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Giovedì, 23 luglio 2015

 

Oro e materie prime: l’opinione di Ambrose Evans-Pritchard e,
sotto,
l’ironia di Paul Krugman

Articoli scelti e tradotti da Franco

 

La notizia che le riserve auree cinesi siano di gran lunga inferiori a quanto si era ipotizzato ha scosso gli investitori … ma Pechino potrebbe non aver raccontato tutta la verità. L’inizio della fine per la “barbara reliquia”? Un attacco concertato per distruggere la fiducia nell’oro? Il suo reale valore di mercato è ora di 750 dollari l’oncia. Con il passare del tempo “oro” significa "ritorno al passato". (Nota del Traduttore)


Fonte: www.telegraph.co.uk

20.07.2015

 

La speculazione colpisce a morte il mercato dell’oro

di Ambrose Evans-Pritchard

 

La speculazione ha lanciato un attacco senza precedenti sul mercato mondiale dell'oro, spingendo i prezzi ad un minimo che non si toccava da cinque anni. Anche il mercato delle materie prime appassisce sempre di più, man mano che la Federal Reserve prepara una politica monetaria più restrittiva.

 

I prezzi spot sono crollati questa notte di oltre il 4%, a 1.086 dollari l'oncia, dopo che alcuni fondi anonimi hanno venduto 57 tonnellate d’oro a Shanghai e a New York, nel momento di minima liquidità del mercato, in un attacco sincronizzato destinato a distruggere la fiducia [nell’oro].

La mossa è arrivata dopo che la Banca Centrale Cinese sgomentato i "gold bugs" [appassionati acquirenti d’oro], rivelando che le riserve di lingotti detenute dal paese si attestano a sole 1.658 tonnellate, una quantità di gran lunga inferiore a quella che veniva correntemente ipotizzata.

Nonostante le quantità possedute siano aumentate del 60%, dall'ultimo aggiornamento del 2009, esse sono solo una frazione del totale delle riserve in valuta estera detenute dalla Cina, che ammontano a 3.700 miliardi di dollari.

Ross Norman, un analista molto esperto della “Sharps Pixley”, ha detto che Domenica notte i venditori hanno scaricato ben 7.600 contratti presso il “Globex Exchange” di New York, equivalenti a 24 tonnellate d’oro, nell’arco dei due minuti immediatamente successivi alla sua apertura.

Nello stesso tempo, sono state vendute ulteriori 33 tonnellate a Shanghai. La vendita complessiva di 57 tonnellate, in un così breve lasso di tempo, è un evento straordinario nel relativamente piccolo mercato mondiale dell'oro.

Egli ha detto che: "Hanno scelto il momento migliore, quello delle prime ore del mattino – con il mercato giapponese che era chiuso per una festa – per infliggere all’oro un colpo molto forte. Erano chiaramente dei commercianti che operavano “al ribasso”, utilizzando la leva finanziaria [indebitandosi] per causare la caduta dei prezzi".

Il prezzo ha poi riguadagnato una parte di quanto aveva perso, presumibilmente dopo che gli speculatori avevano incassato il jackpot anche sulle “opzioni” che erano in loro possesso. "Si è trattato di un’operazione all'interno di un’altra", ha aggiunto Norman.

Il “Commodity Index” di Bloomberg ha toccato il minimo degli ultimi 13 anni, trascinato in basso dal crollo dei metalli di base e dell'energia. L'oro, negli ultimi mesi, era andato meglio di altre materie prime – per il suo status di “rifugio sicuro”, in occasione della crisi greca e del crack azionario cinese – ma ora rischia anch’esso di essere risucchiato nel vortice.

Michael Lewis, Responsabile delle “commodities” presso la Deutsche Bank, ha detto che il “valore di mercato” dell'oro è di circa 750 dollari. Questo dato si basa su un indice di otto indicatori – come ad esempio il petrolio, il rame, il reddito pro capite ed i corsi azionari – che risale agli inizi degli anni ‘70.

Ha concluso dicendo che, con il passare del tempo, “oro” significa "ritorno al passato" [ai vecchi prezzi] e che la prospettiva di una “stretta” della Fed da un lato, e di un aumento dei tassi di’interesse reali dall’altro, è davvero pericolosa".

Ed ha aggiunto che i mercati stanno finalmente preparandosi al primo aumento dei tassi da parte della Fed – in otto anni – dopo che i “falchi” li avevano avvertiti che quest’aumento sarà fatto, probabilmente, il prossimo Settembre.

Tutto questo, a sua volta, sta spingendo il dollaro in alto, grazie al flusso di capitali che, cercando un rendimento maggiore, si dirigono verso gli Stati Uniti. E' l'esatto contrario di quanto avveniva nei gloriosi anni dell’oro, quando la Fed spingeva il dollaro deliberatamente in basso, per mezzo dei “Quantitative Easings”, per allontanare la minaccia della deflazione. L'eccesso di liquidità, nel 2011, spinse i prezzi al massimo di tutti i tempi: 1.921 dollari per oncia.

"Tutte le anatre sono ora allineate perché possa esserci uno scivolamento dell'oro: i tassi d’interesse reali sono in aumento, il dollaro è sempre più forte ed il ‘premio di rischio’ sulle azioni sta andando verso il basso", ha aggiunto Michael Lewis.

La morsa potrebbe comunque stringersi ancora di più. La Deutsche Bank si aspetta che il dollaro continui a crescere almeno fino al 2017, arrivando ad una parità di 0,85 sull’euro, visto che il ciclo economico diverge molto sui due lati dell'Atlantico.

I produttori d’oro stanno già anticipando l’arrivo dei guai. L’australiana “Newcrest Mining” è scesa dell’8.8%, e la “Newmont Mining” è precipitata del 12%, negli Stati Uniti, mentre la “Barrick Gold” ha ceduto il 14%, toccando minimi che non si vedevano dai tardi anni ’80.

Ma il Sig. Norman ha anche detto che il livello delle riserve auree annunciato dalla Cina sottovaluta volontariamente – ed in maniera massiccia – le quantità reali detenute dal paese: "Pensiamo che la Cina ne possegga almeno il doppio, anche 4.000 tonnellate, forse".

Una divisione dell'”Esercito di Liberazione del Popolo” estrae oro da alcune miniere e lo trasferisce, al di fuori dei normali circuiti commerciali, presso il “Ministero Cinese delle Finanze”. Il Governo lo acquista direttamente anche dai produttori cinesi. Si tratta di transazioni interne e quindi non necessariamente registrate fra le “riserve estere” della Cina.

C'è quindi il sospetto che la Cina stia volutamente sottostimando l’entità delle sue vere riserve auree, perché sta preparandosi a partecipare alla “Prima Divisione”. La sua moneta, in altre parole, sarà parte importante del “paniere di valute” costituito dal Fondo Monetario Internazionale [SDR, Diritti Speciali di Prelievo].

Sulla stessa linea David Marsh, dell’OMFIF [Official Monetary and Financial Institutions Forum]. Egli ha detto che la Cina rischiava di destabilizzare il mercato mondiale dell'oro, se avesse rivelato di possedere riserve di lingotti d’oro pari a 2.000 o 3.000 tonnellate. Questa dichiarazione poteva essere interpretata come una mossa ostile nei riguardi del dollaro, in un "momento molto delicato".

Sharps Pixley ha aggiunto che è in corso un cambiamento di “natura sismica" sul mercato dell'oro, con il potere economico che gira verso Oriente. Questo cambiamento farà aumentare i prezzi dell'oro, nel corso del tempo.

Le Banche Centrali sono stati venditrici nette di 400 tonnellate annue, alla fine dei ‘90 e ai primi dei 2000, man mano che i paesi sviluppati riducevano le quantità in loro possesso ed acquistavano Obbligazioni.

Ora, invece, sono compratrici nette, almeno nel loro insieme. Le nazioni in crescita dell'Asia e del mondo emergente sono le maggiori accumulatrici di riserve in valuta estera e posseggono oro in quantità troppo scarse. Molti paesi stanno mirando ad un rapporto del 10% fra i lingotti d’oro ed il totale delle loro partecipazioni, per limitare la dipendenza dal dollaro e poter diversificare, tenendosi ben lontani dalle valute di carta.

La questione è di quanto queste Banche Centrali stiano aumentando le loro riserve d’oro. Nel 2011, al culmine del boom delle materie prime, ne acquistavano da 300 a 400 tonnellate l'anno. Queste quantità sono nettamente diminuite, quest’anno, e potrebbero essere vicine alle 100 tonnellate. Alcune Banche Centrali, inoltre, sono costrette a vendere per ripristinare le riserve in valuta, che hanno dovuto utilizzare per difendere le loro.

Le riserve totali della Russia, ad esempio, sono scese a 361 miliardi di dollari, dai 524 di soli 18 mesi fa, a seguito della crisi in Ucraina e del crollo del prezzo del petrolio.

Il rischio, per il mercato dell'oro, è che i paesi più vulnerabili potrebbero decidere di vendere le loro riserve ad un ritmo accelerato, una volta che la Fed dovesse stringere la morsa ancora di più [http://www.telegraph.co.uk/finance/11750522/Why-is-the-gold-price-falling-and-where-it-is-going-next.html].

I paesi emergenti hanno preso in prestito 4.500 miliardi di dollari USA e sono quindi vulnerabili ad una doppia stretta: l’aumento dei tassi d’interesse e del valore del dollaro.

Quello che minaccia di diventare un "margin call" [quando il valore dei beni dati in garanzia scende sotto ad un certo valore e deve essere ripristinato] per i debitori in dollari, potrebbe rimbalzare, come effetto secondario, sui mercati dell'oro. E quest’effetto potrebbe già essere iniziato.

Ambrose Evans Pritchard

 


Fonte: http://krugman.blogs.nytimes.com/

20.07.2015

 

La svalutazione dollaro

di Paul Krugman

 

Ricordate quando degli “artisti” del calibro di Paul Ryan [Deputato repubblicano neo-liberista] accusavano Ben Bernanke di stampare troppi soldi e intonavano solennemente che "non c'è nulla di più ingannevole che un paese possa fare, per i suoi cittadini, che svilire la sua moneta”?

La giustificazione per cotanto allarmismo si basava in gran parte sul fatto che i prezzi delle materie prime stavano aumentando notevolmente, dai minimi del 2009. I “soliti noti” sostenevano che fosse il presagio per una crescente inflazione globale.

E allora … guardare un po’ a quello che sta capitando, di recente, ai prezzi delle materie prime, compreso l'oro.

 

Questo significa che la deflazione incombe su di noi? Che è tempo di chiedere a Janet Yellen [Governatrice Fed] di mettere in funzione la macchina per la stampa?

Voglio dire … potrebbe anche essere che i “falchi dell'inflazione” abbiano imparato la lezione. Che si siano resi conto, in altre parole, che i volatili prezzi delle materie prime non possono essere una guida molto buona per la politica e che avrebbe senso, invece, concentrarsi sull’”inflazione di base” [senza i prodotti energetici ed alimentari]. Ma non ho visto alcun segno di ripensamento.

Oppure potrebbe anche essere che la fobia per l’inflazione sia semplicemente a tal punto profonda, che nessuna prova potrà mai scuotere il loro stato di paura permanente.

 

Paul Krugman

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Zerohedge

https://aurorasito.wordpress.com

20/07/2015

 

Il caso dell’oro mancante della Cina

di Tyler Durden

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Dopo la rivelazione ufficiale della Cina secondo cui, per la prima volta dall’aprile 2009, ha aumentato le riserve auree “solo” di 600 tonnellate, presumibilmente in un mese, cosa impossibile che conferma come anche la PBOC non solo trucchi i suoi libri, ma sia disposta a confermare ciò, molti si chiedono cosa realmente accade dietro le quinte della banca centrale, che secondo anche stime prudenti di Bloomberg, ha visto il suo oro triplicarsi ad oltre 3510 tonnellate. Forse la risposta è molto semplice: mentre molti ritengono che l’unica ragione per cui la Cina ha rivelato (parte delle) sue ultime riserve auree, rafforza ulteriormente la richiesta per l’ammissione al Diritto speciale di prelievo presso la FMI, la vera ragione per cui la PBOC può aver dichiarato al mondo che ha molto più oro sia semplicemente per sostenere il proprio mercato. Impossibile? Ricordiamo una citazione poco nota della Reuters del 3 luglio, proprio mentre le scorte cinesi precipitavano del 7% su base giornaliera, con indici dei futures fermi al limite minimo e la metà delle borse cinesi sospese: “Lo Shanghai Composite Index è crollato di oltre il 7,1 per cento all’avvio. La sessione mattutina si è conclusa con un calo del 3,3 per cento, a 3785,6 punti, verso una perdita settimanale di quasi il 10 per cento. “E’ un disastro borsistico. Se non lo è, cos’è?” ha detto Fu Xuejun, stratega della Huarong Securities Co. “Il governo deve salvare il mercato, non con parole vuote ma con veri argento e oro” disse, dicendo che la caduta in piena regola del mercato metteva in pericolo il sistema bancario, colpendo i consumi ed innescando l’instabilità sociale”. Forse tutto ciò che la PBOC ha fatto è seguire il consiglio di Fu e tirare delicatamente il sipario sul fatto che la sua vera partecipazione non ha altro motivo che ripristinare la fiducia nel bilancio e quindi stabilizzare il mercato. Per inciso, questo è esattamente ciò che dicemmo quando la PBOC stupì i media. Ricordiamo che la spiegazione ufficiale della SAFE della Cina fu una rivelazione inattesa: “L’oro come bene speciale, dai diversi attributi finanziari e vantaggi, insieme ad altre attività. aiuta a regolare e ottimizzare le caratteristiche di rischio del rendimento complessivo del portafoglio delle riserve internazionali. A lungo termine e da una prospettiva strategica, se necessario, regola dinamicamente le riserve internazionali di portafoglio, sicurezza, liquidità ed incremento del valore delle attività di riserva internazionale”. Come osservammo “la Cina ha dovuto attendere che il suo mercato azionario si arrestasse per presentare il “bazooka” della stabilità sistemica: l’oro. Perché rivelando l’aumento delle proprie riserve auree, la PBOC spera di fornire finalmente quel legame mancante che aumenterà la fiducia degli investitori, convincendoli ad acquistare nuovi titoli“. E ora che il sigillo è stato finalmente rotto dopo tanti anni, e dato che l’aggiornamento di oggi indica che le cifre sull’oro cinese sono chiaramente dettate da uno scopo politico specifico, rafforzare la fiducia, attendiamo che la PBOC inizi a diffondere ogni mese i dati sull’aumento dell’oro in suo possesso (soprattutto nei mesi in cui blocca il mercato) avvicinandoci sempre più alle vere riserve auree della Cina. Forse è un semplice caso che la PBOC riveli di possedere più oro di quanto previsto, solo per conservare un po’ di fiducia dopo aver intrapreso una serie inaudita di “tuffi di protezione”, pochi dei quali riusciti (almeno fino a quando le minacce di chiusura definitiva dei venditori sono emerse). Poi un’altra possibile spiegazione è offerta da Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph, citando l’analista della Sharps Pixley, Ross Norman, secondo cui “il livello di riserve auree annunciato dalla Cina sottostima in maniera massiccia i dati reali del Paese. “Pensiamo che abbia almeno il doppio, forse anche 4000 tonnellate”, ha detto. Secondo la Sharps Pixley un “cambiamento sismico” è in corso sul mercato dell’oro mentre il potere economico si sposta ad est aumentando i prezzi dell’oro nel frattempo”. “Una divisione dell’Esercito di liberazione popolare ha miniere d’oro da cui trasferisce il metallo al Ministero delle Finanze cinese, agendo da circuito commerciale normale. Il governo acquista l’oro direttamente dai produttori cinesi. Si tratta di una transazione interna e non è quindi necessariamente registrata nelle riserve estere della Cina”. Poi AEP prosegue citando David Marsh, del forum monetario OMFIF, secondo cui “la Cina rischierebbe d’inquietare il mercato dell’oro mondiale se rivelasse riserve per 2000 o 3000 tonnellate. Questo potrebbe essere interpretato come mossa ostile nei confronti del dollaro in un “momento delicato“.” E da un punto di vista puramente logico, sarebbe molto più ragionevole per la PBOC rivelare solo una frazione delle sue riserve auree, sia per stabilizzare il mercato azionario che per aumentare le possibilità di ammissione alla DSP, piuttosto che svelare l’intera cassaforte, soprattutto se ne vuole comprare altro: non ci vuole un genio per capire che si possono acquistare più beni e più economicamente se non si svela di aver accumulato enormi quantità di un determinato bene. Così la prossima domanda è se la Cina ha effettivamente più oro di quanto viene detto e se la PBOC semplicemente esponga le sue partecipazioni un mese alla volta, per qualsiasi motivo (soprattutto perché sappiamo che la PBOC non ha acquistato più di 600 tonnellate a giugno), allora dov’è questo oro “nascosto”, o meglio, dove va tutto l’oro della Cina, le migliaia di tonnellate sia delle miniere nazionali che importate negli ultimi cinque anni? Una risposta è data da Louis Cammarasno nel seguente post sul blog Smaulgld:

 

“Il caso dell’oro mancante cinese”

• La Banca Popolare di Cina aggiorna le sue riserve auree

• Le riserve auree cinesi aumentano di 604 tonnellate passando da 1054 tonnellate nel 2009 a 1658

• Molti osservatori si chiedono: ‘Tutto qui’?

• Dal 2009 la Cina ha estratto più di 2000 tonnellate d’oro e importato oltre 3300 tonnellate d’oro attraverso Hong Kong*.

• Dov’è finito?

 

Il caso dell’oro mancante della Cina

Il 17 luglio 2015 la Banca popolare di Cina (PBOC) ha aggiornato le riserve auree per la prima volta dal 2009. La PBOC ha riferito dell’aggiunta di 604 tonnellate d’oro alle riserve per un totale che passa da 1054 a 1658 tonnellate. L’annuncio è stato ampiamente anticipato dalla PBOC come pre-requisito alla domanda della Cina per aderire ai Diritti Speciali di Prelievo (“DSP”) del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Le riserve auree annunciate dalla Cina sono una quantità rispettabile ma di gran lunga inferiore a ciò che molti osservatori credono possieda. 1658 tonnellate d’oro sono sufficienti per il Fondo monetario internazionale? Avere maggiori riserve auree non serve per aderire ai DSP. L’Inghilterra è nei DSP ed ha poco più di 310 tonnellate d’oro. Abbiamo sostenuto che l’obiettivo primario della Cina non è l’accettazione dei DSP, ma piuttosto creare una struttura internazionale finanziaria parallela che rivaleggi con il FMI. Pensiamo che la Cina detenga parte del suo oro nella PBOC quale riserva, e il resto sia tenuto altrove in Cina. Le riserve auree aggiornate della PBOC sono cinque volte quelle inglesi e certamente sufficienti a dimostrare il peso finanziario richiesto per l’ammissione ai DSP. La PBOC non deve riportare migliaia di tonnellate d’oro per entrarvi, e non deve eclissare il principale partner commerciale, a questo punto, gli Stati Uniti (che dichiarano riserve auree per 8135 tonnellate).

 

Il recente aggiornamento della Cina delle proprie riserve auree la mettono al quinto posto tra le nazioni in possesso d’oro.

 

Come la Cina ha segnalato l’aggiornamento delle sue riserve auree

Inoltre le oltre 600 tonnellate d’oro delle riserva della PBOC sono presentate quale singola voce, nel giugno 2015! A differenza della Russia che riporta gli aumenti nelle sue riserve auree mensilmente (come noi cataloghiamo qui), la PBOC ha scelto d’includere l’intero aumento delle sue riserve auree dal 2009 in un solo mese.

 

La Banca Popolare Cinese presumibilmente ha aggiunto 1943 milioni di once di oro (circa 600 tonnellate) alle sue riserve a giugno.

 

Quanto oro c’è in Cina?

L’importo supplementare di oro che la PBOC ha riferito non sembra quadrare con i rapporti disponibili su produzione e importazione di oro cinese.

Produzione mineraria cinese

La Cina è ora la prima nazione del mondo per miniere d’oro e non l’esporta praticamente mai.

 

La Cina ha prodotto più di 2000 tonnellate d’oro dal 2009.

 

Riserve minerarie cinesi

Ce n’è molto di più laddove proviene! Il 25 giugno 2015, Zhang Bignan Presidente e Segretario Generale della China Gold Association presentò questa diapositiva al forum del London Bullion Market indicando che la Cina ha riserve minerarie di oro per circa 9800 tonnellate.

 

Secondo il Presidente e Segretario Generale della China Gold Association, la Cina ha più di 9800 tonnellate di oro nelle riserve minerarie.

 

Le importazioni di oro cinesi

La Cina ha anche di molto intensificato la importazioni di oro dal 2009. Dal 2010 al maggio 2015 le importazioni cinesi d’oro nette attraverso Hong Kong furono di oltre 3300 tonnellate.

 

Le importazioni di oro cinesi attraverso Hong Kong ammontano ad oltre 3300 tonnellate dal 2009. La Cina importa anche una quantità ignota, ma grande, di oro attraverso Shanghai.

 

Il commercio di oro cinese sul Shanghai Gold Exchange

Oltre a produzione e importazione di oro la Cina gestisce anche il Shanghai Gold Exchange (SGE) un importante hub commerciale di oro fisico. I prelievi di oro fisico dal SGE fino ad oggi, 2015, vanno oltre le 1200 tonnellate e oltre le 9000 tonnellate da gennaio 2009.

 

I prelievi di oro fisico dal Shanghai Gold Exchange vanno oltre le 1200 tonnellate dall’inizio del 2015.

 

Chi possiede l’oro cinese?

Se la produzione mineraria e le importazioni attraverso Hong Kong e Shanghai di oro cinese non finiscono alla PBOC, dove vanno?

 

Il popolo cinese

Una buona parte dell’oro cinese è in mano ai cittadini. La famosa follia “Da Ma” o le casalinghe cinesi che comprano ad ogni tuffo dei prezzi, presumibilmente detengono buona parte dell’oro della nazione. Alcuni stimano che i cittadini cinesi detengano migliaia di tonnellate d’oro. Una stima afferma che ne detengano 6000 tonnellate.

 

Banche pubbliche cinesi

Forse altro oro della nazione cinese si trova nelle altre banche statali, non necessariamente nella PBOC, come Agricultural Bank of China, Bank of China, China Construction Bank, China Development Bank e Industrial and Commercial Bank of China tutte situate, come la PBOC, a Beijing.

 

Il Fondo sovrano cinese

La China Investment Corporation (CIC) sempre a Bejiing, è un fondo sovrano responsabile della gestione di parte delle riserve in valuta estera della Repubblica Popolare cinese. La CIC ha 746,7 miliardi dollari di asset e riferisce al Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese.

 

Contabilità fuori bilancio?

La CIC ha 225,321 miliardi di beni finanziari e circa 3,130 miliardi di dollari in “altre attività” in bilancio. È possibile che alcuni di questi “attivi” siano in oro. La CIC ha tre filiali: CIC International (responsabile di azioni ed investimenti obbligazionari internazionali), CIC Capital (investimenti diretti) e Central Huijin (partecipazioni in istituzioni finanziarie ed imprese di proprietà statale cinesi).

Central Huijin detiene partecipazioni rilevanti in: Agricultural Bank of China (40,28%), Bank of China (65,52%), China Construction Bank (57,26%), China Development Bank (47,63%) e Industrial and Commercial Bank of China (35,12%). Per un Remnimbi sostenuto dall’oro 1658 tonnellate di riserve auree sono insufficienti, ma per l’ammissione ai DSP sono perfette. Se infatti la Cina detiene oro tramite la CIC e/o qualsiasi banche statale, la PBOC potrebbe inserire l’oro nel proprio bilancio per dimostrare, rapidamente e facilmente in un solo mese, più riserve auree con una singola voce.

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