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14 marzo 2020

 

Coronavirus, poteri speciali a Donald Trump

di Roberto Vivaldelli 

Mossa di Donald Trump contro il coronavirus. Il Presidente degli Stati Uniti ha proclamato l’emergenza nazionale, annunciando che “presto” si sottoporrà al tampone dopo essere stato a contatto con diverse persone che si sono messe in auto-quarantena o che sono risultate positive. Parlando con i giornalisti, il presidente Usa ha anche affermato che la sua amministrazione sta lavorando per “aumentare drasticamente la disponibilità dei test” in tutto il Paese.

“Stiamo annunciando una nuova partnership con il settore privato per aumentare notevolmente e accelerare la nostra capacità di testare il coronavirus”, ha dichiarato Trump durante la conferenza stampa al Rose Garden. “Vogliamo che le persone facciano rapidamente un test se ne hanno bisogno”. Come spiega Fox News, la dichiarazione del presidente di un’emergenza nazionale significa che emanerà il Robert T. Stafford Disaster Relief and Emergency Assistance Act, che consente alla Casa Bianca di mobilitare l’Agenzia federale di gestione delle emergenze (Fema) e indirizzare gli aiuti federali agli stati colpiti dall’emergenza. “Sto dichiarando ufficialmente un’emergenza nazionale – due parole molto importanti”, ha continuato Trump. “L’azione che sto intraprendendo aprirà l’accesso fino a 50 miliardi di dollari e una grande quantità di denaro per stati, territori e contee”. Trump ha poi aggiunto: “Abbiamo lavorato molto duramente su questo. Supereremo la minaccia del virus”.

 

Coronavirus, poteri speciali a Trump

Durante il suo discorso, Donald Trump era affiancato dalla task force ufficiale sul coronavirus, guidata dal vicepresidente Mike Pence e dai leader delle principali società e aziende farmaceutiche, tra cui Target, Walgreens, Quest Diagnostics e Cvs Health. Il Presidente Usa ha affermato che con le autorità federali di emergenza, la Food and Drug Administration, fornirà “mezzo milione di test aggiuntivi” che saranno disponibili “all’inizio della prossima settimana”. “Il nostro obiettivo prioritario è fermare la diffusione di questo virus e aiutare gli americani. Passerà e saremo ancora più forti di prima”.

Inoltre, il presidente chiederà agli ospedali di tutta la nazione di attivare i loro “piani di preparazione alle emergenze”. Secondo una proiezione choc pubblicata dal New York Times, tra le 160 milioni e le 214 milioni di persone negli Stati Uniti potrebbero essere infettate nel corso dell’epidemia. Il tutto potrebbe durare mesi o anche più di un anno, con infezioni concentrate in periodi diversi. Potrebbero morire dalle 200.000 a 1,7 milioni di persone. Dalle 2,4 a alle 21 milioni di persone potrebbero richiedere il ricovero in ospedale, il che provocherebbe il collasso del sistema statunitense.

 

Trump può obbligare gli americani a rimaner a casa?

Come già illustrato da InsideOver le misure sulla quarantena cambiano da stato a stato. Pertanto, dare una risposta univoca a livello federale può risultare complesso. Un’altra difficoltà sta nel fatto che gli stati decidono quanto potere dare a contee, città e altre località nell’affrontare focolai come Covid-19 e altri problemi di salute pubblica. Alcuni stati non hanno dipartimenti sanitari locali e altri ne hanno centinaia: in buona sostanza, alcuni stati hanno un solo dipartimenti sanitario in ogni contea e altri ancora ne hanno in ogni singola città. “In pratica – spiega the National Interest – ciò significa che, sebbene il governo federale svolga un ruolo importante, il compito di proteggere la salute dei cittadini spetta ai singoli stati”. Quindi no, se una persona risulta positiva al coronavirus, Donald Trump non può farla rimanere a casa. Lo può fare un funzionario del governo locale, non il presidente degli Stati Uniti.

Alle difficoltà di coordinamento fra il governo federale e i singoli stati si aggiunge il fatto che anche gli Stati Uniti devono fare i conti con gli importanti tagli alla sanità degli ultimi ultimi 15 anni. I dipartimenti sanitari locali hanno perso 43.000 dipendenti, pari al 22% della forza lavoro dalla crisi del 2007-2008. Nonostante le responsabilità non siano tutte sue, come abbiamo appurato, tutti gli occhi sono puntati su Donald Trump, che quest’anno si gioca la rielezione. Se la situazione nel Paese dovesse degenerare per via del covid-19, le possibilità che The Donald vinca a novembre si ridurranno drasticamente.

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14 marzo 2020

 

Usa, lo scenario da incubo: “Fino a 1,7 milioni di morti”

di Federico Giuliani

 

La dichiarazione dello stato di emergenza nazionale in tutto il Paese, almeno 50 miliardi di dollari per venire in soccorso ai governi federali, la curva dei contagi che si impenna pericolosamente: Donald Trump fa retromarcia e prepara gli Stati Uniti all’impatto con il nuovo coronavirus.

Il presidente americano è passato dal considerare il Covid-19 meno pericoloso dell’influenza al blindare l’intera nazione per difendersi da un nemico che non sembra conoscere né confini né ostacoli. “Chiederemo agli ospedali di preparare dei piani di emergenza – ha aggiunto l’inquilino della Casa Bianca – saremo in grado di garantire più test e più posti letto”.

Con un colpevole ritardo e una strategia alquanto confusionaria, anche Washington scende finalmente “in guerra”. Eppure, al governo americano, la lezione cinese ed europea sembra non esser servita a niente, tanto che gli errori commessi da Trump sono gli stessi. Il primo: aver sottovalutato il virus come Italia, Francia e Germania. Il secondo: essersi mosso in ritardo pur avendo visto gli effetti devastanti del Covid-19 in Cina.

 

Trump si blinda

Ora, sostengono gli esperti, la mossa di Trump potrebbe rivelarsi inutile. Creare una bolla attorno agli Stati Uniti rischia di essere un buco nell’acqua, visto che il nuovo coronavirus è ormai già dentro il Paese. Lo confermano i contagi in perenne aumento: al momento siamo a 1660 casi ma quando leggerete queste righe il numero sarà cresciuto ancora. E chissà di quanto sarà aumentato, considerando la difficoltà per un americano medio di sottoporsi a un test.

Nel frattempo sette Stati chiudono le scuole per due settimane. Si tratta di Ohio, Michigan, Oregon, Maryland, Kentucky e New Mexico gli istituti scolastici resteranno chiusi da lunedì per due settimane. Washington ha chiuso le scuole di tre contee nell’area di Seattle fino al 24 aprile: proprio qui si sono verificati 31 dei 40 decessi legati al nuovo coronavirus nel Paese.

 

Un possibile bollettino di guerra

Che cosa succederà nei prossimi giorni? Nessuno può dirlo con la massima certezza. Il New York Times ha provato tuttavia a rispondere alla domanda. Il worst case, cioè lo scenario peggiore, potrebbe consegnare ai posteri un vero e proprio bollettino di guerra: da 200mila a 1,7 milioni di decessi. Tutti causati dall’epidemia – ormai diventata pandemia – di Covid-19.

Il quotidiano si basa su quanto emerso dal confronto avvenuto a febbraio tra i membri dei Centers for Disease Control and Prevention e gli esperti di tutto il mondo sulla diffusione del virus negli Stati Uniti. Uno degli esperti, Matthew Biggerstaff, ha illustrato quattro scenari possibili basati sulle caratteristiche del virus, sulla rapidità di diffusione e sulla gravità della malattia. I suddetti scenari, inoltre, sono stati elaborati con riferimento a percentuali della popolazione complessiva.

A trasformare i dati in cifre sono stati esperti indipendenti. “Tra le 160 e le 214 milioni di persone potrebbero essere infettate negli Stati Uniti nel corso dell’epidemia, secondo una proiezione”. Non solo: la pandemia potrebbe addirittura “durare mesi o anche più di un anno, con contagi concentrati in periodi più breve, scaglionati nel corso del tempo in comunità differenti. Potrebbero morire da 200.000 a 1,7 milioni di persone“.

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