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01/03/2020

 

Covid-19, Il Virologo Tarro: "E' possibile che il virus del Nord Italia non provenga da Wuhan"

di Francesco Santoianni

 

"È una ipotesi che spiegherebbe perché mai tante persone che dichiarano di non aver avuto alcun contatto, anche indiretto, con persone provenienti dalla Cina o che, addirittura, sono rimaste confinate nelle loro case, siano risultate positive ai tamponi."

 

Mentre tiene banco sui media l’annuncio di un, più o meno, imminente vaccino contro il famigerato Coronavirus COVID-19, (qui i profitti già realizzati grazie a questi annunci) si stenta a trovare notizia della clamorosa dichiarazione rilasciata a Dagospiada  Vincenzo D'Anna, Presidente dell’Odine nazionale dei biologi, così sintetizzata dal sito:

 

 (…) Ecco allora un nuovo colpo di scena destinato a rendere ridicoli sia il panico che il caos sociale ed economico provocato dal nuovo Coronavirus: l'equipe del laboratorio dell'Ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19 detto "italiano”. Ebbene, sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. (…) Ecco spiegato perché nelle altre regioni il virus latita. (…) Insomma i contagi sarebbero due: uno pandemico a diffusione lenta attraverso i viaggi degli infettati, e l'altro locale. Quest'ultimo poco più che un virus para-influenzale, di nessuna nocività mortale se non per la solita parte "a rischio" della popolazione. (…)

 

Dichiarazione meglio specificata in questo articolo dall’entourage del dott. D’Anna: ”E’ solo un’ipotesi. Servono conferme. Se ne potrà parlare solo quando ci saranno risultati di laboratorio”. Si tratterebbe “nient’altro che di un’ipotesi”, rettifica D’Anna, attraverso i suoi collaboratori.”

 

Su questo “Covid-19 italiano”, non siamo riusciti a trovare in Rete comunicati dell'Ospedale Sacco di Milano che, contattato, non ha fornito ancora dichiarazioni in merito. 

 

Sulla ipotesi prospettata dal Presidente dell’Odine nazionale dei biologi abbiamo chiesto un parere al Prof. Giulio Tarro, (qui una sua precedente intervista) virologo di fama mondiale, e che – in quanto Italiano – in questi giorni, non ha potuto recarsi in Israele per partecipare ad un importante convegno di Virologia.

 

L'INTERVISTA:

 

Ma è verosimile l’ipotesi che questo Coronavirus identificato in Italia fosse già presente prima che arrivasse “quello di Wuhan”? 

 

È una ipotesi che spiegherebbe perché mai tante persone che dichiarano di non aver avuto alcun contatto, anche indiretto, con persone provenienti dalla Cina o che, addirittura, sono rimaste confinate nelle loro case, siano risultate positive ai tamponi. Una situazione questa che sta facendo scervellare gli epidemiologi. 

 

 

Quindi, due virus diversi?

 

Tenga presente che un virus può mutare in appena cinque giorni. Ma sulla sostanziale “differenza” del virus presente qui da noi con quello di Wuhan (l’ormai famoso “coronavirus dei pipistrelli”) c’è già uno studio, ( Guizhen Wu et al. New coronavirus genome. The Lancet, 29 Jan 2020) riportato anche nella dichiarazione del dal dott. D’Anna, che evidenzia come ben 5 nucleotidi siano differenti. Un po’ troppi per i pochi mesi intercorsi tra la segnalazione dei primi casi in Cina e oggi.

 

 

E perché il “virus italiano”, al momento, si direbbe confinato principalmente nel Nord Italia?

 

Potrebbe dipendere da fattori ecologici come alcuni tipi di concime industriale (particolarmente costosi e, quindi, utilizzati in aree particolarmente floride economicamente) ad avere alterato l’ecosistema vegetale e, quindi, animale nel quale uno dei tanti coronavirus normalmente in circolazione può avere avuto una inaspettata evoluzione. Sarebbe, quindi, opportuno analizzare se in passato nelle aree dove oggi, in Italia, si localizza il Covid-19 si siano registrate in passato particolari forme di faringiti o sindromi influenzali. Mi permetta, comunque, da medico una ultima considerazione.

 

 

Prego….

 

Oggi l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come “uccidere” o tenersi alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni. E in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario il quale può essere compromesso, - oltre che da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita - dallo stress. Stress che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di ogni “notizia” sul Coronavirus regalataci dalla TV. Non vorrei quindi che questa psicosi di massa faccia più danni dell’ormai famigerato Covid-19.

 

PS. Apprendiamo da quanto pubblicato ora dal Corriere della Sera che il Prof. Massimo Galli primario infettivologo dell’ospedale «Sacco» di Milano conferma sostanzialmente quanto dichiarato ieri dal dott. Vincenzo D'Anna.

 

 

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