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28/08/2012

“Rachel Corrie morì per sbaglio”

Confermata anche in sede civile la linea di Israele

Il 16 marzo 2003, durante la seconda Intifada, l’attivista americana di Olympia, Washington State, Rachel Corrie era a Rafah, al confine egiziano-palestinese insieme all’International Solidarity Movement, collettivo di impegno pro-palestinese, venne uccisa da un bulldozer israeliano che le passò sopra mentre stava cercando di interporsi fra il mezzo blindato e le baracche dei palestinesi che Tel Aviv aveva dato ordine di demolire.

L’INCIDENTE - Incidente, disse il giudice: Rachel era salita su un cumulo di detriti scavato dal bulldozer per mostrare la sua presenza all’operatore di macchina, poi, per qualche motivo, ne era discesa (caduta, secondo i compagni di Rachel per un sommovimento causato dalla ruspa) e si trovava sotto di esso.

L’operatore di macchina premette l’acceleratore e la lama la travolse; pare che poi la ruspa le passò sopra ulteriormente, in retromarcia. A quel tempo, ricorda il Guardian, “le demolizioni erano comuni”, nell’ambito del ciclo di violenza sempre più imponente da entrambe le parti. La Tsa’hal, Israeli Defence Force, l’esercito israeliano, affermava che le case da demolire “erano rifugio per militanti e per armi, e venivano utilizzate per nascondere i contrabbandieri e i loro tunnel oltre il confine. I gruppi dei diritti umani affermano che le demolizioni non erano altro che punizioni collettive indiscriminate”.

NESSUNA RESPONSABILITA’ - La versione dell’esercito israeliano, che un mese dopo accollò l’intera responsabilità della vicenda al comportamento “illegale, irresponsabile e pericoloso” della Corrie: la corte civile ha confermato questo impianto. “La morte non è stata causata dalla negligenza dello stato israeliano o dell’esercito, secondo il giudice”, scrive il Guardian: “La morte di Corrie è stata un’incidente per il quale lo stato di Israele non è da ritenersi responsabile”, afferma il giudice di Haifa. “Nessuna colpa è da reputarsi esistente riguardo l’indagine interna all’esercito israeliano. Il pilota non poteva vedere l’attivista, che poteva invece salvarsi portandosi fuori dalla zona del pericolo come qualsiasi altra persona ragionevole avrebbe fatto. Nessun risarcimento sarà pagato, ma la famiglia non dovrà pagare le spese processuali”.  Tornano a casa senza alcun risultato i genitori di Rachel Corrie, che avevano citato lo stato israeliano di aver ucciso “illegalmente o colposamente” la ragazza. Secondo l’operatore del bulldozer, la prima volta in cui vide la ragazza fu quando “stava già morendo”.