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7/2/2012

Turbati, illegali, irrisolti: i coloni israeliani in terra straniera
Traduzione di Stefano Di Felice

Violenza, abusi, irresponsabilità, odio: questi sono oggi gli elementi che caratterizzano la vita della comunità all’interno della Cisgiordania occupata, dove 518.974 coloni (1) risiedono all’interno di 200 (2) insediamenti illegali. Noam Chomsky: “Gli insediamenti occupano oltre il 42% dei Territori palestinesi occupati (oPt), senza contare la valle del Giordano in fase di occupazione (3)”. Le stime sulla colonizzazione variano dal 42% riportato da Chomsky e B’Tselem, al 60% fissato da Human Rights Watch.

Circa mezzo milione di coloni, o, meglio, di colonizzatori, occupano ora abusivamente la terra palestinese, rannicchiati in accampamenti recintati su terra rubata, marchiata di bianco e blu. Gli insediamenti, rumorosamente appollaiati sulle cime delle colline, in camere con vista, o prosperanti in verdi valli, strisciano in maniera vergognosa attraverso la Cisgiordania e la città santa di Gerusalemme Est, Ovest, Nord e Sud; la città della pace.

Jimmy Carter: “L’occupazione e la confisca di terreni palestinesi che non appartengono a Israele, la fondazione, su tali terreni, di insediamenti, la colonizzazione di quella terra, e il collegamento di tali isolati ma numerosi insediamenti (circa 200) tra loro per mezzo di autostrade, sulle quali i palestinesi non possono transitare, e che spesso non possono nemmeno attraversare. La persecuzione dei palestinesi sotto l’occupazione (israeliana): tutto ciò rappresenta uno dei peggiori esempi di deprivazione dei diritti umani”.

Dentro la West Bank, fuori dalla legge

La costruzione di un solo insediamento è illegale. Questo è un fatto ben noto, un dato sottoscritto da Israele, nonché un dato della legge internazionale. L’articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra del 1949, firmato da Israele nel 1949 e da esso ratificato nel 1951, e di cui gli Stati Uniti sono parte contraente, “mira a proteggere i civili nelle mani del nemico, in particolare coloro che risiedono in territori occupati (4), e proibiscono esplicitamente a una potenza occupante di trasferire i propri civili in territori occupati” (corsivo mio). Fondazione per la pace in Medio Oriente (Fmep).

Le convenzioni di Ginevra, approvate e adottate dopo la seconda guerra mondiale, sono “una delle principali fonti delle leggi umanitarie internazionali, e sono vincolanti (corsivo mio) tra i 189 Stati firmatari” (Fmep), e ciò vuol dire che non le si possono semplicemente ignorare. In quanto parte della Convenzione di Ginevra, gli Stati Uniti sono obbligati a “rispettarle e ad assicurare che esse vengano rispettate in ogni circostanza” (5) (corsivo mio). Israele e gli Stati Uniti, due paesi aderenti alle convenzioni, si sono rifiutati di partecipare, nel dicembre 2001 a Ginevra, a una conferenza sull’applicazione delle leggi umanitarie nei Territori palestinesi occupati. Un’assenza scandalosa da parte di due tra i principali “costruttori” – non di pace, ma di conflitti, muri di separazione e unità abitative israeliane.

“Nonostante questo divieto, quasi mezzo milione di ebrei israeliani si sono trasferiti, supportati dal governo israeliano, negli insediamenti costruiti dallo stesso governo nei Territori palestinesi occupati, e nel territorio di Gerusalemme Est formalmente annesso, mossa questa non riconosciuta da nessun altro governo del mondo” (6).

I coloni vivono in maniera illegale, spesso manifestando comportamenti violenti, aiutati in ogni modo dai sussidi della Knesset “che dà loro numerosi benefici: in ambito abitativo, ai coloni è consentito acquistare appartamenti di qualità a basso costo, con concessione automatica di mutuo agevolato. Anche in ambito educativo sono loro concessi ampi benefici, quali l’istruzione gratuita dai tre anni di età, la giornata scolastica ampliata, il trasporto scolastico gratuito e gli stipendi più alti per gli insegnanti. In ambito industriale e agricolo sono garantiti garanzie e sussidi, nonché l’indennizzo sulle tasse imposte sui loro prodotti dall’Unione europea. In ambito contributivo, è loro imposta una tassazione significativamente inferiore di quella delle comunità all’interno della linea verde, e sono inoltre previste, per i coloni, maggiori sovvenzioni di bilancio, per aiutare a coprire i disavanzi” (7).

Questi sussidi sono poco più che tangenti, grazie a mamma oca gli Stati Uniti. Chomsky: “Noi (gli Usa) paghiamo per loro (costruzioni per coloni, sussidi, sicurezza). Smettiamo di pagare, di aiutarli, di finanziarli. Smettiamo di consentire alle Forze di difesa israeliane di restare nei loro territori. I coloni sono sovvenzionati per restare lì (negli oPt). Se le sovvenzioni vengono revocate, loro dovranno affrontare la realtà di non essere i “signori della terra”, e se ne torneranno in Israele”.

Israele, tuttavia, ignora impunito i molti e vari accordi vincolanti: tale è l’arroganza dell’aggressore. Tzipi Livni affermò, da ministro degli esteri israeliano: “Sono un avvocato e sono contro la legge, contro la legge internazionale in particolare”. Norman Finkelstein commentò che ella “aveva buone ragioni per fare una tale affermazione: secondo il diritto internazionale Israele perderebbe Gerusalemme, la Cisgiordania e Gaza, gli insediamenti e dovrebbe permettere il diritto al ritorno dei profughi” (8). C’è, nel mondo, una luce crescente di libertà e unità, signora Livni: essa viene riflessa dalla spada purificatrice della giustizia e della legge, internazionale o nazionale. Ignorala pure a tuo rischio, Israele.

Israele è aiutato, sostenuto e rifornito con parole, azioni e armi, dagli Stati Uniti. Nel 2011 gli Usa hanno rifornito Israele con almeno 8,2 milioni di dollari al giorno in armamenti (9). Chi cavalca il fucile su ogni trattato, convenzione o nazione – il Grande fratello americano, consente a Israele di dissentire, incoraggiando la violazione del diritto internazionale e dando il buon esempio. Basti ricordare il verdetto della Corte di giustizia internazionale del 1984, contro gli Stati Uniti e a favore del Nicaragua. Come dice Noam Chomsky, “l’America era stata condannata dalla Corte internazionale per ciò che venne definito ‘illegale uso della forza per fini politici’, in altre parole per terrorismo internazionale. Decine di migliaia di persone furono uccise e il paese sprofondò in rovina, forse oltre ogni possibilità di recupero. La Corte di giustizia internazionale ordinò agli Usa di porre fine ai crimini e di pagare consistenti risarcimenti” (10). Gli Stati Uniti ignorarono la corte e continuarono come prima, anzi incrementando il terrore. A quanto pare il diritto internazionale viene applicato ad alcuni e ad altri no. ‘Non fare al prossimo ciò che non vorresti sia fatto a te’. Buona idea, a meno che non si tratti di Israele o Stati Uniti.

Nel febbraio 2011 gli Usa posero il veto a una risoluzione proposta dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che chiedeva a Israele di “porre fine alle politiche illegali di promozione degli insediamenti nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est (Human Rights Watch) (11).

Facendo ciò essi minarono il diritto internazionale e diedero il segnale verde, o, sarebbe meglio dire, il bianco e blu, ai loro delegati medio orientali, nel continuare a commettere crimini ampliando la costruzione degli insediamenti, la colonizzazione della e nella West bank, l’annessione di Gerusalemme.

Nel rapporto Onu (Unsciipa) (12), le preoccupazioni dell’Assemblea generale sono evidenti. “Nonostante i ripetuti appelli della Comunità internazionale, e nonostante l’illegalità degli insediamenti, lo Stato di Israele continua a espandere gli insediamenti nei Territori palestinesi occupati e a Gerusalemme Est, violando i propri obblighi legali internazionali (corsivo mio). Il rapporto procede: “Israele viola il diritto umanitario internazionale, le risoluzioni dell’Onu in materia, gli accordi conclusi tra le parti e gli obblighi della Road map stabiliti dal quartetto per il Medio Oriente”.

Il conflitto

Gli scontri tra i coloni illegali della Cisgiordania, una linea disegnata sulla sabbia nel 1967 – che mura e recinta i palestinesi nelle loro case, nella loro terra, nelle loro scuole e moschee – crescono e si intensificano. Il rapporto delle Nazioni Unite chiarifica la gravità del problema: “Molti di questi incidenti sono atti apertamente rivolti contro i civili e la comunità palestinese, con l’uso di pallottole, con la distruzione e la negazione di ”accesso alle proprietà, con assalti fisici e il lancio di pietre. Alcuni degli incidenti hanno causato la morte o il ferimento di palestinesi”.

Secondo l’Associazione internazionale a difesa dell’infanzia (Dci) “si è verificato un forte incremento di violenza dei coloni contro i bambini. Dal mese di maggio 2011, il Dci ha documentato 19 casi di violenza contro bambini a opera di coloni, due dei quali con esito mortale” (13).

Due casi di omicidio. Due bambini uccisi per mano di colonizzatori.

Troviamo nel rapporto Onu (Unsciipa) quanto segue: “Dal settembre 2010 al maggio 2011 si sono registrati 5 casi di omicidio (3 dei quali di bambini) e più di 270 casi di ferimento di palestinesi da parte dei coloni israeliani: la mancanza di responsabilità per i coloni israeliani continua. Le Forze di difesa israeliane (Fdi) non solo vennero meno alla protezione dei palestinesi ma, come dimostrano casi documentati, furono direttamente coinvolte nelle violenze perpetrate contro i palestinesi”. Dice Noam Chomsky: “Noi (gli Usa) ora abbiamo negli oPt un esercito neocoloniale, le Fdi, che controlla la popolazione”. (14)

I seguenti esempi scioccanti di violenza da parte di coloni, monitorati dall’Ufficio dell’Alta commissione per i diritti umani (Ohchr), sono riportati nella relazione delle Nazioni unite: essi illustrano la violenza che i Palestinesi soffrono per mano dei coloni israeliani, e sono solo alcuni casi eclatanti tra le atrocità da loro commesse nei confronti di uomini, donne e bambini palestinesi, dei loro luoghi di culto e delle loro scuole. Eccoli, per la vergogna dei “coloni”.

“Il 7 marzo 2011, un gruppo di almeno 12 coloni dell’”avamposto” di Esh Kodesh, nel nord della Cisgiordania, attaccarono i palestinesi dell’adiacente villaggio di Qusra. Tre coloni erano armati di pistole e due fucili mentre gli altri brandivano mazze da baseball e spranghe di metallo. Uno di loro aveva un cane. I coloni, prima lanciarono pietre ai palestinesi e spararono dei colpi in aria, e poi li aggredirono fisicamente. Le Forze di difesa israeliane arrivarono circa 30 o 45 minuti dopo, ma esse agirono a supporto dei coloni. Un palestinese fu colpito da una pallottola al polso sinistro. Un soldato delle Forze di difesa sparò a un altro palestinese alla gamba, da una distanza di trenta metri. Atterratolo, si avvicinò e lo colpì a distanza ravvicinata all’altra gamba. Mentre cercava di fuggire, la vittima fu colpita alla gamba e al volto da un colono, con un bastone di legno, alla presenza del militare delle Forze di difesa che gli aveva appena sparato. Un altro militare colpì alla testa un altro palestinese con il calcio del fucile, e una volta caduto a terra, il militare stesso e un colono iniziarono a prenderlo a calci”.

“Il 27 gennaio (Giorno della Memoria, ndr) 2011, un diciottenne palestinese, mentre stava facendo pascolare le capre sul terreno di sua proprietà, fu ucciso a bruciapelo da un colono su suolo palestinese a sud del villaggio di Iraq Burin. Le sequenze dell’assassinio, riprese da una telecamera di sorveglianza, apparvero su numerosi media. Il 15 febbraio 2011, un altro diciottenne palestinese, del villaggio di Jalud – circondato da sei insediamenti israeliani e da “avamposti” -, a sud di Nablus, fu colpito da un proiettile allo stomaco (15).

La violenza dei coloni (secondo le Nazioni Unite) non è un’attività criminale casuale; è dettata dall’ideologia, è organizzata. Il suo scopo è di affermare il dominio dei coloni su un territorio”.

Il metodo israeliano di soppressione, controllo e terrore, è organizzato e sistematico; “politiche e pratiche”, così le definiscono le Nazioni Unite . La costruzione di insediamenti, il furto di terra (le Nazioni Unite, diplomaticamente, lo definisce “confisca”), lo “zoning” – un termine che evoca immagini di manipolazione sociale, etnica e razziale, o di pulizia. Aggiungiamo a questo lo sfratto dalla propria terra e la pratica barbara di demolizioni di case, e abbiamo un miscuglio di controllo, vittimizzazione e criminalità, gettato come un mantello tossico sulla vita dei palestinesi e come un’ombra sulla loro storia.

Nei loro siti

I siti degli insediamenti, come tutto ciò di cui le Forze di occupazione israeliane si occupano, sono scelti con cura, sulla cima di colline affacciate su vallate, su palestinesi e beduini. Una costellazione demografica: una colonia si fonde con l’altra, i punti si uniscono e si forma una linea. La linea diventa un triangolo, e il triangolo una stella a sei punte, conficcata a fondo nel terreno palestinese annaffiato di fresco. Una stella che svolazza a scopo intimidatorio, mentre i coloni se ne stanno sopra la collina e al di sopra della legge: un’aquila che tiene d’occhio i palestinesi nella loro stessa patria. E da quell’altezza, i coloni sistemano gli scarichi “che liberano i liquami grezzi, che vanno a contaminare i pozzi e rendono l’acqua non potabile e non adatta per scopi agricoli” (Imemc) (16).

Vite parallele

In Cisgiordania abbiamo due stili di vita paralleli: le vite dei palestinesi, controllate, ingiuste, spaventose dietro le mura erette nella loro patria a scopo di servitù. E la vita comoda e fiorente dei coloni, nei loro accampamenti alberati. Le palme e i giardini oltremodo colorati creano un’immagine da parco a tema di bellezza artificiale su un terreno di battaglia, di odio e ingiustizia.

L’Associazione internazionale a difesa dell’infanzia (Dci) afferma che “oltre il 90% degli incidenti causati dalla violenza dei coloni, indagato dalle autorità israeliane, viene chiuso senza la notifica di alcuna imputazione. C’è una doppia misura giudiziaria, nella West Bank. I coloni rispondono al diritto civile israeliano, con tutti i diritti che uno stato democratico garantisce loro. I palestinesi sono invece governati da una serie di ordini militari all’interno di un sistema militare, che li depriva dei diritti garantiti ai loro vicini, i coloni israeliani. Questo doppio sistema di diritto discrimina i palestinesi” (17).

Un vero e proprio “doppio sistema”; recentemente Human Rights Watch ha documentato un sistema duale per palestinesi ed ebrei israeliani in oltre il 60% del territorio della West Bank controllato da Israele, e a Gerusalemme Est. La condotta israeliana nega deliberatamente i servizi di base ai palestinesi, causando enormi disagi, impedendo la costruzione di case e infrastrutture per la loro comunità e punendo chi non rispetta i divieti. Al contrario, per gli insediamenti ebraici sono previsti vantaggi finanziari generosi e infrastrutture. Una tale diversità di trattamento non presenta alcuna logica collegata alla sicurezza, ma è fondata unicamente su proibizioni in base razza, etnia e origini nazionali” (18).

Un sistema bi-livello di ingiustizia, crudeltà e controllo. Se potessero, imbottiglierebbero i raggi del sole e ne razionerebbero l’uso. Hanno rovesciato il giorno e la notte, e nel buio della divisione, dell’odio e della violenza, marciano fuori tempo con gli uomini e le donne di buona volontà, che vorrebbero portare pace e armonia nel territorio. Fuori tempo con i venti del cambiamento che portano l’umanità sulla via della pace e dell’unità, fuori sincrono rispetto al destino delle nazioni di vivere in sicurezza, fianco a fianco, come sancito dal diritto internazionale.

Un doppio sistema in cui un colono spara e uccide, impunemente, un palestinese innocente, come nel caso del diciottenne palestinese che faceva pascolare le capre (19). Un sistema che consente all’esercito israeliano di trattenere in detenzione un bambino di sei anni che stava andando al negozio del quartiere per conto del nonno: “Hanno trattenuto il bambino per quattro ore nella vicina stazione di polizia (presso la cittadina di al-Esawiya), e lo hanno interrogato, cercando, con intimidazioni, di farsi dire i nomi dei giovani che gettavano pietre ai soldati”, raccontò Mohammed ‘Ali Dirbas dopo il “rapimento”. “La polizia ha cercato di terrorizzarmi, ma non mi fanno paura: devono abbandonare la nostra terra” (Imemc).

Le Nazioni Unite terminano la loro ottima relazione dettagliata (Unsciipa) con sei raccomandazioni ben articolate. Tutte le raccomandazioni andrebbero applicate immediatamente. Le due misure fondamentali sono:

1.             Il governo israeliano dovrebbe adattare le proprie linee politiche e le proprie pratiche ai suoi obblighi giuridici internazionali e agli impegni assunti nell’ambito della Road map, così come esso dovrebbe accogliere i ripetuti appelli della comunità internazionale a un blocco completo dei trasferimenti della propria popolazione civile nei territori occupati, e a un congelamento completo di tutte le attività di insediamento in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, e dovrebbe smantellare immediatamente tutti gli “avamposti”.

2.            Il governo israeliano dovrebbe prendere tutte le misure necessarie per prevenire gli attacchi dei coloni israeliani contro i civili palestinesi e le loro proprietà in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Graham Peebles

Director

The Create Trust

London 2012

 

1 The Palestinian Central Bureau of Statistics (PCBS)

2 Jimmy Carter. Interviewed on EVTV1. See – ‘Peace Not Apartheid’ by Jimmy Carter Noam Chomsky From ‘a conversation with Noam Chomsky at MIT 2/09/2010

3 The four Geneva Conventions were adopted in 1949 by the representatives of 48 states convened at Geneva

4 Foundation for Middle east Peace

6 Human Rights Watch (HRW) February 2011

7 Foundation for Middle east Peace

8 Norman Finkelstein. November 15, 2011 occupied Palestine

9 If only Americans knew

10 Noam Chomsky. 9-11 Seven Stories.

11 Human Rights Watch

12 UN report of the Special Committee to Investigate Israeli Practices Affecting the Human Rights of the Palestinian People and Other Arabs of the Occupied Territories (UNSCIIPA) September 2010

13 Defense for Children International (DCI)

14 Noam Chomsky From ‘a conversation with Noam Chomsky at MIT 2/09/2010

15 UN report of the Special Committee to Investigate Israeli Practices Affecting the Human Rights of the Palestinian People and Other Arabs of the Occupied Territories (UNSCIIPA) September 2010

16 IMEMC

17 Defense of Children International

18 Human Rights Watch (HRW) February 2011

19 UN report of the Special Committee to Investigate Israeli Practices Affecting the Human Rights of the Palestinian People and Other Arabs of the Occupied Territories (UNSCIIPA) September 2010.

OHCHR monitored case

 

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