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27 giugno 2011

Freedom Flotilla 2 pronta a salpare
"Gli israeliani non ci fermeranno"
di Fabio Scuto

GERUSALEMME - Partiranno tra due-tre giorni - l'appuntamento è fissato al largo di Creta fra giovedì e venerdì - i battelli degli attivisti filo-palestinesi della "Freedom Flotilla" intenzionati a forzare il blocco navale israeliano e raggiungere la Striscia di Gaza. La partenza della missione, ridotta nel numero dei partecipanti e dei battelli dopo la "ritirata" degli attivisti turchi dell'Ihh, è stata ritardata di settimana in settimana. La data della partenza esatta della Flotilla è in qualche modo tenuta "coperta" dagli organizzatori. Da giorni in Israele c'è allarme per la nuova missione, dopo gli avvenimenti tragici 1 che segnarono quella dello scorso anno in maggio, quando i commandos israeliani assaltarono il traghetto Mavi Marmara provocando nove morti fra i passeggeri che ingaggiarono una battaglia sul ponte con i soldati determinati a impedire l'arrivo delle imbarcazioni nella Striscia sotto assedio da tre anni.

Quest'anno le autorità israeliane non si sono fatte prendere alla sprovvista e diverse esercitazioni sono state fatte in mare per simulare il blocco delle imbarcazioni senza l'uso di armi letali. La riunione del Gabinetto ristretto israeliano presieduto dal premier Benjamin Netanyahu ha impartito direttive precise al comando navale: fermare "con risolutezza la Freedom Flotilla 2" e agire "per quanto possibile, riducendo al minimo lo scontro con coloro che si trovano a bordo delle navi". Quindi Israele non intende modificare la sua posizione: al convoglio navale sarà impedito l'accesso via mare alla Striscia.

E' trapelata la notizia che il governo israeliano ha raggiunto un accordo con quello egiziano per "dirottare" i battelli verso il porto di El Arish (50 chilometri dal confine con Gaza) per poi eventualmente far proseguire gli aiuti umanitari verso la Striscia via terra attraverso il valico di Rafah. O in alternativa si appresta a offrire alla Flottiglia di raggiungere il porto israeliano di Ashdod (10 chilometri da Gaza), dove gli aiuti potrebbero essere sbarcati per essere controllati e poi autorizzati a entrare attraverso il valico di frontiera di Erez - l'unico rimasto in funzione.

La volontà degli attivisti sembra essere quella di forzare il blocco navale di Gaza, come confermato durante una conferenza stampa tenuta ad Atene. "Le navi sono pronte", hanno fatto sapere gli organizzatori, precisando di aver ricevuto molte pressioni non solo da Israele ma anche dall'amministrazione Usa, ma "siamo ottimisti poiché abbiamo dalla nostra la volontà della gente". "Stiamo per salpare, abbiamo dieci navi e non ci fermeranno. Se cercheranno di bloccarci fisicamente, ci riproveremo di nuovo e poi ancora di nuovo", ha assicurato Dror Flyer, capo della missione svedese. Il giallista svedese Henning Mankell che sarà a bordo di una delle imbarcazioni ha aggiunto che gli attivisti non daranno comunque informazioni dettagliate fino a quando non saranno in alto mare. "Un buon mago - dice lo scrittore - non rivela mai i suoi trucchi fino all'ultimo momento". Gli attivisti italiani che partecipano alla missione sono in tutto una decina, tra loro il vignettista Vauro e il fotografo Tano D'Amico, viaggeranno a bordo della "Stefano Chiarini", dove saranno imbarcati anche olandesi e tedeschi.

In aperta polemica col governo, il quotidiano Haaretz ha consigliato nel suo editoriale di autorizzare il transito della Flottiglia. Il giornale scrive che Israele ha in parte ragione quando sostiene che gli aiuti umanitari possono essere inoltrati a Gaza via terra e che dunque l'impatto della Flottiglia è essenzialmente simbolico. Ma stando così le cose Israele sbaglia a vedervi un "casus belli" e farebbe bene - conclude il quotidiano - a lasciare che le imbarcazioni passassero indisturbate.

E' stata rivista anche la decisione di punire i giornalisti imbarcati sulla Flottiglia, ai quali in un primo momento l'ufficio stampa del primo ministro aveva comunicato che sarebbero stati banditi per dieci anni da Israele. Dopo una decisa lettera di protesta all'ufficio di Netanyahu firmata da tutti i corrispondenti stranieri in Israele, il governo ha annunciato che  "il premier ha deciso di riconsiderare la decisione", di fatto annullando la minaccia.

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