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11 feb 2021 - 23:45

Voto Rousseau, sì al governo Draghi. Di Battista lascia, M5s a rischio scissione

Sì a Draghi. È questo l’esito della votazione sulla piattaforma Rousseau degli iscritti del Movimento 5 Stelle. Sono stati 74.537 i votanti: di questi il 59,3% si espresso favorevolmente, pari a 44.177 voti. I no sono stati 30.360 (40,7%). Per Vito Crimi "la votazione è vincolante" per gli iscritti al Movimento. Ma il sì a Draghi lascia pesanti strascichi nel M5s. Di Battista lascia il Movimento: "Non posso accettare un governo con questi partiti", dice l'ex parlamentare, da sempre tra gli "ortodossi" del gruppo (LA FOTOSTORIA DI DI BATTISTA). Ora il M5s rischia una scissione vera e propria.

Crimi: rispettare mandato degli iscritti
Il capo politico del M5s Vito Crimi, intervenuto al termine della consultazione, ha detto che il voto degli iscritti è vincolante e quindi sarà compito del Movimento rispettare il mandato.

Di Maio: grande prova di maturità
"Oggi i nostri iscritti hanno dimostrato ancora una volta grande maturità, lealtà verso le istituzioni e senso di appartenenza al Paese", ha scritto invece Luigi Di Maio su Facebook al termine del voto. "In uno dei momenti più drammatici della nostra storia recente, il MoVimento 5 Stelle sceglie la strada del coraggio e della partecipazione, ma soprattutto sceglie la via europea, sceglie un insieme di valori e diritti di cui tutti noi beneficiamo ogni giorno”


Ansa
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14 feb 2021 - 12:01

Tensione nel M5S: cresce la fronda del no alla fiducia

Continuano le tensioni nel Movimento 5 Stelle, che si avvia al voto di fiducia al governo Draghi diviso. I senatori Nicola Morra, Barbara Lezzi e Emanuele Dessì, chiedono di votare no al nuovo esecutivo. Sotto accusa finisce il quesito posto su Rousseau: “È un inganno, il super-ministero alla Transizione ecologica citato non esiste", dicono. La fronda potrebbe finire in un paradosso: votare no a Draghi violando quel voto sulla Rete che, per i dissidenti e per Davide Casaleggio, è l'eterna stella polare. Ma l'Opa dei "contras" potrebbe non essere solo parlamentare. "Vogliono prendersi il Movimento", accusa un esponente dell'ala governista. Sotto accusa è finito l'intero direttivo a Palazzo Madama, a cominciare dal capogruppo Ettore Licheri.

Vito Crimi ha spiegato che Draghi ha lasciato uno spazio quasi inesistente alle scelte dei partiti per i ministeri. Sarebbero una ventina - se non 39 su 92 - gli eletti che a Palazzo Madama sarebbero orientati sul no alla fiducia. Un numero maggiore, secondo fonti qualificate quasi la metà del gruppo, se si calcolano anche i senatori orientati ad astenersi. Il capo politico Crimi, ha spiegato che chi voterà in modo difforme verrà espulso.

  • Il senatore Dessì, "Se le cose dovessero rimanere così, voterò no Dispiace, ma non riconosco più, in alcuni nostri dirigenti, lo spirito del Movimento”.
  • Anche Morra: "Non posso accettare di poter avere fiducia in un governo che mi sembra essere Jurassic Park, con il recupero di mostri che hanno popolato il passato. Il M5S deve tornare a essere una forza a difesa dei valori per cui è nato. Altrimenti sfiorirà".
  • Barbara Lezzi, dal canto suo, guida una sorta di class action di decine di attivisti per chiedere, in una mail inviata a Grillo, Vito Crimi e al Comitato di Garanzia, che si rivoti su Rousseau. "Il quesito parlava del superministero. Gli iscritti hanno votato su altro, quindi la consultazione va ripetuta. Lo Statuto lo consente, entro cinque giorni dalla precedente votazione. Se non si rivotasse non mi sentirei vincolata, dato che il quesito era erroneo", ha detto.
  • Il primo commento di Alessandro Di Battista: "È finita una bellissima storia d'amore. Sono molto tranquillo e sono convinto delle mie idee. Sono felice di aver preso una decisione difficile, ma in linea con quello che sono io. Ora non ho alcun futuro politico, sto scrivendo libri”, ha detto ai cronisti.
  • Anche un esponente vicino a Roberto Fico come Giuseppe Brescia, non nasconde i suoi dubbi sul nuovo esecutivo. Senza contare i "dibattistiani" alla Camera, da Alvise Maniero a Pino Cabras, con un piede già fuori dal gruppo.
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Beppe Grillo tiene il punto. "Da oggi si deve scegliere. O di qua, o di là. Scegliere le idee del secolo che è finito nel 1999 oppure quelle del secolo che finirà nel 2099"

 

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