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17 aprile 2019

 

L’incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi  

di Alex Lantier

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Milioni di persone in Francia e internazionalmente sono rimaste sbalordite e inorridite lunedì dalla vista di un documento storico secolare in fiamme. Martedì, mentre le macerie sparpagliate nella cattedrale di Notre Dame stavano ancora covando le fiamme, è stato chiaro che l’inferno di lunedì è stato causato da un orrendo degrado della sicurezza antincendio nei lavori di restauro della cattedrale. La responsabilità di ciò è del governo del presidente Emmanuel Macron e alla fine del sistema capitalista.

Il più visitato monumento d’Europa, immortalato dal romanzo del 1831 di Victor Hugo Notre Dame de Paris e dai suoi adattamenti cinematografici, è stato sventrato da una catastrofe prevenibile. Le fiamme hanno consumato il tetto e abbattuto la guglia, la cui caduto ha squarciato la volta in pietra della cattedrale, facendo piovere piombo fuso e ceneri su opere d’arte in basso. Vetrate colorate insostituibili del tredicesimo secolo giacciono in frantumi, l’organo principale è danneggiato, e l’interno della cattedrale è un relitto annerito. 

Esperti internazionali di architettura sottolineano la natura costosa, impegnativa, ad alta intensità di lavoro umano della sicurezza antincendio in progetti simili. Il calore di fiamme ossidriche o utensili elettrici – a volte trasmesso a lunga distanza attraverso condutture – avvia incendi nel legno o nella polvere lontano da dove hanno luogo i lavori.

Quando si restaurano edifici antichi, ha detto Gerry Tierney della società Perkins e Will con sede a San Francisco, “si deve avere un controllo antincendio ventiquattr’ore su ventiquattro se c’è stata un’attività di una qualsiasi fonte di calore, perché non appena l’incendio scoppia bisogna avere qualcuno che cerchi di arrivare al più presto possibile”.

Incendi catastrofici sono normalmente collegati a tagli dei costi dei livelli del personale della sicurezza antincendio, ha detto Edward Lewis dell’Università della Florida del Sud: “Nella mia esperienza, si parte da un errore mano, che ha origine da livelli inadeguati di supervisione e trascuratezza delle procedure di prevenzione degli incendi… In molti lavori edili il rapporto tra supervisori e lavoratori non è adeguato”.

Resoconti dell’incendio mostrano che questo è quanto si è verificato a Notre Dame. Dopo che era scattato un primo allarme incendio nell’area del tetto alle sei e venti del pomeriggio, ben dopo che gli operai erano andati a casa, il personale della chiesa ha controllato affrettatamente il vasto labirinto di travi risalenti dal tredicesimo al diciannovesimo secolo che sorreggono il tetto. Non hanno individuato l’incendio. Alle sei e quarantacinque del pomeriggio è scattato un altro allarme incendio. Questa volta, nel giro di minuti, il legno estremamente antico, secco e infiammabile bruciava fuori controllo.

Il restauro di Notre Dame era stato finanziato all’osso. Due anni fa, mentre i funzionari della chiesa cercavano cento milioni di euro per il progetto, sono stati costretti a diffondere un appello internazionale a donatori ed enti di beneficienza dopo che lo stato francese, che è proprietario della cattedrale, aveva scandalosamente accettato di concedere solo due milioni di euro l’anno. Con l’immagine del relitto sventrato di Notre Dame ora incisa a fuoco nella coscienza di milioni di persone di tutto il mondo, è chiaro che i livelli conseguenti del personale della sicurezza antincendio erano tragicamente inadeguati.

L’incendio di Notre Dame è un’orrenda manifestazione dei processi distruttivi che il capitalismo ha scatenato in ogni paese. Il periodo successivo alla dissoluzione stalinista dell’Unione Sovietica nel 1991, e particolarmente dopo il crollo di Wall Street nel 2008, ha visto un’austerità incessante sommata a un febbrile riarmo in tutta Europa. Macron presiede a salvataggi bancari dell’Unione Europea da molti trilioni di euro, programma di spendere 300 miliardi di euro per l’esercito entro il 2023 e miliardi di tagli fiscali ai ricchi.

In conseguenza ogni programma davvero vitale è sotto-finanziato e tutto è fatto al risparmio. Il risultato voluto, considerato perfettamente naturale dai media industriali e dal potere costituito, è il sistematico impoverimento dei lavoratori, il taglio dei servizi sociali e il definanziamento delle istituzioni culturali. A volte, tuttavia, il carattere avventato, egoistico e parassitario delle politiche perseguite dall’aristocrazia finanziaria trova espressione nella distruzione di grandi monumenti della cultura umana.

Durante l’invasione illegale statunitense dell’Iraq nel 2003 le truppe statunitensi d’occupazione incoraggiarono il saccheggio del Museo Nazionale iracheno e stettero a guardare mentre aveva luogo, determinando la perdita di 50.000 manufatti che risalivano a 5.000 anni fa e alla distruzione del catalogo dei beni del museo. Donald Rumsfeld avallò il saccheggio, dichiarando: “Le persone libere sono libere di commettere errori e di commettere reati”.

L’incendio di Notre Dame, in ultima analisi, non è separato da tali sanguinari atti di saccheggio, compreso il saccheggio dell’antica città di Palmira da parte delle milizie islamiste operanti per conto della NATO nella guerra siriana. Proviene dalle politiche attuate dalla stessa classe dominanti, con gli stessi scopi essenziali.

Macron, disprezzato dai lavoratori in Francia quale “presidente dei ricchi”, subordina ogni questione alla spinta all’auto-arricchimento dell’élite finanziaria. I suoi tagli fiscali hanno consentito al miliardario Bernard Arnault di accrescere la sua ricchezza personale di più di 22 miliardi di euro solo l’anno scorso.

Nel manifesto del 1938 “Verso un’arte rivoluzionaria libera”, redatto congiuntamene da Leon Trotzky e dal poeta francese André Breton, gli autori scrissero: “Possiamo dire senza esagerazione che mai prima la civiltà è stata minacciato tanto gravemente quanto ora. I Vandali, con strumenti che erano barbari, e dunque relativamente inefficaci, cancellarono la cultura dell’antichità in un angolo dell’Europa. Ma oggi vediamo la civiltà mondiale, unita nel suo destino storico, vacillare sotto i colpi di forze reazionarie armate dell’intero arsenale della tecnologia moderna”.

Queste righe trovano una conferma devastante nel destino della cattedrale di Parigi. Notre Dame ha superato indenne più di otto secoli da quando la costruzione iniziò nel 1163. E’ sopravvissuta alle sollevazioni storiche della Rivoluzione Francese, della Comune di Parigi del 1871, alla Prima Guerra Mondiale e all’occupazione nazista. Non ha potuto, tuttavia, sopravvivere ai primi due decenni del ventunesimo secolo e al regno di Emmanuel Macron.

Oggi il diktat dell’aristocrazia finanziaria sta incontrando una crescente opposizione e un’attività di attacco militante da parte della classe lavoratrice internazionale. Scioperi di insegnanti e musicisti d’orchestra sinfonica statunitensi, scioperi selvaggi degli operai delle maquiladora messicane, e scioperi degli operai delle piantagioni e dei dipendenti pubblici nel subcontinente indiano si stanno sviluppando mentre i “Gilet Gialli” in Francia e lavoratori in Algeria si mobilitano in lotta contro Macron e contro i suoi alleati nella dittatura militare algerina.

Ieri due dei miliardari più ricchi della Francia, Bernard Arnault e Francois Pinault, hanno annunciato donazioni per 200 e 100 milioni di euro, rispettivamente, per contribuire alla ricostruzione di Notre Dame. Le loro donazioni, una piccola frazione della loro immensa ricchezza, sono state offerte per dirottare la montante rabbia del pubblico per la loro ricchezza esorbitante. Esse sottolineano semplicemente lo spreco e l’anarchia prodotti dal dominio della vita pubblica da parte dei miliardari. Queste somme, che avrebbero dovuto essere rese disponibili per restaurare Notre Dame prima dell’incendio, saranno indubbiamente insufficienti a finanziare quello che sarà un progetto di ricostruzione pluriennale da molti miliardi di euro.

Grandi lezioni politiche derivano dalla devastazione di Notre Dame. A solo poche centinaia di metri da Notre Dame c’è il museo del Louvre, creato inizialmente con la nazionalizzazione delle collezioni d’arte reali durante la Rivoluzione Francese nel 1793, in mezzo all’esproprio dell’aristocrazia feudale e alla ghigliottina per il re Luigi XVI. Il Louvre, proclamarono i rivoluzionari francesi, dovrebbe essere “un santuario nel quale le persone si elevino diventando coscienti della bellezza”.

La strada da percorre per il movimento emergente della classe lavoratrice internazionale contro l’aristocrazia finanziaria del ventunesimo secolo è una svolta alle sue tradizioni rivoluzionarie e una lotta per l’esproprio delle oligarchie e la rottura della loro presa sulla vita politica e sociale.

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

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