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16/10/2013 09:17

"Il 18 sciopero contro la stabilità del massacro sociale"
Fabio Sebastiani intervista Fabrizio Tomaselli, membro dell'esecutivo nazionale dell'Unione sindacale di base (Usb)

Lo sciopero del 18 ottobre è il solito rituale d’autunno o ha un’altra valenza?

Tutt’altro che rituale. La situazione che si è creata nel Paese è talmente grave che lo sciopero generale non è semplicemente un atto di protesta dei lavoratori o un modo per continuare una vertenza tra lavoratori e aziende. E’ qualcosa di più, che investe il quadro politico perché la gente non ce la fa più a sostenere il peso dell’Austerity da una parte e della crisi dall’altra. Non è uno sciopero rituale, perché le questioni sul tappeto, ripeto, non sono vertenziali ma di prospettiva politica e sociale.

Quali sono i punti per sommi capi della vostra piattaforma?
Noi abbiamo costruito un programma in cui ci deve essere l’intervento dello Stato. Dal turismo ai beni culturali, dalla riappropriazione e messa in sicurezza del territorio si può creare occupazione. E’ questo il problema grosso del Paese. La crisi non è delle banche ma dei lavoratori e questo percorso indica una via d’uscita dalla crisi. Si possono produrre centinaia di migliaia di posti di lavoro partendo dalla lotta all’evasione fiscale e dalla riduzione dell’orario di lavoro. Senza dimenticare che per redistribuire risorse e produrre occupazione serve anche una super-patrimoniale sulle grandi ricchezze.

Che idea vi siete fatti di questo ambiguo quadro politico?
Mai come in questo periodo c’è una solida maggioranza politica. Altro che instabilità politica come dice la vulgata dei mass media. C’è una maggioranza bipartisan che attraversa Governo, Parlamento e parti sociali. Ti pare poco? Questo vuol dire che non c’è pace sociale che non sia finalizzata al mantenimento di questa situazione, perché in fondo la cosa importante è che non bisogna disturbare il manovratore. Ecco perché crediamo che bisogna rovesciare il tavolo, come è ben rappresentato nel nostro manifesto. Così come crediamo che il conflitto sia il regolatore dei rapporti tra chi lavora, o non lavora a causa della disoccupazione, e chi invece, rappresentando il 10% della società possiede oltre il 50% delle ricchezze del Paese.

Una iniziativa in due battute, il 18 e il 19…
Una due giorni di questo tipo è una iniziativa complessa, ma è fondamentale saldare queste due esperienze, lo sciopero e la mobilitazione dei movimenti sociali per la casa e contro le grandi opere. Tanto che il 19 prende la staffetta dal 18 a piazza San Giovanni. Oltre alla battaglia sindacale serve la battaglia per il salario indiretto, cioè legato alla casa, alla sanità, al territorio e ai trasporti. Lavoratori e pensionati si debbono opporre alla politica che non dà risposte e anche ad un sindacato, quello di Cgil, Cisl e Uil, che non fa più il proprio lavoro e quindi rimanda al grave problema dell’indipendenza dal quadro politico, evidentemente gettata alle ortiche da questi signori. Siamo arrivati all’assurdo che hanno minacciato iniziative a favore della stabilità di Governo. Ma questa stabilità è quella del disastro sociale. Nello stesso giorno in cui Letta che andava a chiedere la fiducia in Parlamento, l’Istat indicava una situazione inedita su disoccupazione e redditi da lavoro dipendente.

Qualcuno soffia sul fuoco della sicurezza.
Paradossalmente il silenzio tombale dei mass sulla nostra scelta ha fatto in modo che si parli solo di cose che al momento non esistono, ovvero il problema della sicurezza. Speriamo che prevalga la responsabilità di tutti. Il 19 in piazza lavoratori e famiglie con bambini. Noi con AS.I.A. siamo impegnati sul tema del diritto all’abitare, in tutte le vertenze e la difesa degli sfratti e per l’occupazione delle case. Non abbandoneremo piazza San Giovanni il 18 e la terremo anche di notte con una “acampada”. In serata è anche prevista la presenza di musicisti e artisti che verranno a dare solidarietà allo sciopero generale. Ci sarà uno spettacolo con la partecipazione gratuita di molti artisti.

Questo sciopero rappresenta un'altra tappa del percorso di unificazione di tutto il sindacato di base oppure è solo un caso che ci siano tutte le sigle insieme?
Come USB stiamo lavorando da anni, cioè da quando nel 2010 siamo nati dall'unione di più sindacati, per unificare tutto il sindacalismo di base e conflittuale. Crediamo sia importante continuare, come altrettanto importante è accogliere i tantissimi lavoratori e rappresentanti sindacali che stanno abbandonando Cgil, Cisl e Uil per approdare in USB, che ormai viene riconosciuta come un'alternativa concreta e credibile.

Anche il 12 ottobre è sceso in piazza un popolo poco concorde con il Governo
Non ci siamo trovati assolutamente in sintonia con chi ha organizzato il 12 Ottobre, anche se la maggioranza di coloro che sono scesi in piazza lo hanno fatto per difendere lo spirito e i principi fondamentali della nostra Costituzione. Non ci troviamo però d'accordo sugli obiettivi di molti, che prescindono la difesa di tali principi, e che hanno pensato quella giornata come un appuntamento di carattere politico di costruzione di un fronte più o meno elettorale, i cui obiettivi non condividiamo. Come non condividiamo la difesa della Costituzione in tutte le sue parti e come è stata modificata negli ultimi anni; altrimenti dovremo essere d'accordo, ad esempio, anche con il pareggio di bilancio. Quanto a Landini poi, non riusciamo proprio a comprendere come si fa a sostenere l'intangibilità della Costituzione quando al tempo stesso si sottoscrivono accordi, come quello del 31 maggio che anche Landini rivendica e che di fatto contiene elementi fortemente discriminatori nei confronti di lavoratrici e lavoratori che non si riconoscono in Cgil, Cisl, Uil e Ugl, costruendo così un impianto molto poco democratico e fortemente in contrasto con i principi della Costituzione. E quest'ultima considerazione è interna anche alle motivazioni dello sciopero generale del 18 ottobre.

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