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venerdì 11 marzo 2016

 

Un papa, un patriarca, una rivoluzione spirituale

di Johan Galtung

Traduzione di Miky Lanza e Fanco Lovisolo

 

Il promo editoriale, “50 anni di Fidel Castro” del 3 marzo 2008, celebrava una rivoluzione politica che cambiò il mondo, e significò la fine dell’imperialismo USA-Occidentale. Questo editoriale celebra una rivoluzione spirituale che può cambiare anch’essa il mondo, significando la fine del materialismo Occidentale, e diffondersi da lì. Stiamo parlando di processi, non eventi, e di strutture e culture più che di attori.

Nuovamente, Cuba ci ha avuto un ruolo preminente, come luogo d’incontro fra due parti principali del cristianesimo, cattolici e ortodossi. Nel Grande Scisma del 1054 si erano scomunicati a vicenda; e l’impero Romano aveva separato cattolici da ortodossi nel 395. Il fratello cattolico e successore di Fidel, Raúl, è stato una condizione per questo storico incontro teso alla pace; così pure fu l’incontro fra Putin – un cristiano ortodosso – e Francesco nel giugno 2015. Comunque, non molte coppie di fratelli pareggiano i due Castro nel plasmare la storia.

Si sono incontrati, papa Francesco della chiesa cattolica e il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia, dopo incontri precedenti fra papi e il patriarca di Costantinopoli, con una Dichiarazione Congiunta del 12 febbraio 2016 di 30 articoli. C’erano 17 citazioni della Bibbia; che mostravano che essi sono “fratelli nella fede cristiana”, “addolorati per la perdita di unità”, “divisi da ferite causate da conflitti antichi e recenti”. Non biblici sono i molti riferimenti alla “Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e [a]i santi che veneriamo”; problematici per i protestanti.

Il grosso della Dichiarazione Congiunta riguarda il destino dei cristiani nel Medio Oriente, vale a dire prevalentemente ortodossi; come “i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Abramo, presi in ostaggio nell’aprile 2013, per fare ogni sforzo per assicurare la loro sollecita liberazione”. Comunque, insieme “invitiamo le nostre chiese in Ucraina a operare verso l’armonia sociale”.

Essi inoltre fanno forti asserzioni congiunte contro l’aborto e l’eutanasia, e a favore del “rispetto per la dignità dell‘individuo chiamato all’esistenza secondo il progetto del Creatore”. Non si distrugga la creazione di Dio.

Storicamente la Dichiarazione sembra sottovalutare la separazione politica già fin dal 395.   E “Possa la Beata Vergine Maria, per sua intercessione, ispirare fraternità in tutti coloro che la venerano”, “riuniti – nella pace e armonia dell’unico popolo di Dio” [sono espressioni che] escludono protestanti, umanisti, altre religioni. Ma: quest’incontro era inteso per guarire lo Scisma, smorzando quella grossa linea di frattura attraverso l’Europa, l’UE [stessa].

Proprio dopo lo storico incontro, a Ciudad Juarez-El Paso alla cinta di confine che impedisce ai messicani d’entrare negli USA, papa Francesco ha (dal INYT del 19.02.16) “visitato una prigione, salutando i carcerati uno a uno, sollecitandoli a vivere da “profeti,” a volgere la propria sofferenza verso il bene. “Lavorate”, ha detto, “cosicché questa società che usa le persone e le scarta non proceda a mietere vittime”. “Se solo quel messaggio di dignità, di valore umano, avesse potuto essere amplificato, in inglese, agli Stati Uniti al di là del fiume in Texas, e oltre fino a Washington!”

Aldilà di quel confine un “Crescente divario di ricchezza si estrinseca in una crescente disparità tra la durata della vita degli americani ricchi e di quelli poveri” (INYT, 13/14.02.16) e “Perché stanno aumentando i tassi di mortalità dei bianchi?” (INYT, 23.02.16). La differenza nell’aspettativa di vita fra il 10% più alto e il più basso della società per reddito non è nuova: per i nati nel 1920 era di 6 anni; per quelli del 1950, che hanno vissuto una parte maggiore della propria vita nelle condizioni attuali, la differenza è di 14 anni (e rispettivamente da 5 a 13 per le donne nate in quegli anni). Gli sono state tolte porzioni sostanziali di vita. I certificati di morte indicheranno molte cause compatibili con una maggiore miseria nei ceti più bassi (seppur meno per i neri).

Sarebbe interessante uno studio comparativo con società musulmane. C’è molta disuguaglianza, ma c’è [altrettanta] sofferenza in basso? “Tutti sono uguali sotto Allah” implica che tutti hanno uguali opportunità di (aspettativa di) vita. L’implicazione è [soddisfazione dei] bisogni basilari per tutti, se necessario con condivisione delle risorse dei ricchi con i poveri.

L’ipotesi sarebbe di minori divari e loro minore ampliamento.

Non sono tutti uguali al cospetto di Dio? Papa Francesco e il patriarca Kirill tacciono; la [problematica di] classe è assente dalla loro dichiarazione. La loro preoccupazione era la violenza diretta, non strutturale; e l’armonia culturale non strutturale. Possiamo sperare in un miglioramento spirituale per coprire più equamente la creazione di Dio?

Sì, Francesco da solo va dritto alle differenze di classe; Kirill può aver evitato qualunque associazione con il marxismo-comunismo che aveva represso la chiesa. Ma tutti gli esseri umani fanno parte della creazione divina secondo quanto considerato dai cristiani; e così pure la natura in generale, e il clima in particolare. La posizione di papa Francesco riguardo alla povertà e al clima è molto ben nota, particolarmente il suo modo ingegnoso di collegare l’una e l’altro. E lui va al cuore della “teoria” (leggi “ideologia”) economica in [varie citazioni quali] “il papa condanna l’economia del ‘trickle-down’ [sgoccciolamento di ricchezza indotta dai ricchi agli altri – NdT]”, come una “opinione che non è mai stata confermata nei fatti”, che esprime una “fiducia grezza ed ingenua nella bontà di chi possiede potere economico”, e nella “idolatria del denaro” (INYT, 27.11.13)

Egli si appella, al confine USA[-Messico], ai paesi ricchi affinché aprano le porte ai poveri, invocando la storia biblica di Ninive e del messaggero di Dio Giona “per risvegliare un popolo intossicato di sé stesso”. “Il re ascoltò e Ninive fu salvata” (INYT, 20/21.02.16). Giovanni Paolo II fece crollare la Cortina di Ferro fra Est e Ovest; “I muri di Francesco sono fra il nord e il sud del mondo”. Però, qual è il suo messaggio economico positivo? Nella tradizione argentina, né capitalista, né marxista: “… la proprietà privata dei beni è giustificata dal bisogno di proteggerli e accrescerli, sicché possano meglio servire il bene comune; per tale ragione, la solidarietà dev’essere vissuta come decisione di restituire ai poveri ciò che gli appartiene” (Washington Post, 29.11.13).

Egli argomenta a favore della tassazione e della regolamentazione per distribuire; ma la sua argomentazione chiave è spirituale: solidarietà, amore per il prossimo, fratello e sorella (in Cristo) come per sé stessi. Ci pare di cogliere un problema cruciale.

Solo una minoranza dei 1200 milioni di cattolici al mondo vive negli USA; il paese è evangelico. Il cristianesimo è compatibile con la disuguaglianza in aumento; la strada per la dignità è pavimentata di lavoro sodo individuale, non elargizioni solidali della società. Perfino un Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra sulla linea di Francesco potrebbe non impressionare i veri credenti USA.

E allora, che ne risulta? Papa Francesco: l’auto-distruzione USA, per non voler seguire l’esempio di Ninive e svegliarsi. Un messaggio chiave da Cuba “al crocevia fra Nord e Sud, Est e Ovest” (dalla Dichiarazione Congiunta).

 


7 marzo 2016

Titolo originale: A Pope, a Patriarch, a Spiritual Revolution

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