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Jul 06, 2016 

 

Turchia: Il Papa mostra una mentalità da crociato chiamando gli omicidi del 1915 genocidio

di Pablo Novarro

 

Nurettin Canikli, vice primo ministro della Turchia, ha detto che i commenti del Pontefice per quanto riguarda il massacro, iniziato nel 1915, sono stati "molto spiacevoli".

Francesco prima ha usato la parola scorso anno in una cerimonia in Vaticano.

La Turchia ha emesso una dura contestazione Sabato alla dichiarazione di Francesco “che il massacro degli armeni da parte dei turchi ottomani un secolo fa, è stato pianificato come un genocidio”.

Domenica, il Vaticano ha risposto di nuovo alla descrizione turca delle parole di Papa Francesco che avrebbe una "mentalità da crociato" dopo il riconoscimento del genocidio armeno, in un discorso durante la visita a Yerevan.

Mentre, ancora divisa sul primato del Papa, la Chiesa armena ha stabilito rapporti di amicizia con il Vaticano, e la visita di Francesco è stata una testimonianza visibile dei loro stretti legami.

"Una benedizione è scesa sulla terra del Monte Ararat", ha detto Andzhela Adzhemyan, 35 anni, rifugiatosi dalla Siria in Armenia, che era ospite presso il monumento. In effetti, Francesco è venuto quì a dire che la memoria non deve essere un rischio, ma può anche essere guarigione.

La Turchia ammette che molti armeni cristiani che vivevano nell’Impero Ottomano sono stati uccisi in scontri con le forze ottomane durante la Prima Guerra Mondiale, ma contesta le affermazioni che ne furono uccisi a 1,5 milioni e nega che le uccisioni siano state orchestrate e che, quindi, costituiscano un genocidio.

E così, Francesco ha aggiunto, "seguendo l'esempio di Cristo, siamo chiamati a trovare il coraggio di abbandonare le opinioni più rigide e gli interessi personali in nome dell'amore che si piega e si dona, amore in nome degli umili che è l'olio benedetto della vita cristiana, il prezioso balsamo spirituale che guarisce, rafforza e santifica".

Nella dichiarazione congiunta hanno commemorato ancora una volta lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni, in quello che viene generalmente indicato come il primo genocidio del XX° secolo. Facendo eco alle parole di Papa Giovanni Paolo II durante il suo primo viaggio nel paese, era il 2001. "Era un gene di tristezza, ma con ogni visita di persone come il Papa il gene armeno sta diventando sempre più vivo e pieno di ottimismo".

Più tardi, nel corso di un servizio di preghiera ecumenica per la pace, tenutosi in Piazza della Repubblica, nel centro di Yerevan, il Papa ha esteso la sua tesi sulla memoria.

Sabato mattina, il secondo giorno della sua visita nel paese cristiano, Papa Francesco ha reso omaggio alla memoria di coloro che sono morti nel Metz Yeghern, il "grande male", noto come il massacro armeno, al Memoriale Tzitzernakaberd per le vittime del genocidio di Yerevan.

"Il Signore esorta i suoi seguaci a ringiovanire la fede con le opere, di coniugare preghiera e culto con la compassione, e di fare l'elemosina, attraverso la quale, dalla pacificazione degli stenti e delle tribolazioni, noi siamo collaboratori di Dio. Noi e la nostra gente pregheremo sempre per voi, amati fratelli, e per i vostri sforzi verso la pace e la prosperità dell'umanità e verso il progresso della Chiesa di Cristo", ha detto.

In seguito i due leader si sono focalizzati sulle tensioni tra Armenia e l'Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh, enclave armena in Azerbaigian, dove la maggioranza armena aveva votato per l'indipendenza.

I leader armeni hanno anche detto che “la fede in Dio oggi è sottoposta a tentazioni e le anime vengono temprate nei momenti di disagio e difficoltà così come durante i periodi di ricchezza e prodigalità, quando sono disimpegnati dalle preoccupazioni per coloro che non hanno il pane quotidiano e vivono nel dolore e nella sofferenza".


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Jul 06, 2016 

 

Turkey says Pope shows crusader mentality by calling 1915 killings genocide

di Pablo Novarro

 

Nurettin Canikli, Turkey's deputy prime minister, said the pontiff's comments regarding the massacre - which started in 1915 - were "greatly unfortunate".

Francis first used the word past year in a ceremony at the Vatican.

Turkey issued a harsh rebuttal late Saturday to Francis' declaration that the slaughter of Armenians by Ottoman Turks a century ago was planned genocide.

The Vatican on Sunday hit back against Turkey's description of Pope Francis as having a "Crusader mentality" after acknowledging the Armenian Genocide in a speech during a visit to Yerevan, Reuters reported. While still divided over the primacy of the pope, the Armenian church has established friendly relations with the Vatican, and Francis' visit here has been a visible testimony to their close ties.

"A blessing has come down on the land of Mt. Ararat", said Andzhela Adzhemyan, a 35-year old refugee from Syria who was a guest at the memorial.

In effect, Francis came here to say that the memory doesn't have to be risky, it can also be healing.

Turkey accepts that many Christian Armenians living in the Ottoman Empire were killed in clashes with Ottoman forces during World War One, but contests assertions that that up to 1.5 million were killed, and denies the killings were orchestrated and so constitute a genocide. And so, Francis added, "following Christ's example, we are called to find the courage needed to abandon rigid opinions and personal interests in the name of the love that bends low and bestows itself, in the name of the humble love that is the blessed oil of the Christian life, the precious spiritual balm that heals, strengthens and sanctifies".

"In the joint declaration they commemorated once again "The extermination of a million and a half Armenian Christians, in what is generally referred to as the first genocide of the twentieth century" - echoing the words first used by Pope John II during his trip to the country in 2001". "It used to be a gene of sadness, but with every visit of people like the pope the Armenian gene is becoming more alive and full of optimism".

Later, during an ecumenical prayer service for peace staged in Republic Square in downtown Yerevan, the pope extended his argument about memory.

On Saturday morning, the second day of his three-day visit to the Christian country, Pope Francis paid tribute to the memory of those who died in the Metz Yeghern, the "great evil" as the massacre is known in Armenian, at the Tzitzernakaberd Memorial to the victims of the genocide in Yerevan.

"The Lord urges his followers to rejuvenate faith by works, to conjoin prayer and worship with compassion, and to give alms; through which, by the appeasement of hardship and tribulations, we are co-workers with God", he said.

"We and our people will always pray for you, beloved brother, and for your efforts made towards peace and prosperity of humanity and towards the advancement of the Church of Christ", he said.

While focused on the headline-grabbing war in Syria, the two leaders did not ignore the tensions between Armenia and Azerbaijan over Nagorno-Karabakh, an enclave in Azerbaijan where the majority of people are ethnic Armenians and had voted for independence. Armenian President Serzh Sargsyanis at left.

The Armenian leaders also said that faith in God today "is being tempted and human souls are being hardened during times of hardship and difficulties as well as during times of wealth and lavishness, when they are disengaged with the concerns of those who long for daily bread and are in pain and suffering".

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