Fonte: Francesco Lamendola

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22/12/2019

 

Faranno di noi degli zombie telecomandati?

di Francesco Lamendola

 

È inutile che andiate su Wikipedia a cercare la biografia del dottor Carl Sanders. Troverete un altro Carl Sanders, procuratore e politico americano; e quella di Karl Sanders,  musicista metal e post-rock, sempre americano. Però non quella del nostro Carlo Sanders, ingegnere elettronico dal 1968 e direttore di un avanzatissimo gruppo di ricerca che mise a punto la tecnologia dei microchip sottocutanei: non la troverete. E non la troverete per una ragione ben precisa: il potere non vuole che si sappia ciò che sta bollendo in pentola riguardo all’utilizzo finale di tale tecnica. Inizialmente le ricerche erano motivate, almeno in apparenza, dalla volontà di realizzare qualcosa di utile per certi soggetti bisognosi di essere costantemente monitorati, a causa delle loro condizioni di salute o psichiche. Un’altra motivazione per l’impianto di questi microprocessori è stata la sicurezza dei soldati impegnati in operazioni militari, come era il caso delle truppe americane impegnate nella guerra del Vietnam: se un soldato fosse rimasti ferito nella giungla, grazie al microchip sarebbe stato possibile localizzarlo e soccorrerlo: insomma il microchip avrebbe potuto salvargli la vita (mamme, ringraziate!). Ma poi è apparso chiaro che le autorità militari statunitensi si stavano impadronendo del progetto e intendevano piegarlo ai loro fini, cioè a studiare le modalità per operare una manipolazione mentale ed emozionale generalizzata della popolazione. A quel punto il dottor Sanders rifiutò di proseguire le ricerche e anzi denunciò il pericoloso interessamento di oscuri gruppi di potere, come il Bilderberg, nei confronti di esso. Ma era già troppo tardi: ormai la tecnica era stata resa perfettamente operativa e già se n’erano impossessate delle agenzie militari e d’intelligence le quali poco o nulla hanno a che fare con la salute dei cittadini e molto, invece, con il loro condizionamento occulto. Parlavano della gente come si parla di un gregge di bestiame, avrebbe riferito, sconvolto, il dottor Sanders, riferendo uno di questi incontri di altissimo livello, al quale avevano partecipato anche altissime personalità del mondo della politica, come l’ex segretario di stato americano Henry Kissinger.

L’inserimento di microchip nel corpo umano, sul polso, sulla mano o alla radice dei capelli, è oggi un’operazione tecnicamente semplicissima, che non  richiede più di una ventina di minuti. Essi vengono attivati mediante impulsi di onde radio a bassa frequenza; la batteria al litio si ricarica automaticamente grazie ai flussi della temperatura corporea. Stiamo parlando di microprocessori del volume di 5 micromillimetri, vale a dire 10 volte più piccoli del diametro di un capello. Tramite loro gli impulsi neurologici del cervello, che creano un campo elettromagnetico, ad esempio l’effetto prodotto da una sensazione visiva colta del nervo ottico, possono venire trasferiti, decodificati e memorizzati in un computer, e rinviati al sistema nervoso di quella persona, o per farle rivivere sensazioni già provate in precedenza o per stimolare sensazioni e pensieri nuovi, inducendo in essa delle reazioni emotive e delle risposte comportamentali appositamente programmate. In altre parole, è possibile trasformare quella persona in un burattino comandato a distanza, che proverà certe impressioni o compirà certi atti non in base alle sue facoltà naturali e alla sua libera determinazione, ma perché le sono state “suggerite”, o piuttosto ordinate. A quel punto la “vecchia” tecnologia mirante al condizionamento umano, che finora ha agito prevalentemente sul piano della realtà esterna (si pensi al Truman Show del film omonimo) avrà raggiunto il vertice della perfezione: essa agirà dall’interno degli esseri umani e sarà talmente efficace e talmente “invisibile” che nessuno, e nemmeno il soggetto interessato, potrà distinguere un’azione o un pensiero autentico da uno indotto artificialmente. A questo punto la realtà tecnologica ha superato ampiamente la stessa fantasia degli scrittori: se Calderón de la Barca, in La vita è sogno, rappresentava la difficoltà, per l’uomo, di sapere se la vita sia solamente un sogno degli uomini o se sia qualcosa di reale, nella quale siamo del tutto coscienti di noi stessi, grazie alla tecnologia dei microchip il dubbio radicale sarà assolutamente irresolubile: ma a quel punto ci sarà ancora qualcuno capace di avere dei dubbi e di farsi delle domande? O tutti i dubbi che avremo e tutte le domande che faremo, ammesso che ne avremo ancora, saranno prodotti artificialmente dal computer cui saremo collegati? E chi ci sarà davanti a quel diabolico computer, impegnato a giocare con le nostre vite, coi nostri pensieri e perfino con le nostre emozioni?

Citiamo una pagina dal libro di Enrica Perrucchietti: New World Order. L’altra faccia di Obama; un libro che suscita moltissime domande scomode e che meriterebbe la più ampia diffusione, mentre le grosse case editrici si guardano bene dal finanziare la pubblicazione di libri di questo genere, che aumentano la consapevolezza delle persone (Torino, Uno Editori, 2011, pp. 370-373):

 

Bisogna preparare le persone e per farlo in modo che sembri “naturale” ci vuole tempo. Allo stesso modo l’introduzione dei chip sul mercato andrà per gradi. Quindici anni fa, in tempi non sospetti, Sanders aveva spiegato le fasi progressive dell’introduzione dei “microchip”: all’inizio sarà facoltativo e la gente verrà incoraggiata con diverse argomentazioni, a partire dai vantaggi a livello sanitario. Poi diventerà obbligatorio e ogni dispositivo conterrà l’intera storia di ognuno di noi: nome, fotografia, numero di previdenza sociale, reddito, impronta digitale, descrizione fisica, anamnesi, storia famigliare, precedenti penali. Al di là delle implicazioni sociali, l’oggetto principale dello studio di Sanders era di individuare il punto più appropriato per l’inserimento del microchip IMI che, come abbiamo già visto, è stato riscontrato sulla fronte sotto l’attaccatura dei capelli e nella mano destra.  Sanders raccontò a “Nexus” che il microchip a cui aveva lavorato poteva essere usato per modificare il comportamento umano: durante la guerra in Vietnam si impiantarono dei microchip – i Rambo chip – nei soldati per stimolare a distanza una sovrapproduzione di adrenalina. Prendendo con beneficio di inventario le dichiarazioni di Sanders, viene spontaneo domandarsi quante cavie nell’esercito o fuori da esso, nella società civile, possano essere state sottoposte a esperimenti o meglio manipolazioni a distanza. Sanders ha inoltre spiegato che bloccando la funzionalità del’ipofisi, si può bloccare il flusso di estrogeni, provocando la menopausa. E bloccando il concepimento. Da qui un ulteriore controllo sulla popolazione tanto caro ai Bilderberg: il controllo delle nascite. Il microchip può essere innescato in ogni momento, ridurre o aumentare situazioni di stress, calmare o stimolare emozioni di violenza. Telecomandati a distanza! (…)

Che non sia solo frutto di teorie del complotto lo testimonia una ricerca della DARPA, la “Defense Advanced Research Project Agency”., ovvero il Dipartimento che si occupa di progettazione e ricerca per la Difesa degli Stati Uniti: la stimolazione dei soldati a distanza tramite un collegamento al cervello che funga da interfaccia con un computer che, posto a distanza, possa interagire e mandare impulsi a ultrasuoni all’encefalo. Che tradotto significa: CONTROLLO NEUROLOGICO A DISTANZA. I risultati delle ricerche  della DARPA sarebbero così a buon punto che i prototipi sarebbero già pronti per essere testati in zone di guerra. Dai “cyber soldati” al controllo mentale di massa il passo è breve. Saremo presto degli zombie controllati remotamente? È per questo che molti hanno ravvisato nella profezia dell’Apocalisse di Giovanni un’inquietante analogia con l’introduzione dei chip:

“Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla MANO DESTRA E SULLA FRONTE, e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei” (Ap. Gv, 13, 15-18).

I dispositivi verranno infatti inseriti nella MANO DESTRA E SULLA FRONTE all’altezza dello scalpo, una volta introdotti serviranno non solo per comunicare i dati generali e sanitari relativi alla persona, ma anche per le transazioni bancarie: PER COMPRARE O PER VENDERE. Da qui i più visionari si sono lanciati in voli pindarici paragonando Obama all’Anticristo. Non attribuirei tutta questa importanza al Presidente, che più che la Bestia  mi sembra un burattino nelle mani di uomini ben più potenti di lui. Indubbio però che l’analogia con l’Apocalisse anche ai più agnostici faccia pensare. Mai nella storia il famigerato marchio ha trovato più corrispondenza nella realtà che oggi con la volontà di introdurre i microchip. In passato il 666 è stato collegato a Nerone, Napoleone e Hitler, attraverso il ricorso alla Ghematria, la numerologia ebraica. (…)

Con l’aumento degli attentati veri o presunti, del terrore, di stragi o sparizioni di bambini, la popolazione mondiale si sentirà obbligata ad accettare l’inserimento dei chip sottocutanei per tutelarsi dalle “atrocità” che ogni giorno si sentono si sentono in televisione o ci raccontano i giornali. Con spontaneità l’obbligo ai microchip diventerà globale e la popolazione diventerà infine simile a un gregge schedato di pecore. Chi si rifiuterà di divenire un “ibrido di intelligenza elettronica e anima” – citando il dottor Peter Zhou, creatore del microchip “Angelo Digitale” – verrà bollato come probabile criminale, avendo sicuramente qualcosa da nascondere: un paranoico o disturbato. Verrà segnalato alle autorità, costretto a piegarsi o a vivere fuori dalla società.

 

Sorge a questo punto la domanda: ci stiamo avviando rapidamente verso un futuro post-umano? L’uomo, così come lo conosciamo, è destinato a scomparire nel giro di una o due generazioni? Perché una cosa è certa: una volta che abbia subito l’impianto di un microchip atto a suscitare in lui delle reazioni artificiali, ad esempio a ricevere impulsi elettrici che facciano aumentare l’adrenalina, o dei messaggi subliminali che lo spingano (o lo trattengano) a compiere una certa azione, non è più un soggetto capace di libere scelte, ma una sorta di burattino telecomandato. Il fatto che gli uomini verranno indotti a chiedere volontariamente di sottoporsi a tale impianto, beninteso dopo essere stati opportunamente spaventati da una serie di fatti allarmanti e angosciosi, come la sparizione dei bambini (e i bambini spariscono già adesso, eccome: parte ad opera di criminali pedofili, parte per il commercio internazionale degli organi, e parte per i rapimenti organizzati dalle stette sataniche le quali godono di altissime protezioni e complicità, essendo formate da personaggi molto, molto importanti), non fa che rendere la cosa ancor più inquietante. Poi si passerà alla fase in cui, come l’iscrizione al partito in un regime apertamente totalitario – quello in cui viviamo è un regime totalitario, ma occulto – farsi impiantare il microchip sottocutaneo non sarà formalmente obbligatorio, tuttavia lo sarà di fatto, perché il suo rifiuto comporterà delle conseguenze sociali insostenibili, come l’esclusione dai servizi sanitari, dalla frequenza alle scuole pubbliche e private, dall’accesso ai propri movimenti bancari (il numero della Bestia nel libro dell’Apocalisse!), laddove la circolazione del denaro sarà praticamente abolita; e così via. La terza fase sarà l’imposizione di tale pratica per legge: e chi si rifiuterà dovrà dapprima pagare una fortissima multa, poi subirà comunque l’impianto, né ci sarà bisogno di domare la sua resistenza: sarà sufficiente tenerlo sotto “osservazione medica”, beninteso per il suo bene, ventiquattro ore, il tempo necessario a narcotizzarlo, a nebulizzarlo con il cloroformio, e poi procedere all’intervento mentre è in stato d’incoscienza. La stessa pratica verrà adottata per tutte le categorie di persone, dai militari nelle caserme, ai pazienti negli ospedali, che si trovano in condizione di poter subire l’impianto senza alcun concorso della loro volontà e anzi nella loro perfetta inconsapevolezza. I microchip, grazie ai progressi della tecnica (se così vogliamo chiamarli), saranno sempre più piccoli, sicché le persone stenteranno a rendersi conto di avere nel proprio organismo un oggetto estraneo, così come si dice che accada a quanti sono stati vittime di abductions, ovvero di rapimento alieni, i quali solo dopo qualche giorno, e con molta fatica, a causa di alcuni malesseri e disturbi si rendono conto che “qualcosa” è stato introdotto in qualche parte del loro corpo. Naturalmente verranno lanciate campagne d’informazione, se così vogliamo chiamarla, per mobilitare l’opinione pubblica contro i pericolosissimi renitenti all’impianto del microchip: perché è evidente che se qualcuno cercherà di sottrarsi a una pratica così semplice, utile e necessaria, senza dubbio lo farà per qualche losco motivo e già solo per questo lo si dovrà considerare un soggetto socialmente pericoloso, alla pari di un terrorista o di un diffusore volontario di malattie. Seguirà una breve fase in cui potrà esserci un certo malessere psicologico generalizzato, perché ogni amico, ogni fidanzato, ogni marito o moglie, ogni genitore e ogni figlio si domanderanno se la persona che hanno di fronte pensa e agisce in modo spontaneo o se non  stia dicendo e facendo ciò che gli hanno suggerito, o piuttosto ordinato. Ma durerà poco: nel corso d’un paio di generazioni, il ricordo di com’era l’uomo verrà dimenticato...

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