La Dichiarazione d’Indipendenza fu stesa con il contributo di illustri intellettuali palestinesi, tra i quali Mahmoud Darwish (1941-2008) che scrisse il testo originario in arabo, ed Edward Said (1935-2003), responsabile della traduzione inglese ufficiale.
Link alla Dichiarazione d’Indipendenza: http://nad-plo.org/userfiles/file/Document/declaration20of%20independence%20En.pdf


Stato della Palestina

Organizzazione per la Liberazione della Palestina

Dipartimento degli Affari Negoziali

13 novembre 2014

Comunicato Stampa con preghiera di pubblicazione

La Dichiarazione Palestinese d’Indipendenza: 26 anni dopo lo storico compromesso palestinese

“Lo Stato della Palestina dichiara di credere nella risoluzione attraverso mezzi pacifici delle dispute internazionali e regionali in accordo con la carta e le risoluzioni delle Nazioni Unite.”

Il 15 novembre 1988 il Consiglio Nazionale Palestinese, allora retto dal defunto Presidente Yasser Arafat, dichiarò l’indipendenza dello Stato della Palestina nei confini del 1967. Questo fu un compromesso storico e doloroso: abbiamo accettato l’esistenza del nostro futuro stato solamente sul 22 per cento della nostra patria storica. Israele ha risposto colonizzando ancora di più la nostra terra e rafforzando il proprio controllo sulla Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza. La possibilità di una soluzione dei due stati sta rapidamente svanendo. La comunità internazionale ora deve agire con fermezza per recuperare questa soluzione. Il riconoscimento da parte della comunità internazionale di uno stato palestinese sull’intero territorio occupato da Israele nel 1967 sarebbe un importante primo passo.

Nei ventisei anni passati dal momento della Dichiarazione, abbiamo portato avanti forti campagne per la fine dell’occupazione israeliana e l’ottenimento di una soluzione dei due stati. Nel 1991, tre anni dopo la nostra Dichiarazione d’Indipendenza, ci siamo seduti al tavolo dei negoziati con Israele a Madrid. A partire dalla Dichiarazione dei Principi (Accordi di Oslo) nel settembre 1993, abbiamo firmato numerosi accordi con Israele nella speranza di risolvere il conflitto. Abbiamo firmato questi accordi in buona fede, con l’aspettativa che il processo di pace ci avrebbe liberato dal giogo dell’occupazione militare israeliana, che avrebbe portato alla costituzione di uno stato palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme Est come capitale e la linea del 1967 come suo confine e che avrebbe reso giustizia ai milioni di rifugiati palestinesi.

Tuttavia, dalla Dichiarazione di Indipendenza Palestinese in poi, Israele ha rafforzato il suo controllo sullo Stato di Palestina occupato. Mentre noi lavoravamo a costruire il nostro stato indipendente, Israele proseguiva nella colonizzazione della nostra terra. Nel 1989 i coloni israeliani che vivevano nello stato occupato della Palestina erano 189.900. Oggi la popolazione dei coloni israeliani ha superato il numero di 600.000. La totale assenza di obbligo da parte di Israele di rendere conto delle proprie azioni ha portato ad una cultura dell’impunità che minaccia di distruggere l’ultima speranza per una soluzione dei due stati.

 

Un passo in avanti efficace che la comunità internazionale può fare è quello di riconoscere lo Stato di Palestina sui confini del 1967 con Gerusalemme Est capitale, di dare sostegno alle iniziative diplomatiche palestinesi quali la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per la fine dell’occupazione israeliane, e dare sostegno al nostro accesso ai trattati e alle organizzazioni internazionali. Questo sarà di ulteriore aiuto alla soluzione dei due stati tra Israele e Palestina, rendendo nullo al tempo stesso ogni tentativo israeliano di cambiare lo status quo dello Stato della Palestina occupato.

La comunità internazionale deve mettere al bando tutti i prodotti degli insediamenti israeliani, disinvestire da tutte le imprese coinvolte direttamente o indirettamente nell’occupazione israeliana e mettere in atto tutte le misure possibili per obbligare Israele, la potenza occupante, a dare conto delle proprie quotidiane violazioni dei diritti palestinesi e del diritto internazionale.

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