All'attenzione dei Ministri degli Affari Esteri dei 27 Stati Membri della Unione Europea


Bruxelles, 18 Settembre 2013
 
 
Oggetto: Tentativi di Israele di indebolire le Linee Guida pubblicate dalla Commissione Europea il 19 luglio 2013; intervento del Segretario di Stato degli Stati Uniti Kerry al Consiglio informale degli Affari Esteri a Vilnius;
 
Vostre Eccellenze,
 
Il 29 agosto vi abbiamo inviato una lettera spiegando perché la UE non dovrebbe posporre o modificare le Linee Guida della Commissione Europea relative alla cooperazione con entità israeliane nei territori occupati palestinesi.
 
Da allora, ONG israeliane vi hanno indirizzato lo stesso messaggio e la settimana scorsa 600 israeliani, inclusi intellettuali e scienziati, hanno firmato una petizione esprimendo sostegno alle Linee Guida e appellandosi alla UE perché le tenga ferme. Troverete allegati alcuni di questi documenti.

La ragione di questa seconda lettera riguarda l'intervento del Segretario di Stato degli Stati Uniti, Kerry, durante la riunione informale del Consiglio degli Affri Esteri UE a Vilnius. La sua richiesta alla UE di posporre l'applicazione delle Linee Guida è stata avanzata sulla base di una argomentazione falsa.
 
Contrariamente a quanto dicono gli Americani, ripetendo gli stessi identici vani argomenti di Israele, non c'è contraddizione tra i “colloqui di pace” e la piena applicazione delle Linee Guida. Qualsiasi pace sostenibile ha bisogno di poggiare sul diritto internazionale come base comune. Le Linee Guida si limitano a tradurre l'adempimento dell'obbligo della UE di rispettare il diritto internazionale. Come l'Alto Rappresentante della UE Catherine Ashton ha dichiarato a Vilnius, “le linee guida mettono semplicemente nero su bianco la posizione della UE”, posizione che la UE ha ufficialmente affermato per decenni.
 
Inoltre, abbiamo appreso che Israele sta attivamente informando le Istituzioni della UE e gli Stati membri, che non firmerà accordi come Horizon 2020 se le Linee Guida non vengono modificate.

Tuttavia Israele, come testimonia anche la sua stessa comunità di ricerca, è molto interessata a partecipare ai programmi UE. Le organizzazioni e società di ricerca israeliane basate in Israele hanno da guadagnare centinaia di milioni di euro da Horizon 2020. Per contro, le entità israeliane nei territori occupati palestinesi hanno ricevuto solo una piccola parte di tutti i fondi per programmi di ricerca destinati alla ricerca israeliana. Secondo quanto riportato, nel 2007, sono andati ad entità negli insediamenti illegali israeliani, qualcosa come 2,5 milioni di euro (0,3%) degli 800 milioni che la UE ha pagato alla ricerca israeliana.
 
Si può pertanto affermare con sicurezza che Israele non rinuncerà ai grandi benefici che la sua comunità di ricerca raccoglierà dalla prosecuzione della partecipazione ai programmi di ricerca UE.

Israele è il solo paese non-UE al quale sono state aperte le porte di Horizon 2020. E anzi questo considerevole vantaggio è molto discutibile, dato che Israele è uno Stato che viola quotidianamente il diritto internazionale, i diritti umani e i principi fondamentali della Unione Europea. L'Unione Europea ha tratto delle conclusioni e pubblicato linee guida alle quali Israele deve attenersi per entrare in Horizon 2020. Perché l'Unione Europea dovrebbe rinuncire ai propri principi per facilitare l'accettazione da parte di Israele di questi consistenti vantaggi che la UE intende dargli?
 
Alla luce di quanto sopra, è essenziale che garantiate che il testo di qualsiasi accordo tra UE ed Israele concernente la partecipazione di Israele nei programmi UE, rifletta pienamente il contenuto delle Linee Guida della Commissione e ottemperi alle conclusioni del Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri del 10 dicembre 2012.
 
In fede.....
 
 



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