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2 novembre 2011-11-03

Ed ora qualche mia considerazione personale...
di Silvia Todeschini

Credo di averlo detto diverse volte, che il mare è la cosa più bella di Gaza. E lo è perchè qui sappiamo, lo crediamo fermamente, che di la del mare ci sono persone che ci supportano, che combattono al nostro fianco. La vostra lotta è la nostra lotta. La vostra libertà è la nostra libertà. Ed ogni vostra vittoria è una vittoria anche nostra.

Guardando il mare certe volte ci penso, a quelli che stanno di la. Oggi, quelli che stanno di la ci vengono a trovare, qui a Gaza. Hanno preso le barche e ci vengono a fare visita. Ho sentito che portano anche un regalo, che portano medicine. A me, qullo che importa, è che qualcuno venga a trovare la gente di Gaza. Mi hanno detto che su quelle barche ci sono anche un palestinese della Cisgiordania, Israele ha impedito ai palestinesi di Gaza di incontrare quelli della Cisgiordania, è bello averlo qui a Gaza, è bello che riesca a venire. È un ragazzo, ma è un ospite importante, anche Rana (“speaking person” qui a Gaza per Freedom Waves) mi diceva ieri che non vedeva l'ora che arrivasse, finalmente si può riunire quello che Israele ha spezzato.

Però, ho pensato, agli ospiti bisogna offrire il meglio, i posti migliori, i sedili più comodi. Adesso gli ospiti stanno arrivando e, giusto poco fa, mi è sembrato di sentire chiaramente due bombe, poi ho scoperto che erano solo sound bombs. Gli aerei da guerra continuano a volare in cielo. Io vorrei dare il succo della frutta migliore per gli ospiti a cui tengo, le più buone leccornie che so cucinare. Questa gente di Gaza vorrebbe accoglierli come si fa con un fratello che non si vede da molto tempo, come uno che è stato esiliato e torna a casa. Come si fa ad accogliere gli ospiti sotto le bombe? Sotto gli spari dei cecchini? Sotto i droni? Se sono a casa mia, riordino e preparo cose buone da mangiare, se viene un ospite importante. Questi palestinesi di Gaza vorrebbero, io dico, fare lo stesso. Ma qui sembra che non possano fare come se fossero a casa loro.

Si chiama occupazione.

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