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6 Agosto 2019

 

Le domande che vengono da Bibbiano … e a cui bisogna rispondere

di Giorgio Cremaschi 

 

Quella di Bibbiano, provincia di Reggio Emilia, è una storia che fa orrore. Bambini strappati illegalmente ai genitori dalle istituzioni ed affidati ad altri, pare anche con qualche giro di soldi. Tutto questo dovrà essere appurato dalla magistratura, che dovrà anche chiarire le dimensioni del coinvolgimento nella vicenda del sindaco PD del luogo. Ma in ogni caso anche se solo una piccola parte delle accuse fosse dimostrata, essa meriterebbe un confronto sulle due domande di fondo che è dovere porsi: come è potuto succedere e che fare perché non avvenga più?

La destra in tutte le sue versioni, da quella legalitaria Di Maio a quella reazionaria di Salvini e Meloni, ovviamente ci si è buttata a pesce, trattandosi di un comune emiliano da sempre governato dalla sinistra. Come è sua naturale funzione la destra ha prodotto ottusità nelle sue file, ma anche in quelle di chi afferma di contrastarla. In fondo è bastato rispolverare l’antica propaganda sui comunisti che mangiano i bambini, per affermare una responsabilità storica di tutta la sinistra su Bibbiano. D’altra parte il PD, che non è un partito di sinistra ma una forza liberale moderata immeritatamente erede della sinistra emiliana, ha risposto solo lamentando le strumentalizzazioni, come se il fatto in sé non meritasse invece la giusta importanza.

Così la destra e la finta sinistra ancora una volta possono sottrarsi entrambe alla domanda che invece va posta: cosa succede ai figli delle famiglie e soprattutto delle donne povere quando entrano nella dimensione del disagio sociale e della sofferenza relazionale estrema?

Che la destra leghista e fascista risponda a questo con la reazione ipocrita ed il grido viva la famiglia ci sta, è nella sua natura. Il disegno di legge Pillon sulla famiglia esprime in norme questa natura. Lo fa colpendo la donna separata con figli, imponendo la gestione di essi assieme al maschio anche se padrone e violento. E a questo scopo prevedendo persino la sottrazione coatta dei figli al genitore e l’affidamento di essi ad una “struttura specializzata” con lo scopo del “pieno recupero della bigenitorialità del minore”. Insomma se il bambino vuol stare solo con mamma o solo con papà, lo stato lo ruba al genitore egoista e lo rieduca fino a che non vorrà stare con tutti e due. Qui gli orrori di Bibbiano diventerebbero legge.

Ma per contrastare questa mostruosità della destra non si può semplicemente circoscrivere Bibbiano ad una eccezione strumentalizzata, bisogna rispondere alla domanda di fondo: cosa è successo in una regione in cui il movimento operaio ha praticamente inventato e costruito lo stato sociale? Cosa è passato da quando a Reggio Emilia venivano esperti di tutto il mondo per studiare servizi sociali tra i più avanzati, cosa é passato da allora a Bibbiano?

Tolti tutti gli aspetti sui quali indaga ora la magistratura, tre sono le caratteristiche di fondo che emergono da quella vicenda.

La prima è la privatizzazione dei servizi, le strutture specializzate alle quali si affida anche il disegno di legge Pillon sono in realtà appalti. Qui c’è una questione centrale: il sistema pubblico deve essere pubblico, non affidato a privati. Occorre una gigantesca reinternalizzazione dei servizi sui quali si gioca la vita delle persone. Come è possibile che lo psicologo cui si è affidato il comune di Bibbiano sia della onlus Hansel e Gretel invece che un dipendente pubblico? È questo che deve cambiare, deve tornare il pubblico, prima di tutto là ove sono in gioco le vite delle persone, a partire dai bambini.

Questo non basta però se il pubblico non torna in campo consapevole di questione e disagio sociali. Chi sono i poveri e in particolare le famiglie disagiate di donne povere? Come si lotta contro la povertà ed i suoi impatti sulla famiglia? Come si sostiene la parte più debole? Assieme alla privatizzazione dei servizi sociali si è diffusa la loro spersonalizzazione, la loro trasformazione in macchine a punti dove anche gli operatori devono rispondere a protocolli e prescrizioni sempre più impersonali se non disumani. Riumanizzare e ripersonalizzare i servizi sociali, ecco il vero antidoto ai bambini rubati nel nome della legge.

Ed infine il sistema dei servizi sociali, pubblico e consapevole, deve tornare ad essere sottoposto al controllo democratico della cittadinanza, alla partecipazione popolare. Non so se è vero quanto ha urlato Salvini, che a Bibbiano si sapeva e si taceva. Ma so che si deve sapere e poter intervenire su come vanno i nostri servizi pubblici.

Se il PD fosse diverso da com’è, considererebbe quanto avvenuto a Bibbiano un campanello d’allarme, che segnala che si è presa una via sbagliata e che bisogna tornare al pubblico, alla eguaglianza e alla solidarietà sociali, al controllo popolare. Ma il PD è un partito neoliberale sottomesso alla grande privatizzazione imposta dal mercato, per questo balbetta di fronte ad una destra ipocrita, che usa quanto avvenuto nel comune emiliano per imporre la sua concezione patriarcale della famiglia e privatistica della società.

Solo la ricostruzione del sistema sociale pubblico, prodotto da un secolo di lotte in Emilia ed oggi in via di smantellamento lì come in tutto il paese, solo la riconquista dell’eguaglianza e della solidarietà possono fermare la barbarie che dilaga. E tutto questo si può fare solo in alternativa ai punti di vista e alla politica oggi dominanti, in tutte le loro versioni.


 

26 luglio 2019

SULL’ULTIMO NUMERO di «LEFT» – in edicola fino a giovedì – 4 ottimi articoli (di Checchino Antonini, Adriana Bembina, Simona Maggiorelli e Federico Tulli) sulla vicenda di Bibiano ma anche sulle radici ideologiche e sulle antiche pratiche del “rubare i figli”.

 

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