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aprile 17, 2019

 

Notre Dame, fiera della peggiore ipocrisia buonista.

di Guido da Landriano

 

Ho il voltastomaco. Non c’entra nulla con i danni, da riparare nel migliore dei modi quanto prima, ma nella lattiginosa ipocrisia buonista che sta avvolgendo la cosa, con la cattedrale “Chiesa d’Europa”…

 

L’ultima volta che mi recai a Parigi e pensai di visitare la Cattedrale la trovai chiusa, con la piazza trasformata in una sorta di teatro e con un costoso biglietto da pagare all’entrata. Non più una Chiesa, ma una specie di stramba attrazione turistica. Io, abituato a pagare biglietti o fare donazioni per visitare musei e luoghi d’interesse artistico, provai un certo fastidio tanto da preferirle il museo medievale alle Thermes de Cluny. Il dramma dell’incendio e, soprattutto, quello che sta accadendo ora, proiettano l’immagine perfetta dell’ipocrisia buonista europea.

Iniziamo col dire che la Chiesa cadeva a pezzi e Macron se ne fregava bellamente. Nel 2018 erano stato lanciato un Crowdfunding per salvare la Chiesa perchè a fronte di 150 milioni necessari al restauro la Repubblica di Macron era disposta a darne solo 40, come citava il Giornale. Chiaro che restauri al risparmio hanno condotto a norme di sicurezza superficiali, con conseguente disastro. Ora, dopo aver avuto parte attiva nella sua distruzione, Macron si fa paladino della ricostruzione. Complimenti vivissimi, ma , del resto, le elezioni incombono e LREM rischia una bella figuraccia, quindi bisogna promettere lavori ultrarapidi tanto, dopo il 26 maggio, “Passata la festa, gabbato lo Santo”, e pure la Madonna.

Poi abbiamo il capito BCE, Banca centrale Europea, guardiana della stabilità monetaria e dell’Austerità che tanto ruolo hanno avuto nella rovina della Cattedrale. Ora , forse, per pulirsi l’anima nera, ha deciso di partecipare alla ricostruzione…

Certo la BCE parteciperà direttamente agli sforzi per la ricostruzione, e speriamo che i nanetti che estraggono gli Euro non si stanchino per gli straordinari che saranno obbligati a fare per stampare gli euro necessari. Vorremmo però chiedere come mai si può finanziare la ricostruzione, meritoria di Notre Dame, e non quella di San Benedetto di Norcia, che una sua certa valenza europea ce l’ha essendo dedicata al Santo Patrono d’Europa, nella sua Patria natale. Tra l”altro crollata non per incuria, ma per un evento naturale non prevedibile.

Perchè, vedete, è “Glamour” stampare denaro per ricostruire Notre Dame, nella Francia della Grandeur, mentre non lo è per ricostruire la Chiesa che si, forse è un simbolo europeo. Come non o è per ricostruire le case e  le vite dei terremotati che hanno perso tutto. Anzi, si partecipa all’imposizione delle norme che aiutano a NON ricostruire e che tengono i terremotati nelle catapecchie.

Infine questi grandi imprenditori privati , che hanno promesso grandi cifre per la ricostruzione. Sarebbe perfetto Balzac “Dietro ogni grande fortuna c”è un crimine”, magari per ricordare alla Total che la Libia non è una sua colonia, anche se ha promesso donazioni per Notre Dame. Come ad esempio anche la famiglia Pinault, del gruppo Kering, proprietario di Gucci e di Bottega Veneta, che ha un contenzioso MILIARDARIO con il fisco italiano per estero vestizione degli utili, soldi che, se pagati, avrebbero permesso anche di ricostruire le chiese distrutte dal terremoto, ma che ora, per lavarsi la coscienza, annuncia laute donazioni per Notre Dame.

Questa vicenda è il tripudio dell’ipocrisia moderna, dei nostri media marcescenti, e, sinceramente, mi fa un po’ schifo. Preferirei che portassero in giro le reliquie, come nel Medioevo. farei anche io volentieri una donazione.

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