"Il primo capitolo non è mio".

L'autore.

C'era una volta un principe bello come il sole. Viveva con il suo cane e il suo cavallo al margine di un bosco, in un castello dai muri grigi e dal tetto color malva (il tetto pareva verde perché era coperto di muschio). Viveva in solitudine e quella solitudine affliggeva i suoi giovani anni.

Una notte, mentre gironzolava nel parco e la luna, dolce e sorridente compagna (io credevo che fosse solo), accarezzava con un tenero sguardo (tenero come un pollo) le sommità dei grandi alberi mossi da una brezza tiepida e profumata (accidenti! come si esprime bene) incominciò a pensare che la vita è amara quando in fondo non c'è zucchero.

Allora una grande decisione si impadronì del suo cuore: partire (che è un po' come morire). Partire alla ricerca di quello zucchero così prezioso e raro (urrà! viva il mercato nero). L'indomani mattina all'alba, sellato il suo nero palafreno (non mi servo della pala per frenare) e poi montatogli in groppa, fuggì da quel luogo in altri tempi amato (tutto passa, tutto si scassa, soltanto il plexiglas resiste) ma ora detestato proprio per l'assenza di zucchero.

Cavalcò per valli e monti, per faticose e interminabili giornate. Attraversò paesi sconosciuti, incontrando bestie strane e imparando a conoscere i diversi costumi in uso presso le popolazioni del continente.

Un giorno, poiché pioveva, prese un para-pioggia e lo usò per ripararsi (e quindi niente più acqua). Poi la pioggia cessò ma la stanchezza lo colse e lui fu estremamente felice e contento di incontrare un letto massone (non appena lo tocca il mago Merlino).

Allora, così dice Dédé, si fermò in una locanda dove incontrò una bella principessa, la figlia del re Giaquarto.

Ma che ci fa una principessa in una locanda come questa? si chiese il cavaliere (che si chiamava Joseph). Forse lei ha dello zucchero. Chiamò con un cenno la fanciulla e le disse:

– Per il drago che vive nella foresta, per il vino che hai bevuto, per l'acqua che berrai, per il sangue della mandragora, indicami i mezzi che mi permetteranno di procurarmi dello zucchero.

La fanciulla arrossì, svenne e poi morì.

Così il cavaliere, triste come nei giorni più felici, cavalcò di nuovo il suo palafreno che lo condusse in un bizzarro paese...

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Capitolo due

La strada era bianca e il sole perforante e Joseph aveva l'impressione che ogni passo fosse una sofferenza per il suo palafreno. Ma non erano trascorsi neanche tre anni da quando avevano iniziato a marciare che apparve loro una conigliera in cui degli elfi danzavano canticchiando una romanza.

            Per i campi e per i monaci

            Che sollevano il sottanino

            Il tuo peritoneo mostraci

            Ti dirò chi sei...

L'aria languida e melanconica piacque a Joseph che fuggì al galoppo (il palafreno non sopportava l'aria).

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Capitolo tre

Senza alcun interesse.

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Capitolo quattro

a) Dunque Joseph cavalcò e fitte caddero su di lui le gocce di una nuvola scura. E aspro era l'odore di ozono che saliva dalla terra umida.

Cavalcò per molto tempo, e finalmente apparve l'ingresso della caverna...

b) "Questo stile fastidioso potrebbe impedire la comprensione di questa importante parte dell'opera..." così incominciava il libro che Joseph estrasse dalla sua fondina con l'intento di realizzare un pasto sostanzioso.

Si trattava di un libro di cucina del dottor de Pomiane. Joseph afferrò quindi il suo arco e si recò nel cortile attiguo alla caverna per cacciare un pollo.

Ma la strega che là viveva non ne fu contenta. Era gibbosa, aveva occhi cisposi e il suo labbro inferiore penzolava un bel po' sul suo mento. Inorridito, Joseph la uccise e se la mangiò insieme al pollo: era veramente affamato.

Dopo di che incominciò a esplorare questo nuovo territorio.

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