Estratti da “Libia, la pista Clinton-Goldman Sachs”, dal blog “Anarchismo.Comidad” del 27 ottobre 2011


Fonte: libreidee
http://www.ariannaeditrice.it/
29/10/2011

I Clinton e la Goldman Sachs, nuovi signori della Libia
di Giorgio Cattaneo

Il linciaggio di Gheddafi dovrebbe anche dimostrare, secondo la Nato, che i “ribelli” dopotutto sono dei barbari immaturi per la democrazia e incapaci di gestire uno Stato di Diritto; risulta perciò assolutamente necessaria la tutela internazionale, soprattutto per quanto riguarda l’eventuale ministero del Tesoro del nascente Stato libero della Libia. Come sorprendersi quindi che il primo atto del nuovo governo della Libia “libera” sia stato quello di chiedere alla Nato di rimanere in Libia? Si può prescindere per un momento anche dal business del petrolio libico, attualmente ritornato in mano soprattutto alla multinazionale British Petroleum, che deteneva quasi il monopolio del petrolio libico prima del colpo di Stato di Gheddafi nel 1969.

Si possono infatti ricavare notizie interessanti soffermandosi anche solo sul denaro contante. Secondo notizie della Bbc, i beni libici attualmente congelati in banche straniere ammontano ad almeno 53 miliardi di dollari. Una delle principali banche in cui questi soldi libici sono investiti è la Goldman Sachs, la quale si è rifiutata di dare ulteriori informazioni, rifugiandosi dietro la riservatezza per “proteggere” il cliente (un’altro esempio di comicità involontaria in questa vicenda). Altra questione ancora aperta è quella dell’oro della banca centrale libica, le cui riserve auree ammontano a 144 tonnellate, secondo le stime per difetto operate dal Fondo Monetario Internazionale il marzo scorso.

A detta dell’ex banchiere centrale libico, passato ai “ribelli”, le riserve valutarie ed auree della Libia ammontano complessivamente a 168 miliardi di dollari, ma è tutto congelato, e ci vorrà una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per sbloccarlo, cioè tutto dipende dagli Stati Uniti. Secondo l’ex banchiere centrale mancherebbe all’appello circa un 20% dell’oro libico, ma la colpa sarebbe tutta di Gheddafi, che l’avrebbe sottratto per comprarsi i consensi delle tribù. La morte di Gheddafi consente perciò a chi ha sottratto effettivamente quell’oro di goderselo senza rischiare di subire indagini.

Si registrano poi strane coincidenze. Hillary Clinton ed il suo clan da quale banca dipendono? Ritorna un nome familiare: Goldman Sachs. La superbanca multinazionale aveva già finanziato nel 1992 la vittoriosa campagna elettorale presidenziale di Bill Clinton; ed in effetti Robert Rubin, dirigente di Goldman Sachs, era poi diventato ministro del Tesoro dell’amministrazione Clinton. Il legame tra il clan dei Clinton e Goldman Sachs è stato consacrato anche da un matrimonio dinastico. Una figlia dei Clinton, Chelsea, ha infatti sposato un altro dirigente di Goldman Sachs, il pregiudicato per frode bancaria Marc Mezvinsky.

Si potrebbe pensare che Bill Clinton, per farsi bello e darsi le arie di politico incorruttibile, abbia preso le distanze da Goldman Sachs, magari additandone pretestuosamente le magagne. Invece no. Retto ed integerrimo com’è, Bill Clinton ha preso pubblicamente le difese di Goldman Sachs a proposito delle inchieste che l’hanno coinvolta, dichiarandosi scettico circa le accuse che hanno colpito la superbanca. Anche Hillary Clinton non ha voluto far torto al genero soltanto per darsi delle arie di essere immune dal nepotismo; e infatti il Dipartimento di Stato, diretto da Hillary, ha coinvolto Goldman Sachs in un super-progetto internazionale, sotto l’egida della Nato, per far scuola di business a donne imprenditrici in Afghanistan e Pakistan.

Insomma, una pioggia di denaro pubblico per Goldman Sachs, su iniziativa della Clinton. La notizia si trova sul sito di Goldman Sachs. Si può essere certi che i Clinton hanno la coscienza così pulita, che il timore di incappare in un sospetto di conflitto di interessi non li dissuaderà affatto dall’andare incontro alle legittime aspettative di Goldman Sachs, anche per ciò che riguarda la questione dell’ulteriore spartizione delle risorse finanziarie ed auree dellaLibia.

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