http://www.renovatio21.com

25 luglio 2020

 

Non sanno cosa stanno facendo: i deboli presupposti del paradigma vaccinale

 

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Renovatio 21 offre la traduzione di questo pezzo di CHD per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

Come indicano le ripetute e rassicuranti dichiarazioni sui vaccini Covid-19 ad alto rischio, gli scienziati sono assolutamente fiduciosi.

 

Alla base della loro totale fiducia vi è un paradigma che è rimasto sostanzialmente invariato sin dall’inizio della pratica vaccinale, nonostante gli epocali cambiamenti nella tecnologia e nei programmi dei vaccini.

 

Questo paradigma valuta da vicino gli effetti di un determinato vaccino contro la malattia bersaglio, ma presta poca (o nessuna) attenzione allo stato di salute complessivo degli individui vaccinati o alla mortalità generale.

 

Gli aderenti al paradigma prevalente mostrano anche una sorprendente mancanza di curiosità sul fatto che i vaccini possano avere impatti diversi sui maschi rispetto alle femmine o se la sequenza e la combinazione in cui vengono somministrati i vaccini abbiano qualche importanza. 

 

Chi insegna il metodo scientifico ha sottolineato che un paradigma scientifico rappresenta una «lente» che può essere «riconosciuta dall’insieme di ipotesi che un osservatore potrebbe non rendersi conto che sta facendo, ma che implicano molte aspettative automatiche e, allo stesso tempo, impediscono all’osservatore di vedere il problema in qualsiasi altro modo».

 

Gli autori di un commento su Lancet Infectious Diseases (intitolato «Vaccinologia: è tempo di cambiare il paradigma?») sottolineano questo punto, sostenendo che decenni di ricerca sui vaccini non solo non sono riusciti a risolvere importanti incongruenze, ma contraddicono anche molte delle ipotesi che guidano le politiche e i programmi di vaccinazione globali.

 

Come ha affermato uno degli autori (lo scienziato danese Peter Aaby) nel 2019, «la maggior parte di voi pensa che sappiamo cosa fanno tutti i vaccini – non è così».

 

«Effetti non specifici» ed eccessiva mortalità

 

Aaby e coautori sono convinti sostenitori della vaccinazione. Tuttavia, nel corso di oltre 40 anni di sorveglianza sanitaria nell’Africa occidentale, hanno raccolto osservazioni e dati sufficienti per convincersi che i vaccini hanno «effetti non specifici» sul sistema immunitario, in altre parole, effetti «diversi da quello previsto cioè la  riduzione della malattia grazie alla specifica vaccinazione». Nel loro commento su Lancet, descrivono sei principi per spiegare questi effetti.

 

Alcuni effetti non specifici, secondo il gruppo di Aaby, sono utili. I ricercatori ritengono, ad esempio, che i vaccini con virus vivi possano «migliorare la resistenza alle infezioni non correlate» (Principio 1) e, in presenza di immunità materna o precedente indotta da vaccino, possono migliorare altri effetti benefici non specifici (Principio 5).

 

D’altra parte, alcuni ricercatori (Aaby e altri) sono disposti ad ammettere che alcuni effetti non specifici sono chiaramente deleteri.

 

Nel 2017, i ricercatori australiani che hanno esaminato gli effetti non specifici («eterologhi») hanno descritto risultati indesiderati che vanno dalla ridotta resistenza alle infezioni alla «suscettibilità alterata all’allergia, all’autoimmunità e alla neoplasia».

 

Questi sono abbastanza negativi, ma ciò che gli australiani hanno enfatizzato maggiormente – citando il vasto corpus di ricerche del gruppo Aaby – erano allarmanti differenze tra i sessi nelle morti per tutte le cause, con particolare riferimento ai vaccini contro la difterite, il tetano e la pertosse (DTP) a cellule intere.

 

Nel commento di Lancet, Aaby e coautori definiscono questa osservazione come Principio 2, affermando che «i vaccini non vivi aumentano la suscettibilità alle infezioni non correlate per le femmine». Più efficacemente, riportano che 17 diversi studi che hanno esaminato la mortalità per tutte le cause nei bambini vaccinati con DTP hanno mostrato una mortalità più elevata nelle ragazze rispetto ai ragazzi, mentre nell’era pre-vaccinazione nell’Africa occidentale, non si registrava alcuna mortalità in eccesso nelle femmine.

 

Secondo Aaby e colleghi, le ragazze hanno avuto la peggio – in termini di effetti non specifici e mortalità superiore per tutte le cause – anche con una serie di altri vaccini, tra cui la polio inattivata (IPV), l’epatite B (HepB) e i vaccini contro l’influenza H1N1 nonché un vaccino pentavalente ampiamente usato che contiene componenti DTP, HepB e Haemophilus influenzae di tipo b (Hib).

 

Inoltre, gli studi di fase 3 in Africa sul vaccino sperimentale contro la malariadi GlaxoSmithKline nel 2015 sono stati associati a una mortalità per tutte le cause due volte superiore nelle femmine e ad un rischio più elevato di malaria fatale.

 

Commentando quest’ultima scoperta e il fatto che il vaccino contro la malaria di GSK è stato «il primo vaccino ricombinante con nanoparticelle virali a mostrare effetti eterologhi», i ricercatori australiani hanno avvertito nel 2017 «che i vaccini ingegnerizzati, e non solo quelli derivati da agenti patogeni, potrebbero aver bisogno di essere attentamente valutati per effetti non specifici e specifici prima dell’implementazione su larga scala».

 

Hanno inoltre notato la mancanza di ricerche per valutare se i vaccini pentavalenti «hanno effetti eterologhi simili ai componenti dei vaccini in essi contenuti».

 

Quali vaccini, e quando?

Le analisi condotte da Aaby e colleghi non si sono concentrate esclusivamente sull’eccesso di mortalità femminile, ma anche confrontando i vaccinati rispetto ai non vaccinati.

 

Dieci studi che hanno esaminato la mortalità per tutte le cause nei bambini africani vaccinati con DTP rispetto a quelli non vaccinati con DTP hanno mostrato una mortalità più elevata (una media di due volte superiore nei 10 studi) per il gruppo vaccinato.

 

Il messaggio inquietante da ricordare di questo approfondito corpus di ricerche è che il vaccino DTP – fortemente promosso sia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sia dal suo principale donatore, Bill Gates – sta uccidendo più bambini delle malattie che si vogliono debellare col vaccino

 

Perché questo è dovuto al Principio 3 («la vaccinazione più recente ha i più forti effetti non specifici») e al Principio 4 («le combinazioni di vaccini vivi e non vivi somministrati insieme hanno variabili [effetti non specifici]»).

 

I ricercatori spiegano:

 

«In tutti gli studi che esplorano [sequenza e combinazione], l’incidenza della mortalità per tutte le cause aumenta se il vaccino DTP viene somministrato dopo il vaccino contro il morbillo rispetto all’ordine inverso. Allo stesso modo, la somministrazione contemporanea è associata a una maggiore incidenza di mortalità per tutte le cause rispetto alla sola somministrazione del vaccino contro il morbillo. […] Negli Stati Uniti, ricevere vaccini vivi insieme a vaccini non vivi era associato a un rischio maggiore di ricovero ospedaliero per infezioni non-targeted rispetto al solo vaccino vivo. [enfasi aggiunta]»

 

Con il Principio 6 («i vaccini potrebbero interagire con altri interventi a carico del sistema immunitario»), Aaby e i coautori considerano anche l’interazione tra i vaccini e altri interventi sanitari. 

 

Citano uno studio che mostra che, mentre l’integrazione di vitamina A andava a beneficio dei bambini che non erano stati vaccinati, «nei bambini vaccinati, l’integrazione con vitamina A era associata a una tendenza all’aumento della mortalità nelle ragazze».

 

Pericoloso o scientifico?

Per evolversi con integrità, la scienza richiede «prestare attenzione a osservazioni anomale, strane o indesiderate».

 

Questo è esattamente ciò che il gruppo Aaby ha fatto, ma per la maggior parte dei vaccinologi – felici di mantenere inalterati i loro paradigmi- le scoperte dei ricercatori danesi sugli effetti non specifici e sulla mortalità in eccesso sono probabilmente «indesiderate».

 

Uno scrittore per l’American Council on Science and Health (che afferma di «promuovere la scienza e di sfatare i miti dal 1978») lo ammette apertamente, descrivendo l’articolo di Lancet come un «documento pericoloso» e preoccupandosi del fatto che potrebbe servire come «munizioni» per i no-vax e «quelli che hanno scopi nefasti»—individui che potrebbero volontariamente «manipolare» i risultati per «affermare che i vaccini e il programma vaccinale raccomandato dal CDC non sono sicuri».

 

In realtà, le scoperte del gruppo Aaby sulla vaccinazione e la mortalità – e la loro notevole consistenza – possono resistere da sole, senza alcuna manipolazione.

 

Mentre i vaccini COVID-19 continuano a precipitarsi verso un’implementazione affrettata, i veri pericoli derivano dal consentire ai rigidi, compiacenti e disonesti scienziati del vaccino di continuare a fingere che il loro fragile paradigma vaccinale sia sicuro.

 

Il Team di Children’s Health Defense

 

top