Ma’an
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12/12/2013

Oms preoccupata per la crisi sanitaria di Gaza
Traduzione di Elisa Proserpio

BetlemmeDomenica 8 dicembre 2013, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso preoccupazione per la crisi sanitaria nella Striscia di Gaza, perché la struttura sanitaria fatica a far fronte alle gravi carenze nelle forniture di base.

“L’accumulo di carenze nelle forniture di base a Gaza sta portando a un rapido deterioramento dei fattori socio-sanitari critici per una popolazione di 1,7 milioni di palestinesi”, sostiene l’Oms. A Gaza sono esaurite più del 30% delle medicine e il 50% delle forniture mediche usa e getta, mentre i grandi generatori usati per dare energia agli ospedali durante le 14 ore di interruzione della fornitura elettrica subiscono guasti frequenti.

Questo mese, riferisce l’Oms, uno dei due generatori che danno energia all’Ospedale Europeo di Gaza si è danneggiato. Negli ultimi mesi, gli ospedali governativi hanno ridotto le operazioni di chirurgia non urgenti di almeno il 50%, per conservare carburante e forniture mediche per i casi di emergenza.

Le interruzioni di corrente influenzano direttamente e indirettamente anche la salute degli abitanti di Gaza, perché vengono ridotte le forniture di acqua, le pompe per i liquami non riescono ad operare e il trasporto stradale per la rimozione dei rifiuti solidi diventa meno frequente. “Le gravi e prolungate interruzioni di carburante, elettricità e medicine insieme alla diffusione della povertà hanno origine da sei anni di forti restrizioni per le persone e per le merci, da e verso i confini di Gaza”, ha riferito l’Oms. La mancanza di medicine origina in parte anche a causa delle carenze nel magazzino di stoccaggio principale, come conseguenza del deficit nel budget dell’Autorità Palestinese, e dalla mancanza di donazioni mediche e delle missioni che arrivavano a Gaza dal mondo arabo.

“L’Oms fa appello per soluzioni sistematiche a lungo termine nei confronti della cronica crisi umanitaria di queste carenze, al posto di aiuti a breve termine, che alleviano ma non riescono a migliorare le questioni socio-sanitarie critiche sottostanti di Gaza”.

Domenica, Jamal Dardasawi, il direttore delle pubbliche relazioni per la maggiore autorità elettrica a Gaza, ha avvertito che, con l’arrivo dell’inverno, la compagnia non riuscirà a soddisfare nemmeno un minimo di sei ore di distribuzione elettrica al giorno, a causa dell’aumento della domanda.

La scorsa settimana, Amnesty International ha fatto appello a Israele affinché “revochi immediatamente il blocco” imposto alla Striscia di Gaza e permetta la “consegna di carburante e altre forniture essenziali nel territorio senza restrizioni”. A novembre, l’associazione ha sottolineato le implicazioni potenzialmente disastrose per la salute pubblica causate da una mancanza di carburante, segnalando che “nella Striscia di Gaza, tutti i 291 servizi per il pompaggio di acqua e acque reflue stanno facendo affidamento su generatori di emergenza”. Ha inoltre fatto notare che, all’inizio del mese, a sud di Gaza City si è guastata una importante stazione di pompaggio dei liquami, “lasciando che più di 35 mila metri cubi di liquami grezzi sgorgasse nelle strade”.

Dal 2006, la Striscia di Gaza si trova sotto un grave blocco economico imposto da Israele. Il blocco ha gravemente limitato le importazioni e le esportazioni della Striscia e ha causato agli abitanti frequenti crisi umanitarie e privazioni.

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