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4 JUN, 2020

 

L'Oms riprende lo studio sull'idrossiclorochina contro il coronavirus

di Marta Musso

 

Dopo aver esaminato i dati relativi ai rischi sull'uso dell'idrossiclorochina nei pazienti affetti dal nuovo coronavirus, l'Oma ha deciso di riprendere i test con il farmaco

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha deciso di riprendere le sperimentazioni sull’efficacia dell’idrossiclorochina contro il nuovo coronavirus. Ad annunciarlo è stato proprio il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, dopo essersi confrontato con gli esperti del comitato, secondo cui non ci sono ragioni per modificare e interrompere i test sull’utilizzo dell’idrossiclorochina. “Il gruppo esecutivo comunicherà con i principali investigatori coinvolti nella sperimentazione la ripresa del braccio del trial con l’idrossiclorochina”, ha riferito Tedros durante una conferenza stampa a Ginevra.

Ricordiamo che solamente alcuni giorni fa l’Oms aveva deciso di sospendere temporaneamente l’uso della clorochina, un farmaco antimalarico, e il suo analogo idrossiclorochina, un medicinale utilizzato per le malattie autoimmuni, contro il nuovo coronavirus nello studio Solidarity, che ha finora reclutato 3500 pazienti in 35 Paesi. Una decisione presa in via precauzionale a seguito di studi preliminari secondo cui i due farmaci non solo non offrono alcun beneficio per i pazienti affetti dalla Covid-19, ma possono aumentare il tasso di mortalità per gravi complicanze cardiache.

In particolare, un recente studio pubblicato sul Lancet ha dimostrato come l’uso di due farmaci, soli o in combinazione con antibiotici macrolidi, era associato a un più elevato tasso di mortalità dei pazienti, rispetto a quelli a cui non erano state somministrate queste terapie. “Questo è il primo studio su larga scala a trovare prove statisticamente solide che il trattamento con la clorochina o l’idrossiclorochina non offre benefici ai pazienti con Covid-19”, spiegava l’autore dello studio Mandeep R. Mehra, del Brigham and Women’s Hospital di Boston. “Anzi, i nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere associato a un aumentato rischio di gravi problemi cardiaci e a un aumentato rischio di morte”.

Dati e risultati che tuttavia non sono sembrati statisticamente solidi fin dall’inizio. Subito dopo la pubblicazione dello studio, alcuni ricercatori hanno inviato una lettera aperta al direttore del Lancet, nella quale esprimevano dubbi e perplessità sui dati (forniti dalla società di racconta dati Surgisphere) e, di conseguenza, sulle conclusioni a cui era giunto lo studio. Tanto che martedì scorso, sia il Lancet che il New England Journal of Medicine hanno mostrato preoccupazione sui problemi segnalati nella lettera degli esperti e sul mondo in cui sono stati interpretati i dati.

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