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Sabato 4 agosto 2012

 

Mosca, la Terza Roma

di Fabio De Vivo

 

C'è una città che da almeno cinque secoli rivendica per sé il titolo di Terza Roma, erede della grandezza imperiale dei Cesari. Si tratta di Mosca, capitale della Russia e sede di uno dei più importanti patriarcati della Chiesa ortodossa. Come nasce questo collegamento?

L'idea che l'eredità di Bisanzio fosse stata legittimamente raccolta dai Russi del Principato di Moscovia risale agli inizi del Cinquecento, ossia alcuni decenni dopo la caduta di Costantinopoli. Il sultano ottomano Mehmet II, che aveva conquistato la città il 29 maggio 1453, si attribuì il titolo di imperatore dei Romani, ma il mondo cristiano non lo accettò come tale. L'aquila imperiale, scalzata dalla sua millenaria sede sul Bosforo, cercava una nuova patria e la trovò anni dopo sulle sponde della Moscova.

 

In realtà, l'idea che i popoli slavi fossero i continuatori della civiltà bizantina si era fatta strada già nel corso del Trecento in area balcanica, quando la capitale bulgara Tarnovo si era fregiata del titolo di Città dei Cesari alla pari di Costantinopoli. A Bisanzio si doveva l'evangelizzazione dell'Europa dell'Est nel X secolo, motivo per cui l'intero complesso dei popoli slavi gravitava da sempre nell'orbita culturale della compagine bizantina. Di fronte al progressivo assoggettamento della Bulgaria da parte dei turchi, il vescovo bulgaro Cipriano fuggì a Mosca e nel 1381 ne divenne metropolita, trasferendo alla città l'idea di un legame di continuità con la capitale di Costantino, che ormai aveva perso il suo potere e la sua grandezza sotto i colpi dell'avanzata ottomana.

 

Il primo a rivendicare apertamente il titolo di Terza Roma per la città di Mosca, nella seconda metà del Quattrocento, fu il principe Ivan III di Moscovia, che avendo sposato la nipote di Costantino XI, ultimo imperatore bizantino, si considerava a pieno titolo erede della dignità imperiale. La pretesa che Mosca fosse la nuova sede legittima dell'aquila bicipite poggiava anche su motivazioni religiose: i Russi diventavano i nuovi difensori della fede ortodossa non solo contro l'Islam ma anche contro il cattolicesimo romano, che a lungo aveva cercato di sottomettere le chiese orientali al principio della supremazia del Papato. Mosca ereditava dunque la stessa funzione spirituale che era stata di Bisanzio e il suo patriarcato acquisiva grande importanza e prestigio nel mondo ortodosso, anche se non arrivò mai ad esercitare una potestà esclusiva come quella del vescovo di Roma sulla chiesa occidentale. A rafforzare le rivendicazioni di Mosca contribuiva anche il fatto che la città, al pari di Roma e Costantinopoli, sorgeva su un complesso di sette colli: il suo destino era dunque inscritto nella sua stessa origine.

 

Nel 1510, in un panegirico dedicato a Vasili III, figlio di Ivan III e di Sofia Paleologa, il principe veniva salutato come erede di Roma e di Costantinopoli, custode della dignità imperiale e tutore della cristianità ortodossa. Questa funzione venne ulteriormente rafforzata dal successore Ivan IV il Terribile, che nel 1547 fu il primo sovrano russo ad essere incoronato. Il testo della cerimonia, scritto dal metropolita Macario, si riferiva apertamente alla dottrina della Terza Roma e fu la base sulla quale gli zar fondarono anche in futuro la loro pretesa di essere i continuatori dell'impero romano. L'investitura di Mosca come Terza Roma poteva dirsi completata.

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