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27 Febbraio 2019

 

RIBELLIONE ALL’ESTINZIONE  

di Chris Hedges

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Resta un’unica occasione disperata per sventare l’ecocidio e l’estinzione incombenti della specie umana. Dobbiamo, in un’ondata dopo l’altro, condurre azioni nonviolente di disobbedienza civile per bloccare le capitali dei maggiori paesi industriali, paralizzare commerci e trasporti, fino a quando le élite dominanti non saranno costrette a dichiarare pubblicamente la verità riguardo alla catastrofe climatica, ad attuare misure radicali per bloccare le emissioni di anidride carbonica entro il 2025 e a delegare a un comitato indipendente di cittadini il controllo della fine dei nostri 150 anni di abbuffata di combustibili fossili. Se non faremo questo, subiremo lo sterminio.

Il gruppo britannico Extinction Rebellion ha indetto il 15 aprile azioni di disobbedienza civile in capitali di tutto il mondo per invertire il nostro “binario a senso unico verso l’estinzione”. Non so se questo tentativo avrà successo. Ma so che l’unico meccanismo rimasto per forzare l’azione delle élite dominanti che, anche se il riscaldamento globale è ben documentato da almeno tre decenni, si sono rifiutate di attuare le misure necessarie per proteggere il pianeta e la razza umana. Queste élite, per questa ragione soltanto, sono illegittime. Devono essere sostituite.

“E’ nostro sacro dovere ribellarci al fine di proteggere le nostre case, il nostro futuro e il futuro di tutta la vita sulla terra”, scrive Extinction Rebellion. Non è un’iperbole. Come afferma ogni importante rapporto sul clima, ci resta pochissimo tempo. In realtà può essere già troppo tardi.

In Gran Bretagna Extinction Rebellion ha già dimostrato la sua influenza il 17 novembre scorso bloccando strade, occupando uffici governativi e ammassando 6.000 persone per chiudere cinque ponti di Londra. Sono state condotte dozzine di arresti. Ma è stata solo un’azione di riscaldamento. Ad aprile, il gruppo spera, avrà inizio l’assalto finale.

Se non ci scuotiamo dalla nostra letargia, dalla nostra anomia e ci opponiamo, la nostra miseria, il nostro avvilimento e i nostri sentimenti di impotenza si aggraveranno. Finiremo paralizzati. La resistenza, specialmente la desolazione che abbiamo davanti, non è solo questione di vincere. Si tratta di una vita con un significato. Si tratta di affrancamento. Si tratta di una dichiarazione pubblica che non vivremo più secondo la menzogna dominante. E’ un messaggio alle élite: NON SIETE I NOSTRI PADRONI. Si tratta di difendere la nostra dignità, il nostro protagonismo e il nostro rispetto di noi stessi. Quanto più ci libereremo dalla schiavitù della paura per gettare barriere lungo la marcia forzata all’ecocidio, tanto più ci troveremo avviluppati in uno strano genere di euforia, che ho spesso provato da corrispondente di guerra nel documentare sofferenze e atrocità orribili per svergognare gli assassini. Nei nostri atti di disobbedienza cancelliamo la disperazione, anche se le nostre sono vittorie di Pirro. Ci apriamo a quelli che ci circondano. Il coraggio è contagioso. E’ la scintilla che accende rivolte di massa. E dovremmo, anche se fallissimo, almeno scegliere come morire. La resistenza è la sola azione rimasta che ci consentirà di restare psicologicamente integri. Ed è la sola azione rimasta che ha qualche speranza di bloccare l’estinzione generale della razza umana, per non dire della maggior parte delle altre specie.

“I tempi sono inesprimibilmente brutti”, ha scritto Daniel Berrigan. “E tuttavia… e tuttavia… i tempi sono inesauribilmente buoni. In questo tempo di morte alcuni uomini e donne, i resistenti, lavorano duramente per il cambiamento sociale. Pensiamo a persone simili nel mondo e la pietra sul nostro petto scomparirà”.

“La gente deve andare nella capitale”, ha detto Roger Hallam, il cofondatore di Rebellion Extinction e ricercatore al King’s College di Londra, che ha parlato con me da Londra. “E’ lì che sta l’élite, la classe economica. E’ lì che esistono i pilastri dello stato. Quello è il primo elemento. Poi bisogna che sia coinvolto un mucchio di gente. Devono infrangere la legge. Non ha senso condurre semplicemente una marcia. Devono chiudere letteralmente le strade. Devono restare nonviolenti. Questo è assolutamente cruciale. Una volta che cedi alla violenza, la polizia e lo stato hanno la scusa per portarti via. Deve essere culturale. Bisogna farne una specie di Woodstock. Allora migliaia di altri verranno nelle strade”.

“C’è una differenza fondamentale tra infrangere la legge e non infrangere la legge”, ha proseguito. “E’ una differenza binaria. Quando infrangi la legge sei enormemente più efficace in termini di influenza materiale e psicologica, nonché di interesse mediatico. Quanto più la disobbedienza civile è spettacolare, tanto meglio. E’ questione di numeri. Vuoi persone che blocchino le strade, ma te ne servono, dieci, venti, trentamila. Non ne occorrono tre milioni. Ne servono a sufficienza perché lo stato debba decidere se usare la repressione su vasta scala o invitare dentro. La mossa d’apertura, ovviamente, particolarmente nel Regno Unito, sta nel sapere che lo stato è debole. E’ stato svuotato dal neoliberismo. Si troveranno sopraffatti. Entreremo dentro.”

“Cominceremo quel lunedì [15 aprile]”, ha detto. “Bloccheremo numerose rotonde principali del centro di Londra. Ci diffonderemo in tutta la città, a sciame. Quando arriverà la polizia antisommossa o quella ordinaria, ci prenderemo su e andremo altrove. Questa è una delle tattiche che abbiamo innovato a novembre. Porremo le autorità di fronte a un dilemma fondamentale: ‘Consentiremo a queste persone di continuare a bloccare il centro di una città globale o ne arrestiamo migliaia?’ Se scelgono di arrestare migliaia di persone, succederà un mucchio di cose. Saranno sopraffatti. La polizia nel Regno Unito è sotto-finanziata, come la maggior parte del settore pubblico. C’è una profonda disaffezione tra i poliziotti. Non sarà sorpreso se creeranno un sindacato e diranno: ‘Non faremo più queste cose’. Sono stato arrestato dieci, dodici volte negli ultimi due anni. Ogni volta la polizia è venuta da me ripetendo: ‘Continua così, ragazzo. E’ grandioso quello che fai’. Siamo persone disciplinate, nonviolente. Non si incazzeranno con noi. Sanno che è finita. Passano le giornate a tirar via dalla strada persone mentalmente malate. Non c’è lustro nell’essere un agente di polizia in una città globale. Le forze dell’ordine sono qualcosa da sovvertire, non da denigrare”.

Il gruppo ha sottolineato quella che definisce una strategia di organizzazione “ante era dei media sociali”. Ha creato una struttura per prendere decisioni e formulare richieste. Invia squadre a tenere discorsi in comunità. Insiste che quelli che partecipano alle azioni di Rebellion Extinction si sottopongano a un addestramento in “azione diretta nonviolenta” in modo da non essere provocati dalla polizia o da gruppi avversari.           

“La maggior parte delle mobilitazioni di massa recenti è stata alimenta dai media sociali”, ha detto Hallam. “In conseguenza è stata caotica. Si è trattato di mobilitazioni estremamente rapide. I media sociali sono un po’ come l’eroina. Ti danno la carica, ma poi crolli, come abbiamo visto in Francia. Si finisce nel caos o nella violenza. Molti movimenti sociali pubblicano roba su media sociali. Finiscono intasati da troll. Ci sono molte organizzazioni della sinistra radicale che discutono di privilegi diversi. Abbiamo aggirato questo e siamo andati direttamente dalla ‘gente comune’, come si direbbe. Abbiamo tenuto riunioni in sale di paese e di città. Andiamo in giro per il paese in una specie di modo da diciannovesimo secolo, dicendo: ‘Ehi, gente. Siamo tutti fottuti. Moriremo se non sistemiamo questa cosa’. La seconda metà del discorso è: c’è un modo per far fronte a questo che si chiama disobbedienza civile di massa.”

“La disciplina nonviolenta, come dimostra la ricerca, è il criterio numero uno per massimizzare il potenziale del successo”, ha detto. “Non è un’osservazione morale. La violenza distrugge i movimenti. Il Sud Globale vi si è dedicato per alcuni decenni. La violenza finisce semplicemente con persone sparate. Non porta da nessuna parte. Tanto vale correre il rischio e mantenere una disciplina nonviolenta. C’è un grande dibattito nella sinistra radicale sull’atteggiamento nei confronti della polizia. Il dibattito è una delega per la giustificazione della violenza. Quando non parli con la polizia è più probabile che ne provochi la violenza. Noi cerchiamo di accattivare la polizia in modo che proceda agli arresti in maniera civile. La polizia metropolitana [di Londra] è probabilmente una delle forze di polizia più civili del mondo. Hanno una squadra professionale di tizi che vanno alle proteste sociali. Siamo stati in regolare comunicazione con loro. Noi diciamo alla polizia: ‘Guardate, noi bloccheremo le strade. Non è che non lo faremo perché voi ci chiedete di non farlo’. Questa è la prima cosa da chiarire. Non è materia di discussione. Sanno che facciamo sul serio. Non cercano di dissuaderci. Sarebbe stupido. Ciò che li preoccupa è la violenza e i disordini pubblici. E’ nel nostro interesse di ideatori di disobbedienza civile non avere disordini pubblici, perché diventano caotici”.

“Fondamentalmente si tiene sotto riscatto l’economia di una città”, ha detto delle chiusure. “E’ la stessa dinamica degli scioperi sindacali. Si vuole entrare nella stanza e avere un negoziato. Extinction Rebellion non ha del tutto deciso come sarà quel negoziato. Abbiamo tre richieste: che il governo dica la verità, che le emissioni di anidride carbonica arrivino a zero entro il 2025, che è un passo per la trasformazione dell’economia e della società e abbiamo un’assemblea nazionale che organizzerà ciò che il popolo britannico vuole fare al riguardo. La terza richiesta [l’indizione di un’assemblea nazionale] è uno strumento per trasformare la struttura politica dell’economia. Propone una forma diversa, concreta di governo democratico, basata sul sorteggio piuttosto che sulla rappresentanza. Questo ha avuto una grande influenza in Irlanda e in Islanda. La transizione ottimale sarà dal corrotto modello ‘rappresentativo’ e una modello di sorteggio allo stesso modo in cui la legge aristocratico cedette il passo alla legge rappresentativa alla fine del diciassettesimo secolo e all’inizio del diciannovesimo secolo.

“Le persone intelligenti nella sinistra si sono risvegliate al fatto che abbiamo un’emergenza esistenziale che potrebbe distruggere la società umana nei prossimi dieci anni”, ha detto. “E’ scritto. Molti di noi sono già passati attraverso il lutto. Ma queste persone [nuovamente risvegliate] hanno semplicemente avuto quell’illuminazione. Sono sconvolte. Stanno mantenendo una patina di ‘E’ più o meno OK’. E’ di questo che si tratta nel caso del Green Deal [un’iniziativa politica del governo britannico]. E’ un tentativo di fingere che l’industrializzazione possa restare la stessa. Possiamo ancora restare tutti ricchi. Possiamo ancora avere tutti dei lavori belli. E’ come il New Deal di Roosevelt. Ma il New Deal era basato sull’idea che possiamo continuare a saccheggiare la natura e non succederà nulla. Forse era giusto negli anni ’30. Ma non lo è più ora. E’ una questione di fisica e di biologia. Semplicemente non possiamo mantenere questi livelli di consumo. Loro non sono venuti a patti con questo. Una delle principali ragioni per cui il dibattito sul clima non è entrato in una modalità seria negli ultimi trent’anni è perché quelli che hanno la responsabilità di informare il pubblico sono terrorizzati dal dire al pubblico che non può avere più lo stile di vita ad alto consumo. E’ un tabù. Ma come in ogni tossicodipendenza, arriva il momento della verità. Ci siamo adesso.”

“Per trent’anni abbiamo avuto un’unica metafisica politica: la riforma”, ha detto. “O attui riforme oppure sei irrilevante. Ma oggi abbiamo due grandi, potenzialmente in aggravamento, guasti strutturali: il problema della disuguaglianza e il problema climatico. Un mucchio di persone – a causa delle dinamiche della dipendenza dal percorso – hanno lavorato per trent’anni in questa specie di spazio da causa persa. Desiderano disperatamente un cambiamento. Per trent’anni hanno versato il loro denaro per riforme. La tragedia – e lo si può vedere nella storia della lotta politica che risale a centinaia di anni addietro – è che c’è un rivolgimento in cui i riformisti perdono il controllo. Vivono ancora nel mondo del passato. I rivoluzionari, che tutti pensano siano ridicolmente ingenui, improvvisamente si fanno avanti. Solitamente è un terremoto. Non è qualcosa di graduale. E’ una doppia tragedia perché è un terremoto e i rivoluzionari di solito non sono organizzati. Penso che sia ciò che sta succedendo ora. Ha grosse implicazioni per [la resistenza contro] il fascismo. A meno di avere a sinistra una mobilitazione di massa dalle idee chiare e che sia collegata alla classe lavoratrice, non si sarà in grado di fermare il fascismo”.

Le iniziative di massa del 15 aprile potrebbero smorzarsi. Le folle potrebbero non riunirsi. Il pubblico potrebbe essere apatico. Ma se anche solo un pugno di noi tentasse di bloccare un ponte o una strada, anche se fossimo rapidamente spazzati via dalla polizia, così rapidamente da non esserci uno scompiglio sufficiente per essere notato, ne varrà comunque la pena. Sono un padre. Amo i miei figli. Non si tratta di me. Si tratta di loro. E’ questo che fanno i genitori.      

   

 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://www.truthdig.com/articles/extinction-rebellion/

 

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