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23 giugno 2011

Offensiva Serrata Contro Flotilla 2

Offerto all’Onu di ispezionare le navi in partenza per Gaza ma Grecia, Germania e Usa ammoniscono i propri cittadini dal partecipare. Due deputati tedeschi si ritirano. L’ambasciatore israeliano a Washington parla del blocco della Striscia come di «questione di vita o di morte».

Roma, 23 giugno 2011, Nena News – Mentre centinaia di pacifisti e decine di giornalisti, parlamentari e personalità si preparano a salire a bordo delle 15 navi della Flotilla 2 «Stay Human» che nei prossimi giorni salperanno per la Striscia di Gaza, prosegue con un’intensità senza precedenti l’offensiva diplomatica israeliana contro la missione volta a violare il blocco navale attuato davanti alle coste della Striscia. Le pressioni, sempre più forti, hanno già spinto, qualche giorno fa, il governo turco del premier Erdogan ad imporre, di fatto, alla Ong islamica “Ihh” di ritirarsi dalla spedizione navale e di tenere ferma nel porto la nave Mavi Marmara che lo scorso anno fu arrembata da commando israeliani con un bilancio di nove civili turchi uccisi.

Riecheggiano le parole pronunciate ieri dall’ambasciatore israeliano a Washington, Michael Oren, che ha descritto il blocco di Gaza, navale e terrestre, come una «questione di vita o di morte» per Israele. Oren ha riaffermato che il blocco serve ad impedire al movimento islamico Hamas, che governa Gaza dal 2007, di «riarmarsi di missili e razzi» e che non può essere fatta «alcuna eccezione», inclusa la Freedom  Flotilla. Da parte sua l’ambasciatore israeliano al Palazzo di Vetro, Ron Prosor, in una lettera inviata al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha addirittura accusato le tre principali organizzazioni dietro la Flotilla – Campagna europea contro l’assedio di Gaza, Free Gaza Movement e l’International solidarity movement – di mantenere contatti stabili con formazioni «terroristiche». Prosor ha avvertito che la realizzazione della spedizione navale provocherà «conseguenze gravissime».

A nulla è servita la proposta fatta alle Nazioni Unite dalla coalizione di Ogn ed associazioni che sponsorizzano la Flotilla 2, affinchè funzionari internazionali ispezionino le navi prima della partenza per Gaza in modo da accertare l’assoluta assenza a bordo di qualsiasi arma o carico sospetto e il carattere pienamente pacifico della missione navale che mira a portare aiuti umanitari e solidarietà alla popolazione della Striscia sotto blocco israeliano (ed egiziano) dal 2007.

La pressione diplomatica israeliana ha visto nelle ultime ore la Germania, la Grecia e gli Stati Uniti ammonire con forza i propri cittadini dal prendere parte alla Flotilla 2. Due deputati tedeschi Annette Groth e Inge Hoeger, che erano a bordo della Mavi Marmara lo scorso anno, si sono fatti da parte. Il Dipartimento di stato Usa ha avvertito i 36 cittadini americani della “Audacity of Hope” – la nave statunitense che porta il nome di un famoso libro di Barack Obama – che le acque di Gaza sono «pericolose e instabili». Contro la partecipazione di ebrei americani si sono concentrati in queste ultime ore i coloni israeliani che attraverso il loro sito d’informazione, Arutz 7, hanno preso di mira l’avvocato del lavoro Richard Levy che in una dichiarazione di qualche giorno fa aveva definito «molto importante» la partecipazione di ebrei statunitensi alla Flotilla 2.

Un forte appoggio alla missione è invece giunto dal senatore dello Sinn Fèin irlandese, Trevor Ó Clochartaigh, che ha chiesto al ministero degli esteri del suo paese di agire subito per impedire che la Marina militare israeliana blocchi con la forza la flottiglia pacifista, su cui si imbarcheranno 20 irlandesi, tra i quali deputati, ex sportivi e attivisti dei movimenti pacifisti. Lo scorso anno una nave irlandese, la Rachel Corrie, venne bloccata in mare dagli israeliani e trainata al porto di Ashdod. Di recente si è aggiunta ufficialmente alla Flotilla anche una nave malese, alla quale ha fatto gli auguri il premier Datuk Seri Najib Tun Razak.

Della Freedom Flotilla 2 «Stay Human», dedicata all’attivista italiano Vittorio Arrigoni, assassinato due mesi fa a Gaza, fa parte anche la nave italiana «Stefano Chiarini», che porta il nome del giornalista del quotidiano Il Manifesto scomparso prematuramente nel 2007. Le altre imbarcazioni provengono da Francia, Gran Bretagna, Estonia, Lettonia, Svezia, Australia, Kuwait e Portogallo. Nena News

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