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Settembre 2011

La Terra di Palestina
di Maurizio Cucci

La terra dei filistei, dei cananei e infine dei palestinesi, la terra di Palestina. La Palestina, provincia romana, poi provincia ottomana, poi provincia britannica, poi occupata dai sionisti, mai Stato di Palestina, mai indipendente e sovrana.

Martedì prossimo i palestinesi andranno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a chiedere che la Palestina sia accolta come Stato osservatore, in attesa di essere riconosciuta come Stato membro.

Il Times scrive che gli Stati Uniti non hanno abbastanza alleati per bloccare il voto dell’Assemblea Generale che eleverà lo status dei palestinesi da un’entità senza diritto di voto, ad uno stato riconosciuto come osservatore senza diritto di voto.

Si leggono tante cose in questi giorni, compresi i dubbi dei giovani laureati di Gaza che si oppongono al riconoscimento dello Stato di Palestina, - Come potrebbe, l’ONU, riconoscere uno stato che non esiste? - Cosa succederà ai cinque milioni di palestinesi della diaspora?  - Che ne sarà della rappresentanza dell’OLP presso le Nazioni Unite, che cosa lo sostituirà? -

Ma, sempre da Gaza, si legge anche Vogliamo che il popolo palestinese abbia i suoi diritti nazionali. - Oggi, molti non hanno idea di cosa sia la Palestina, quindi credo che sia una buona cosa che così tanti stati riconoscano la Palestina. – Il riconoscimento è’ importante perché non ci sarà più una terra contesa, ma la terra di Palestina. –

In questi giorni leggevo una metafora di un grandissimo scrittore americano, David Foster Wallace: – due giovani pesci stanno nuotando mentre dalla direzione opposta arriva un vecchio pesce che gli fa:- Salve, com’è l’acqua oggi? - I due continuano a nuotare, poi uno chiede all’atro:- Cos’è l’acqua?-

Ecco ci troviamo tutti, palestinesi e non, in una situazione simile, non sappiamo cosa sia lo Stato di Palestina. Ed è su questa incertezza che i grandi sacerdoti radical shic che insegnano nelle Università più evolute del mondo occidentale improvvisamente iniziano a premere raccontandoci che cos’è l’acqua.

Allora il Prof. Guy Goodwin-Gill invia un testo di sette pagine che contiene le sue opinioni, ne citiamo un solo piccolo paragrafo: - La rappresentanza del diritto all’autodeterminazione come diritto di tutti i palestinesi, sarà gravemente minacciata. Per i residenti in Palestina e i rifugiati all’estero, un cambio di status comprometterebbe severamente il diritto al ritorno dei rifugiati, alle loro case dalle quali furono sfollati. –

Ma qui i morti gridano vendetta! Forse che il Prof. Guy Goodwin-Gill, non sa che i sionisti pongono come precondizione ad ogni approccio negoziale la messa al bando di qualsiasi anche piccola aspirazione al ritorno dei palestinesi della diaspora!? Possibile che non lo sappia!? E allora di quale cambio di status sta parlando!? Di quali case e di quali villaggi da cui furono sfollati sta parlando!? Luoghi di cui non sono rimaste neppure le macerie, che sono oggi inglobati nello Stato di Israele!?

Per non parlare del rivoluzionario Prof. Pappé che insinua che sarebbe meglio una rivoluzione ebraica fatta dagli indignados accampati a Tel Aviv, che dovrebbero scuotere le coscienza degli israeliani e riconciliarsi con i palestinesi restituedogli il mal tolto!?

Chissà, forse oggi sarebbe più facile superare le politiche razziste e l’esproprio!? Come sarebbe a dire chissà! Forse gli ingenui che hanno manifestato contro il capitalismo senza parlare di occupazione e colonie, chissà! Potrebbero iniziare a capire e scoprire le bugie di cui si sono nutriti a proposito del conflitto e della loro sicurezza nazionale!?

E’ giunto il momento di sostituire il saccheggio con il risarcimento e l’esproprio con la riconciliazione!? E chi lo farebbe un miracolo del genere un giù Dio in terra!? Ah si perché dovremmo distinguere tra gli ebrei che vogliono discutere una riformulazione delle relazioni, con conseguente cambio del regime in un governo egualitario e profondamente democratico, e quelli che non vogliono.

Scusate ma in percentuale quanti sono quelli che non vogliono?

Questi concetti, veicolati e mascherati dall’utopia bella del volemose bene, s’insinuano nella testa delle persone guadagnandole al pensiero unico del sionismo, della grande Israele. Se fossi un palestinese andrei a scoperchiare le tombe dei miei antenati per chiamarli a schierarsi con me nella lotta per la liberazione della Palestina. Purtroppo la questione palestinese non è un film per ragazzini, ma piuttosto un vero e proprio incubo, una dannazione per l’intera umanità.

E’ vero! Domani l’occupazione continuerà come al solito, anzi forse peggiorerà, i coloni aumenteranno le loro brutalità verso i palestinesi, aumenterà il razzismo, e il saccheggio s’incendierà trasformandosi in un conflitto odioso dell’esercito di occupazione contro masse di palestinesi inermi. Il grande stato di Israele non lascerà ai palestinesi neppure l’inutile bantustan sbriciolato che rimane loro sulla carta … forse.

Ma certamente domani, i palestinesi avranno un nuovo strumento di lotta, una nuova arma diplomatica e nonviolenta per opporsi al saccheggio e all’esproprio, quella dello Stato osservatore che siede all’Assemblea delle Nazioni Unite, che può rivolgersi al Procuratore generale della Corte Penale Internazionale, così come a quella dell’Aja, a pieno titolo, e i Procuratori saranno tenuti ad accogliere le istanze del nuovo membro.

Domani, lo Stato di Palestina potrà sedersi al tavolo di eventuali negoziati e trattare alla pari con Israele, impugnando le risoluzioni dell’ONU troppo spesso ignorate dagli occupanti.

Domani, i palestinesi potranno sedere al tavolo di moltissime agenzie dell’ONU e chiederne l’aiuto e l’interessamento.

Domani, quando si vorrà raggiungere un accordo per la pace, i confini saranno quelli del 1967. L’inutile bantustan dovrà essere evacuato o inglobato nel nuovo Stato palestinese.

Domani, proprio grazie allo Stato di Palestina il suo popolo oggi costretto all’esilio potrà ricongiungersi e ritornare e ricostruire una Palestina indipendente e sovrana. Cosa che oggi non può fare perché impedito dagli occupanti, e non perché impedito dal riconoscimento dell’ONU! Non esiste uno stato senza il suo popolo! E’ un controsenso, un’aberrazione, una falsità!

Nessuno sà cosa sarà domani, ma almeno l’umanità avrà riconosciuto che anche i palestinesi hanno il diritto di avere uno Stato indipendente e sovrano nel quale il popolo palestinese possa vivere e prosperare con dignità, alla pari con gli altri stati del Medio Oriente e del mondo. Almeno domani non ci sarà solo un’inutile utopia da perseguire nelle notti insonni!

Io non sono palestinese e probabilmente non so molto di cosa voglia dire essere palestinese, ma so per certo che quando si entra in un conflitto non si può fingere di rimanere al di sopra delle parti, come fanno coloro che il conflitto lo vogliono gestire. Bisogna shierarsi. E allora per questo credo di avere anch’io acquisito l’inalienabile diritto ad esternare sentimenti ed emozioni divenute ormai bollenti.