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lunedì 29 ottobre 2012 11:07

A novembre la Palestina torna all'Onu

Abu Mazen chiederà lo status di membro osservatore il 15 o il 29: "Non temiamo le minacce israeliane". L'OLP invia un documento all'Europa per chiederne il sostegno.

Roma, 29 ottobre 2012, Nena News - A novembre la Palestina torna alle Nazioni Unite per chiedere il riconoscimento come osservatore, nonostante le minacce israeliane e americane di taglio dei fondi. 

Lo hanno reso noto ieri alcuni funzionari dell'Autorità Palestinese: il presidente Abbas sarà a New York a novembre - il 15 o il 29 - , ad un anno dalla richiesta di riconoscimento della Palestina come Stato membro, richiesta arenatasi in Consiglio di Sicurezza. Il veto statunitense bloccò nel settembre 2011 il tentativo palestinese. Oggi Abbas ci riprova abbassando il tiro: l'obiettivo è ottenere il via libera dell'Assemblea Generale dell'Onu al riconoscimento della Palestina come membro osservatore, status oggi affidato all'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).

"Andremo alle Nazioni Unite, nonostante le minacce - ha detto Tawfik Tirawi, membro di Fatah - Sappiamo che Israele prenderà misure punitive contro di noi se ottenessimo lo status, ma questa è la nostra scelta e non ci tiriamo indietro". 

Con molta probabilità la Palestina dovrebbe strappare il sì dell'Assemblea: la maggior parte degli Stati membri ha già riconosciuto individualmente i Territori Occupati (Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est) come Stato e Ramallah si attende tra i 150 e i 170 voti a favore. Un sì che non modificherà la realtà dei fatti: l'occupazione non cesserà dopo il voto e la Palestina non sarà uno Stato indipendente. Ma Ramallah spera in questo modo di aver accesso ad altri corpi delle Nazioni Unite, in primo luogo la Corte Penale Internazionale per poter accusare ufficialmente Israele di crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale.

Da mercoledì l'OLP sta distribuendo ai governi europei un documento in cui spiega nel dettaglio la richiesta palestinese all'Onu e sottolinea le preoccupazioni per probabili ripercussioni finanziarie e diplomatiche: "La Palestina chiede al mondo di riaffermare che i palestinesi non sono un'eccezione al diritto internazionale - si legge nel documento - e che non verremo puniti per un'iniziativa pacifica, politica e diplomatica che si fonda sul diritto internazionale".

Le date possibili per la richiesta, il 15 o il 29 novembre, non sono state scelte a caso: il 15 novembre è l'anniversario della Dichiarazione di Indipendenza della Palestina, avvenuta ad Algeri nel 1988. E il 29 è l'anniversario della partizione del territorio palestinese stabilita dalle Nazioni Unite nel 1947 in due Stati, uno ebraico ed uno arabo. L'inizio del conflitto.

Immediata la reazione israeliana che da tempo avverte in maniera spasmodica il mondo sul pericolo di un simile riconoscimento: Israele - sostenuto strenuamente dall'alleato statunitense - ha sempre definito il tentativo palestinese alle Nazioni Unite un "passo unilaterale" che mina i negoziati. Ma il "dialogo" è inesistente, un processo di pace fasullo che ha portato solo al peggioramento della situazione dei Territori Occupati.

Tra le richieste palestinesi per sedersi nuovamente al tavolo con Israele c'è il congelamento del progetto coloniale e della costruzione incessante di colonie in Cisgiordania. Ma nessun governo israeliano, di qualsivoglia colore politico, ha mai messo in discussione la colonizzazione, e tantomeno intende farlo a pochi mesi dalle elezioni politiche. Nena News