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14/03/2014

ESIGETE! Un disarmo nucleare totale
di Alfonso Navarra
vicepresidente dell'Associazione Energia Felice (ARCI)

Il trattato di non proliferazione è un inganno. Un trattato che ha costretto diversi paesi ad accettare i dettami di poche grandi potenze nucleari e a sviluppare il settore del nucleare civile. Stéphane Hessel (Indignatevi!) e Albert Jacquard ci spiegano come funziona. Energia Felice ha promosso la pubblicazione del libro in Italia, in uscita nelle librerie il prossimo 26 marzo. Potete leggerne un estratto qui e potete acquistarlo presso EDIESSE.

 
Due filoni culturali animano l'operazione ESIGETE!, il libro sul disarmo nucleare di Stéphane Hessel e Albert Jacquard che come Energia Felice promuoviamo e diffondiamo:

1- la denuclearizzazione dal basso, che deve responsabilizzare tutt* nell'imporre a tutti i livelli un disarmo nucleare che è imperativo umanistico (più che umanitario) assoluto;

2 - un "nuovo antifascismo" che a) impara a percorrere il cammino della nonviolenza; b) considera "attuale il programma della Resistenza europea" per contrastare lo strapotere finanziario che, all'insegna del dogma neo-liberista, ha sequestrato il progetto UE.

Quest'ultimo primo filone è stato esplicitato nella scheda che Energia Felice ha preparato per i circoli ARCI:

"ESIGETE! di Stéphane Hessel e Albert Jacquard è uno strumento culturale, curato dall’AEF-ARCI, per una sensibilizzazione sui valori fondanti dell’antifascismo e della democrazia".

La figura di Stéphane Hessel intendiamo esaltarla "perché rappresenta un ponte tra buona memoria antifascista e speranza del futuro: da ebreo deportato ed evaso da Buchenwald ha combattuto nella Resistenza europea il totalitarismo fascista ed è stato tra i principali redattori della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Ma si è rivolto ai giovani per chiamare ad una nuova resistenza per la rinascita dell’Europa, che deve liberarsi dalla odierna tirannia del capitalismo finanziario.

"In "INDIGNATEVI!" Hessel si appella alle giovani generazioni – abbiamo visto con straordinari riscontri di condivisione e di mobilitazione suscitando movimenti nonviolenti in tutta Europa, e non solo in Europa - "perché mantengano in vita e tramandino l’eredità della Resistenza e i suoi ideali sempre attuali di democrazia ed economia sociale

Egli rivendica l’attualità del Programma della resistenza, che nel 1945 prevedeva "l’evizione dei grandi gruppi di potere economico e finanziario dal controllo dell’economia. L’interesse generale deve prevalere sull’interesse particolare, l’equa distribuzione delle ricchezze prodotte dal mondo del lavoro deve prevalere sul potere del denaro".

Noi vogliamo dare un contributo al rinnovamento politico-culturale, sulla base di solide, antiche radici, di organizzazioni di massa come l'ARCI, l'ANPI, i sindacati: l'orizzonte ecologista e pacifista mette in collegamento la parte migliore della memoria, del passato, con la migliore tensione verso il futuro, la prospettiva di una utopia concreta.

Per combattere la destra, anche quella estrema, è innanzitutto necessario dare una risposta di sinistra alla crisi e a chi se ne avvantaggia.

Al disoccupato - giovane o meno - non basta intimare: "non accettare i pacchi alimentari di Alba Dorata perché questi porci negano la Shoah degli ebrei".

Devi - cara sinistra - come in Grecia, organizzare il mutuo soccorso contro gli sfratti perché, oltre che un senza lavoro, non diventi anche lui un senza casa.

E devi dire: non riconosciamo il debito fatto da quella classe poltica che sostiene la classe finanziaria per il quale lo Stato ti nega il sussidio e gli investimenti che potrebbero rimetterti al lavoro.

E' un tuo diritto avere i soldi che ti permettano di pagare un tetto sopra la testa.

E ancora: dobbiamo riprendere il programma della Resistenza europea che prevedeva il controllo pubblico della moneta e della politica monetaria.

Come scrive Hessel in "INDIGNATEVI": "Spetta a noi, tutti insieme, vigilare perchè la nostra società sia una società di cui andare fieri. Non questa società dei sans papiers, delle espulsioni, del sospetto nei confronti degli immigrati, non questa società che rimette in discussione le pensioni e le conquiste dello Stato sociale, non questa società in cui i media sono monopolio dei ricchi: tutte cose che, se davvero fossimo stati gli eredi del Consiglio Nazionale della Resistenza, ci saremmo rifiutati di avallare".

Ecco il programma che la Resistenza prevedeva: "Un progetto completo di sicurezza sociale, volto ad assicurare mezzi di sostentamento a tutti i cittadini, qualora fossero inabili a procurarselo col lavoro. Una pensione che consenta ai lavoratori anziani di avere una vecchiaia dignitosa. Le fonti di energia, l'elettricità e il gas, le miniere di carbone, le grandi banche vengono statalizzate". La Resistenza propone, insomma, "un'organizzazione razionale dell'economia che garantisca la subordinazione degli interessi particolari all'interesse generale e sia affrancata dalla dittatura professionale fondata sull'esempio degli Stati fascisti"...

Una democrazia economica e sociale, non una tecnocrazia.

Questo, allora, è l'antifascismo che ci piace e l'antifascismo che serve, che funziona contro i fascisti veri. E' l'antifascismo che lega il CHI (il soggetto, l'identità) al CHE COSA (l'azione e la relazione): sappiamo combattere il fascismo ed i fascisti, sotto qualsiasi spoglia, perché sappiamo praticare e vivere la DEMOCRAZIA con mezzi democratici, con mezzi preferibilmente nonviolenti.

Sappiamo che la democrazia è nuovo welfare, in cui "il diritto alla sicurezza è la sicurezza dei diritti e del diritto". E sappiamo che questo oggi è l'orientamento e la volontà di fondo dell'intero popolo italiano, così come si è ad esempio espresso nella tornata referendaria del 2011, per i beni comuni pubblici, per non essere esposto al rischio nucleare, per la legge eguale per tutti.

Questo antifascismo rifugge dal machiavellismo che pretende di essere "realismo" politico. Al "realismo politico" che poggia sulla violenza organizzata possiamo e dobbiamo contrapporre un'alternativa concettuale di FORZA che poggia sull'unità popolare "alla ricerca della verità e della giustizia", "guidata dall'intelligenza strategica", e animata sia dal "sentimento di solidarietà" sia dai valori di "rispetto" dell'altro da sé come di "misura" nel vivere e nell'agire.

Vorrei che, come in gran parte è avvenuto durante la rivolta - anche necessariamante armata allora - contro la barbarie nazi-fascista, i movimenti tenessero presente che quando combattiamo i "padroni" lo facciamo perchè al tempo stesso ci sforziamo di concepire e praticare lo "spirito di libertà": proprio per evitare di diventare noi stessi "padroni" se vincessimo.

Il CHI SIAMO - ripeterlo giova - dipende essenzialmente da COSA DICIAMO e COSA FACCIAMO di diverso ed autentico.

Ecco allora che Hessel, in "INDIGNATEVI!" ci indica una strada di ricerca, fondata su contenuti chiarissimi: "Dobbiamo renderci conto che la violenza volta le spalle alla speranza. Le dobbiamo preferire la fiducia, la fiducia nella nonviolenza. E' questa la strada che dobbiamo imparare a percorrere. Tanto da parte degli oppressori che da quella degli oppressi, bisogna arrivare ad una trattativa per cancellare l'oppressione; e questo porta alla scomparsa della violenza terrorista. Perciò non dobbiamo lasciare che si accumuli troppo odio.

In un mondo che ha superato il confronto delle ideologie e il totalitarismo conquistatore, il messaggio di uomini come Mandela, o Martin Luther King, è assolutamente attuale. Il loro è un messaggio di speranza, speranza che le società moderne sappiano suprare i conflitti attraverso una comprensione reciproca ed una pazienza vigile. Per riuscirci bisogna basarsi sui diritti; e la violazione di questi, non importa per mano di chi, deve provocare la nostra indignazione. Su questi diritti non si transige".

Ascoltiamo il messaggio di uomini come Stéphane Hessel!

Nel nostro piccolo, affinché ciò possa avvenire, porteremo la sua voce, spenta fisicamente da poco, a rivivere nelle discussioni e nelle "resistenze creative" di oggi.


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