è stato proprio il Primo Ministro in carica a volerle più di tutti?

Ma soprattutto: perchè le vogliono gli altri partiti? La risposta è semplice, ma meno scontata di quanto possa sembrare.

 

I conservatori

A quanto pare il biondissimo Boris vorrebbe approfittare dei sondaggi che lo vedono favorito per ristrutturare il parlamento e aumentare la sua risicatissima maggioranza di 1 voto alla Camera dei Comuni.

 

Ma sorgono immediatamente dei dubbi. Il primo è che il precedente Primo Ministro, Theresa May, aveva fatto esattamente lo stesso calcolo appena due anni fa, ma il risultato era stato invece la perdita della maggioranza ed il doversi appoggiare agli unionisti nord-irlandesi del DUP per continuare a governare. Cosa che ha portato a quello che gli inglesi chiamano “deadlock”, ovvero un governo troppo debole per portare avanti la brexit.

 

Il secondo dubbio sorge dando un’occhiata alle quote dei bookmaker inglesi: se è pur vero che i conservatori di Johnson sono strafavoriti per quanto riguarda il numero di seggi (sono dati 1 a 6), non lo sono affatto per quanto riguarda il riuscire a governare da soli, dove sono quotati 11/10, praticamente 1 a 1. Se poi guardiamo alla “no overall majority”, ovvero uno stallo pressochè identico a quello attuale, troviamo una quota di 10/11, di nuovo 1 a 1.

 

Questo significa che, a prescindere dai sondaggi, ci sono circa il 50% di possibilità che Boris si ritrovi sempre nella stessa situazione in parlamento. Il che sembrerebbe peggiorare ulteriormente le cose, dopo la figuraccia fatta con l’ennesimo spostamento della data del brexit.

 

Insomma, i conservatori puntano le loro sorti sul lancio di una moneta. Il che, in qualche modo, ci può anche stare: più a lungo rimangono incapaci di portare avanti l’uscita dall’Europa, più rischiano di cominciare a perdere consensi seriamente. E al limite, se le cose restassero uguali, basterebbe fare come con la May: silurare Boris e metterci un altro bel fantoccetto per tirare a campare un’altro po’.

 

Probabilmente il principale vantaggio che avranno i conservatori da queste elezioni sarà di far scendere a più miti consigli i rimanenti “ribelli” interni al partito. Infatti dopo le purghe della May, anche Johnson ha prima cacciato dal partito 23 ribelli, per poi permettere a dieci di loro di ricandidarsi coi conservatori. Evidentemente questi dieci sono giunti a più miti consigli.

 

Labour & gli altri

Consideriamo adesso il partito laburista, antagonista dei conservatori e da sempre favorevole alla permanenza nella UE. Nella votazione per decidere le elezioni anticipate 100 deputati si sono astenuti, 11 hanno votato contro e 127 a favore. Questo significa che solo in 11 volevano tenere le cose come sono.

 

Perchè?

Dal punto di vista dei laburisti la mossa sembra non avere senso. Infatti, sempre guardando le quote delle case di scommesse, si vede bene che una vittoria laburista è solo utopia (14/1 di fare il governo e 11/2 di prendere più voti dei conservatori), e che al massimo le cose per loro resterebbero uguali.

 

Se poi ci mettiamo che hanno votato a favore delle elezioni anche i Liberal Democratici (il partito della UE in Inghilterra, dato 25 a 1) e lo Scottish National Party (totalmente anti-brexit, che più di avere la maggioranza in Scozia, come già ha, non può fare), viene spontaneo chiedersi: perchè dare la chance ai conservatori di portare avanti la brexit se tutti questi partiti, a parole, stanno facendo di tutto per non farla?

A questi partiti, infatti, basterebbe che le cose restassero così come sono per continuare a rimandare la brexit e a mettere sempre più in imbarazzo i conservatori: più rimane lo stallo in parlamento, meno si esce dalla UE. Questo è lapalissiano.

I vari leader dell’opposizione, però, fanno dichiarazioni roboanti, dicendo che queste elezioni sono la chiave per far deragliare la brexit. Ma le previsioni dei veri esperti, ovvero gli allibratori, li sbugiardano clamorosamente.

Qualcosa non quadra: perchè i partiti britannici legati ai poteri UE fanno il gioco di chi vuole la brexit?

 

La risposta è semplice: è la stessa UE a volerla.

Per capire perchè occorre guardare il quadro più ampio.

La Gran Bretagna è da sempre la culla del sentimento anti-UE, e i risultati del referendum lo confermano (anche se sarebbe interessante vedere i risultati di simili referendum nel resto d’Europa). Ma non lo è soltanto dal punto di vista del sentimento popolare. In qualche modo la presenza britannica ha sempre rallentato l’integrazione europea. Il semplice fatto che una delle 4 grandi nazioni d’Europa si sia tenuta la propria moneta la dice lunga (un giorno qualche britannico si deciderà finalmente a fare una statua a Trafalgar Square in onore dei deputati euroscettici che impedirono l’adozione dell’Euro nei primi anni ’90). Allo stesso modo fornivano un ostacolo importante ai prossimi passi di accentramento del potere che la UE vuole compiere: unione bancaria, esercito comune, polizia comune, fisco comune, ecc. Passi che la UE deve compiere in fretta per far si che 20 anni di austerity non diventino 40, con conseguente rischio di collasso definitivo del progetto.

 

Da questo punto di vista la brexit è una mano santa per l’Unione Europea.

Con una sola mossa si toglierebbero di torno sia il riferimento principale dei sovranisti nel parlamento europeo, sia le resistenze delle cordate politico-finanziarie che non vogliono che la Gran Bretagna ceda sovranità alla macroarea europea. Senza i britannici i vari sovranismi est europei si ritroverebbero senza alcun riferimento nei paesi che contano di più, se non quello da operetta della Lega. Quindi ancora più facilmente relegabili al ruolo di bau bau senza denti, buoni per compattare il fronte dell’accelerazione europeista e nulla più.

 

Questi dati sembrano indicare che la brexit si farà, che è solo questione di tempo. Bene. E ora che lo sappiamo? Cosa ci cambia?

Assolutamente nulla. Le grandi forze oscure continuano i loro giochi di divisioni e verticalizzazioni, mentre noi continueremo ad agire come meglio possiamo nelle nostre rispettive sfere d’influenza, per costruire quell’orizzontale tanto temuto dal potere. E’ l’unica strada percorribile, e in moltissimi la stanno già percorrendeo, anche se non sembra ai più. Teniamo gli occhi aperti, ma non lasciamoci influenzare negativamente, a prescindere da dove vanno le nostre simpatie.

 

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