http://znetitaly.altervista.org

21 febbraio 2015

 

Così la pensa(va) il generale Al-Sisi sulla democrazia in Medio Oriente

traduzione di Giuseppe Volpe

Nota del traduttore: in un momento in cui l’Egitto di Al-Sisi è in prima linea nella guerra all’ISIS può essere interessante leggere un documento del presidente egiziano redatto in occasione di un suo corso di specializzazione negli Stati Uniti. Il testo non è privo di spunti interessanti di approfondimento e forse val la pena di confrontare le sue affermazioni di allora con il reale comportamento tenuto nel reprimere la Fratellanza Islamica, quali che siano state le colpe di quest’ultima

 

15 marzo 2006

Del generale Abdelfattah Al Sisi –

 

Ottenuto da Judicial Watch l’8 agosto 2013 in base alla legge sulla libertà d’informazione

 

AUTORE: Generale di brigata Abdelfattah Said Al-Sisi

TITOLO: Democrazia in Medio Oriente

FORMATO: Progetto di ricerca strategica

DATA: 15 MARZO 2006 – PAROLE: 5127 – PAGINE: 17

TERMINI CHIAVE: Medio Oriente, Democrazia, Visione strategica

CLASSIFICAZIONE: Non classificato

 

Questo documento si occupa dell’impatto della democratizzazione del Medio Oriente. Valuta le attuali condizioni politiche e strategiche del Medio Oriente ed evidenzierà le sfide, i rischi e i vantaggi di una forma democratica di governo. Le aree affrontate comprenderanno: diverse prospettive della cultura mediorientale e di quella occidentale; impatti della povertà, dell’assenza d’istruzione e della religione; assenza di visione strategica; natura psicologica della popolazione e del governo e rischi intrinseci a democrazie nuove. Il documento terminerà affrontando il futuro della democrazia in Medio Oriente.

 

DEMOCRAZIA IN MEDIO ORIENTE

La regione del Medio Oriente è considerata una delle importanti regioni critiche del mondo. Il Medio Oriente è sia il luogo di nascita delle religioni maggiori, compresi Islam, Cristianesimo ed Ebraismo. L’effetto della natura religiosa dell’ambiente è evidente nella cultura degli abitanti del Medio Oriente ed è uno dei fattori più importanti che influiscono sulla politica della regione. A causa della natura della cultura mediorientale, quando si conducono negoziati diplomatici o s’instaurano politiche si deve tener conto della natura religiosa della popolazione. Da un punto di vista economico il Medio Oriente è benedetto da una grande quantità di riserve petrolifere e di gas naturale che provvedono a gran parte delle necessità energetiche del mondo. A causa di ciò le superpotenze del mondo mantengono una scrupolosa attenzione sull’area e tentano di influenzare e dominare la regione affinché siano sostenute le necessità energetiche per la vitalità economica dei loro stessi paesi [1]. In conseguenza il Medio Oriente è sotto costante pressione per soddisfare i programmi di molteplici paesi, che possono non coincidere con le necessità o i desideri del popolo mediorientale. Inoltre, geograficamente e da un punto di vista mondiale, il Medio Oriente è un’area strategica a motivo del Canale di Suez, degli Stretti di Hormuz e dello Stretto di Bab-el-Mandeb. Sono, queste, tutte rotte fondamentali per la navigazione commerciale e sono vitali per qualsiasi considerazione militare. La natura strategica della regione, unita alla natura religiosa della cultura, crea un ambiente che oppone contrasti alla creazione di una democrazia, nel breve termine, nell’intera regione.

Il conflitto arabo-israeliano complica ulteriormente lo sviluppo della democrazia. Il conflitto non è un conflitto strettamente israelo-palestinese, ma un conflitto che coinvolge tutti gli arabi del Medio Oriente. Il fatto che Israele rifletta interessi occidentali fa sorgere sospetti tra gli arabi circa la vera natura della democrazia [2]. Ciò, a sua volta, rallenterà l’emergere della democrazia in Medio Oriente e può giustificare un genere di democrazia che rifletta veramente interessi mediorientali e possa aver scarsa somiglianza con la democrazia occidentale [3].

Anche se il Medio Oriente sta cominciando ad avviare una transizione verso forme democratiche di governo, ci sono tuttora i residui di regimi dittatoriali e autocratici. Sommate alla tensione che già esiste in Medio Oriente a causa dei conflitti in Iraq, Afghanistan e al conflitto che circonda Israele, le condizioni per un ulteriore sviluppo della democrazia saranno sottoposte a dura prova. I conflitti e le tensioni esistenti devono essere risolti prima che la democrazia possa essere interamente accettata dalla popolazione dell’area.

Esteriormente molti dei leader autocrati affermano di essere a favore di ideali e di forme di governo democratiche, ma sono guardinghi nel cedere il controllo al voto pubblico dei loro regimi [4]. Per questo ci sono dei validi motivi. Innanzitutto molti paesi non sono organizzati in modo da supportare una forma democratica di governo [5]. Cosa più importante, ci sono preoccupazioni di sicurezza sia interne sia esterne ai paesi. Molte delle forze di polizia e dell’esercito della nazione sono fedeli alla parte dominante. Se si evolve una democrazia con una base diversa, non c’è alcuna garanzia che polizia ed esercito si allineeranno al partito di governo emergente. Sostanzialmente, le forze di sicurezza di una nazione devono sviluppare una cultura che mostri devozione alla nazione e non a chi governa. Inoltre la popolazione del regime deve essere pronta ad assumere un ruolo partecipativo in una forma democratica di governo. Ciò richiederà tempo per educare la popolazione e per sviluppare i processi democratici che metteranno la democrazia in grado di attrarre seguito.

Gli Stati Uniti sono stati una forza motrice in Medio Oriente riguardo al sostegno dei propri interessi nazionali. Nei loro sforzi per fare ciò, gli Stati Uniti hanno appoggiato regimi non democratici e alcuni regimi che non erano necessariamente molto rispettati in Medio Oriente. Esempi comprendono i regimi del Golfo Arabo, l’Arabia Saudita, l’iniziale regime di Saddam, il Marocco, l’Algeria, ecc.. In conseguenza, molti in Medio Oriente mettono in discussione i motivi degli Stati Uniti e il loro desiderio di stabilire oggi la democrazia in Medio Oriente. La transizione alla democrazia è nel miglior interesse degli Stati Uniti o è nell’interesse dei paesi del Medio Oriente? Lo sviluppo della democrazia in Medio Oriente non emergerà facilmente se l’avvio della democrazia in Medio Oriente è percepito come una mossa degli Stati Uniti per promuovere i propri interessi. C’è anche la preoccupazione che la Guerra Globale al Terrorismo sia in realtà solo una maschera per creare una democrazia occidentale in Medio Oriente [6]. Perché la democrazia riesca in Medio Oriente deve riflettere interessi mediorientali e non solo interessi statunitensi. Inoltre la democrazia deve essere vista come vantaggiosa per il popolo del Medio Oriente, mostrando rispetto per la natura religiosa della cultura e migliorando la condizione delle persone comuni.

Un parametro chiave per mettere alla prova la democrazia in Medio Oriente è il modo in cui la democrazia emergerà in Iraq. Gli Stati Uniti consentiranno all’Iraq di svilupparsi a proprio modo in una democrazia o tenteranno la democrazia in una forma o regime filo-occidentale? Ad esempio, diversi gruppi mussulmani (Fratellanza Mussulmana, Sciiti, ecc.) emergeranno probabilmente in diversi paesi mediorientali come organi di governo in forme democratiche di governo. Se l’Iraq sarà percepito come una marionetta statunitense, allora altri paesi potranno non essere attirati a muoversi in direzione della democrazia e se lo faranno, gli Stati Uniti sono pronti ad accettare democrazie mediorientali nella loro forma, che potrà mostrare o potrà non mostrare simpatia per gli interessi occidentali, particolarmente nei primi anni di una democrazia mediorientale.

Devono essere presi in considerazione i bisogni e i desideri delle stesse popolazioni dei paesi. Vogliono davvero la democrazia e sono disponibili a cambiare i propri modi di essere per crearla e farla funzionare? Cambiare una cultura politica è sempre difficile. Una cosa è affermare che la democrazia è la forma preferita di governo, ma decisamente altra cosa è adattarsi alle sue prescrizioni e accettare alcuni dei rischi che l’accompagnano. Ad esempio, la storia ha mostrato che nei primi anni di una democrazia nuova, è probabile si verifichino conflitti all’esterno o all’interno mentre la nuova democrazia matura [7]. La popolazione che costituisce queste nuove democrazie deve essere impegnata agli ideali democratici e deve avere la volontà di superare le sfide.

Limitarsi a cambiare i sistemi politici da governo autocratico a governo democratico non sarà sufficiente per costruire una nuova democrazia. Saranno interamente interessati il sistema economico, religioso, dell’istruzione, dei media, della polizia e della magistratura. In conseguenza ci vorrà tempo perché il popolo e i sistemi nazionali si adattino alla nuova forma di governo e al sistema di libero mercato che emergeranno. Inoltre i paesi democratici esistenti dovranno essere solidali e pazienti con le nuove democrazie agli esordi. A mio parere la democrazia ha bisogno di un buon ambiente, come una ragionevole condizione economica, una popolazione istruita, un’idea moderata dei temi religiosi e alla fine un minimo riconoscimento approvato dai regimi per condividere il potere. Dato che i paesi del Medio Oriente hanno una forte base religiosa è importante che i leader islamici convincano il popolo mediorientale che la democrazia è un bene per il paese e non è in conflitto con ideali islamici moderati. Questo tipo di sostegno pubblico da parte dei leader religiosi può contribuire a creare un forte sostegno alla creazione di sistemi democratici e al cambiamento che accompagnerà la transizione.

Considerato il cambiamento che sarà richiesto e le necessità di tempo conseguenti, non ci si può attendere che i paesi mediorientali si convertano rapidamente a una forma democratica di governo. C’è in Medio Oriente la preoccupazione che gli Stati Uniti abbiano fretta di democratizzare il Medio Oriente, basata sulle loro azioni aggressive in Iraq e in Afghanistan nonché sulla loro strategia di adottare azioni preventive, se così decidono [8]. Una transizione troppo brusca può danneggiare la stabilità della regione, poiché le motivazioni statunitensi possono essere percepite come egocentriche e non di sostegno allo stile di vita mediorientale. E’ importante che i paesi del Medio Oriente si muovano alla democrazia in un modo logico, costante e controllato, coerente con i termini dei paesi del Medio Oriente. Tuttavia le democrazie occidentali dovranno essere solidali, offrendo sostegno economico, educativo e tecnologico per contribuire a favorire lo sviluppo e il cambiamento.

 

Il concetto di democrazia dal punto di vista islamico

Prima di proseguire oltre è importante acquisire una comprensione di come la democrazia è percepita dalla gente comune in Medio Oriente. La democrazia, come entità laica, è improbabile trovi favorevole accoglimento presso la vasta maggioranza dei mediorientali che sono seguaci devoti della fede islamica [9]. C’è tradizionalmente una tensione tra i paesi musulmani riguardo alla creazione di una forma democratica di governo [10]. Da un lato ci sono quelli che credono che un governo democratico possa coesistere con la natura religiosa delle società mediorientali; tuttavia, d’altro canto, ci sono quelli che credono che la cultura tribale dei paesi mediorientali possa non essere adatta al governo democratico poiché emergerebbero troppe fazioni. La conseguenza sarebbe una società ‘frammentata’ che non potrebbe unire efficacemente e c’è anche il rischio che ciò potrebbe avere un impatto sulla coesione prodotta dalla fede mussulmana. Anche se esistono preoccupazioni, per lo più lo spirito della democrazia, o dell’autogoverno, è considerato un tentativo positivo nella misura in cui irrobustisce il paese e sostiene la base religiosa anziché svalutare la religione e creare instabilità [11]. Creare questo equilibrio sarà la sfida, visto che la maggior parte delle democrazie occidentale ha tentato di mantenere una separazione tra chiesa e stato. Ciò che questo suggerisce è che mentre la democrazia cresce in Medio Oriente, non si evolverà necessariamente secondo un paradigma occidentale; avrà la sua propria forma accoppiata con più forti legami religiosi.

La democrazia in Medio Oriente non può essere compresa senza capire il concetto di El Kalafa. El Kalafa risale ai tempi del profeta Maometto [12]. Durante la sua vita e i settant’anni seguenti lo stato ideale di El Kalafa esistette come stile di vita nel popolo e all’interno degli organismi governativi. Questo arco di tempo è visto come un periodo molto speciale ed è considerato la forma ideale di governo ed è diffusamente riconosciuto come l’obiettivo di ogni forma nuova di governo, in modo molto simile a come gli Stati Uniti hanno perseguito gli ideali di “vita, libertà e ricerca della felicità”. Da una prospettiva mediorientale i termini che definiscono la loro forma di democrazia probabilmente rifletterebbero “equità, giustizia, uguaglianza, unità e carità” [13].

Realizzare l’ideale è sempre al primo posto nella società mediorientale, tuttavia dopo la morte di Maometto e la sua influenza latente, il governo rappresentato da El Kalafa cominciò ad allontanarsi dagli ideali promossi dal profeta Maometto. I leader di El Kalafa cominciano a curarsi solo di sé e a usare il loro potere per il proprio benessere, anziché per il benessere dei propri fratelli umani. Quelli al potere cercarono di garantirsi il potere passando il controllo dirigenziale a membri della famiglia, anziché ai capi più qualificati, come stabilito dai membri dell’Elbia, che rappresentava El Kalafa [14]. In conseguenza sorse insoddisfazione per il modo in cui il processo di El Kalafa era attuato e molti membri furono privati del potere e scelsero di creare la propria versione di El Kalafa, determinando l’emergere di fazioni tribali ed etniche all’interno di quello che un tempo era un corpo islamico unificato [15]. Nel considerare il corpo islamico mediorientale odierno, costatiamo tuttora la ricaduta delle prime divisioni della comunità islamica, in cui esistono varie fazioni tribali ed etniche. Considerata questa situazione attuale, la sfida diventa quella di tentare di riunificare queste fazioni tribali ed etniche in modo tale che sia ripristinata la forma primigenia di El Kalafa.

Collegati a El Kalafa vi sono i ruoli dell’Elbia e di Elshorah. Entrambi questi processi erano rappresentati nei primi anni della fede mussulmana e perciò sono considerati processi importanti e rispettati [16]. L’Elbaya’a è la procedura di elezione di El Kalifa, mentre El Shorah è l’organo di consulenza e controllo di El Kalifa, o Califfato. El Shorah adempie al suo ruolo da un punto di vista religioso, e così facendo assicura che il Califfato adempie i propri doveri in conformità agli insegnamenti islamici. Anche se questo processi hanno legami storici religiosi, rappresentano anche processi attraverso i quali può emergere una democrazia.

Considerata la natura religiosa della cultura mediorientale come potrebbe essere strutturata una democrazia mediorientale? Ci saranno tre o quattro rami del governo? Andrebbe aggiunto un ramo religioso a quello esecutivo, legislativo e giudiziario per garantire che siano rispettate la fede e la legge islamica? Una risposta semplice potrebbe essere sì, ma probabilmente non sarebbe il mezzo migliore. Idealmente il ramo legislativo, esecutivo e giudiziario dovrebbero tutti tenere in considerazione le credenze islamiche nell’attuazione dei propri doveri. In tal modo non ci sarebbe necessità di un ramo religioso separato. Tuttavia, per codificare le principali dottrine della fede islamica, esse dovrebbero essere rappresentate nella costituzione o in un documento simile. Ciò non significa che si stabilirebbe una teocrazia; significa piuttosto che si stabilirà una democrazia costruita sulle credenze islamiche.

 

Nel valutare la democrazia in Medio Oriente la cosa più importante da considerare è consentirle di emergere. Può non essere lo stesso genere o forma di democrazia occidentale, ma sarà un punto di partenza. In generale la maggior parte dei mediorientali appoggia appieno lo spirito della democrazia e lo appoggerà fintanto che emergerà e cercherà di unificare il tutto. Ciò significa ammettere anche alcune fazioni che possono essere considerate radicali, particolarmente se sono sostenute da una maggioranza attraverso un voto legittimo. Il mondo non può pretendere la democrazia in Medio Oriente e tuttavia denunciare il modo in cui appare perché assume legittimamente il potere un partito meno che filo-occidentale. Ad esempio i palestinesi hanno recentemente eletto membri del gruppo Hamas. Questo gruppo non è in rapporti favorevoli con gli USA e altri paesi occidentali, tuttavia è stato legittimamente eletto. Sta ora a Hamas e al resto del mondo elaborare le loro differenze politiche. E’ importante che, anche se esistono differenze considerevoli, particolarmente riguardo allo status di Israele, che ai partiti eletti legittimamente sia data l’opportunità di governare. Se tale opportunità non è offerta i paesi del Medio Oriente metteranno in discussione la credibilità delle nazioni occidentali e le loro reali intenzioni riguardo al governo democratico e a ciò che esso rappresenta.

 

A questo punto della storia del Medio Oriente la questione della democrazia è importante e il Medio Oriente è maturo per prenderla in considerazione. Molti in Medio Oriente sentono che la forma autocratica di governo che esiste attualmente, ed è esistita in precedenza, non ha prodotto il progresso che il popolo si aspettava, specialmente in confronto con alcune altre parti del mondo mussulmano, ad esempio Malesia, Pakistan e Indonesia, per non parlare di alcuni paesi occidentali.

La questione della creazione della democrazia non è ostacolata dalle dottrine islamiche. La pratica dell’Islam e della democrazia possono coesistere. Quando fu avviata la democrazia negli Stati Uniti, essa fu costruita su valori giudeo-cristiani. Considerata l’eccessiva influenza della Chiesa d’Inghilterra gli Stati Uniti decisero di inserire nella Costituzione formule che prevedevano una certa separazione tra stato e chiesa, ma la religione non fu eliminata dal governo, nonostante quanto alcuni siano indotti a credere. Chiaramente nei primi anni la religione fu importante e plasmò i valori della nazione statunitense [17]. In Medio Oriente l’approccio in realtà non è diverso con l’eccezione che è la fede mussulmana la base su cui sarà costruita la forma mediorientale di democrazia. Come nel caso della tradizione statunitense, sarà consentita l’esistenza di altre fedi, ma la religione prevalente in Medio Oriente è l’Islam, dunque è logico presumere che una forma democratica di governo sarà fondata su tali credenze. La sfida che esiste è se il resto del mondo sarà in grado di accettare una democrazia in Medio Oriente fondata sulle credenze islamiche. Parlando in termini pratici, non dovrebbe essere un problema poiché le credenze islamiche producono comportamenti che sono più che comparabili con altri comportamenti religiosi.

 

Le sfide della democrazia mediorientale

All’interno ci sono numerose sfide che creeranno frizioni nello sviluppo della democrazia. Vi sono comprese la condizione di povertà, lo stato dell’istruzione, la pratica della religione, la natura psicologica della popolazione e del governo. In Medio Oriente il reddito totale è di 700 miliardi di dollari, inferiore al reddito della Spagna. Quando si considerino tutti i paesi mussulmani, compresi quelli esterni al Medio Oriente, il reddito complessivo è inferiore a quello della Francia. La povertà in Medio Oriente è determinata da numerosi fattori che includono la guerra; ad esempio il conflitto arabo-israeliano, la guerra Iran-Iraq, il conflitto Marocco-Sahara occidentale, e quello Siria-Libano, solo per citarne alcuni. Essi hanno aumentato il debito sia interno sia estero e hanno inibito la crescita economica [18]. Politiche economiche e decisioni politiche mediocri hanno esacerbato i mali dell’economia. Ad esempio molti paesi del Medio Oriente hanno tentato di sostenere mercati controllati dal governo, invece di liberi mercati, e in conseguenza non hanno sviluppato alcun incentivo per muovere l’economia [19]. Politiche governative relative alla creazione di posti di lavoro sono state create quando non c’erano fondi sufficienti per sostenere i programmi, con la conseguenza di un’elevata disoccupazione di una disillusione nei confronti del governo [20]. La disillusione nei confronti del governo è oggi un fattore considerevole e rappresenta un punto di frizione sul modo in cui la democrazia è considerata. Nelle menti dei mediorientali ogni governo è visto con sospetto. Inoltre quelli al potere sembrano vivere nel lusso, mentre la gente comune lotta per tirare avanti. Ciò aggrava ulteriormente la percezione di ciò che il governo può davvero fare per il popolo. Giorno dopo giorno la gente lotta per tirare avanti. L’economia non è vivace e molti mediorientali sono disoccupati. Data la debolezza dei sistemi economici la gente fa quello che deve per tirare avanti e spesso la corruzione è una via che emerge mentre quelli che detengono il potere e la ricchezza tendono a manipolare la popolazione più povera [21]. In conseguenza il comportamento sociale considera normale questo approccio da “quid pro quo”. Ciò crea un comportamento culturale che è contrario ai valori su cui è costruita la democrazia. Nell’attuare la democrazia ci sarà una forte tendenza della popolazione a “comprare” i politici in cambio di favori. Col tempo e grazie all’istruzione ciò potrà cambiare, ma potranno volerci una o due generazioni perché succeda. Per affrontare la situazione della povertà in Medio Oriente devono migliorare le condizioni politiche ed economiche, che una democrazia sia creata o no. Il fatto che il cambiamento è necessario determina un’opportunità per la democrazia; tuttavia crea anche opportunità per altre forme di governo, nonché anche per alcune che non sono desiderabili. Quelli che promuovono la democrazia hanno davvero un’occasione oggi in Medio Oriente.

Se la povertà può essere vinta nei paesi mediorientali può esserci una maggior probabilità che la democrazia emerga più rapidamente. All’interno, i paesi mediorientali devono prendere iniziative per rafforzare le proprie economie, ma è improbabile che saranno all’altezza di questo compito senza il sostegno esterno delle democrazie occidentali. Il sostegno può arrivare sotto forma di investimenti in aziende mediorientali e di creazione di attività in Medio Oriente. Ciò che è importante è che sia preso un impegno a far progredire le economie. Per garantire che il sostegno sia utilizzato adeguatamente e che siano prese precauzioni contro il rischio reale della corruzione dovrebbe essere creata un’agenzia speciale del governo o un sistema di revisione per controllare regolarmente la conduzione delle attività mediorientali. Forse è ora di rinvigorire il ruolo della Lega Araba nella vigilanza in campo economico [22]. Queste azioni potrebbero migliorare le condizioni di povertà e dare alla democrazia un’opportunità maggiore.

Quando le persone comuni del Medio Oriente vedono miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti nella guerra in Iraq, possono essere pronte a dire: “Perché non usate quei soldi per sviluppare economicamente il Medio Oriente invece di combattere una guerra?”. Questa percezione suggerisce che il sostegno e lo stimolo economico possono produrre più rapidamente un progresso democratico. Tuttavia, dal punto di vista statunitense, il denaro speso per la guerra è un prerequisito per la creazione di condizioni di una democrazia duratura. Senza un Iraq e un Afghanistan stabili la credibilità della democrazia potrebbe essere messa in dubbio dai mediorientali. Chiaramente si preferirebbe vedere miliardi di dollari dedicati a imprese economiche più pacifiche, tuttavia senza un ambiente ricettivo, il sostegno economico potrebbe volatilizzarsi. Comunque c’è la necessità di riconoscere che le armi non sono gli unici mezzi per sostenere una democrazia stabile. Gli USA possono essere efficaci cercando mezzi non militari per costruire la democrazia in Iraq e in Afghanistan. Per far ciò, gli Stati Uniti devono ridurre rapidamente il livello dei combattimenti in Iraq e in Afghanistan e dovrebbero mostrare sostegno a nazioni economicamente solidali in Medio Oriente, quali l’Egitto.

L’assenza di un forte sistema d’istruzione unita a un’economia debole creerà frizioni nella creazione di una democrazia in Medio Oriente. Con l’eccezione di Siria e Israele, la popolazione non istruita, definita come coloro che non sanno leggere o scrivere, si avvicina al 30-45% [23]. Il sistema d’istruzione è considerato mediocre ed è caratterizzato da una bassa frequenza, scarso materiale educativo, e finanziamenti limitati, accesso a Internet scarso o nullo [24]. Le fondamenta dell’istruzione sono deboli e l’approccio è considerato casuale poiché non è collegato alle necessità economiche, di governo e neppure religiose del Medio Oriente. Inoltre il sistema economico complessivo è debole e non offre un incentivo alla popolazione per perseguire l’istruzione. Eccessivi controlli governativi e libri paga pubblici gonfiati soffocano l’iniziativa privata e tendono a cristallizzare la base di potere dei partiti politici al potere. In Egitto, sotto il presidente Sadat, i controlli governativi furono aboliti in un tentativo di stimolare la crescita economica; tuttavia tali tentativi non hanno germogliato sotto il presidente Mubarak [25]. L’istruzione in Medio Oriente non può essere migliorata solo mediante riforme dell’istruzione. Deve esserci un incentivo economico che induca la popolazione a vedere i vantaggi dell’istruzione. Perciò le riforme dell’istruzione devono essere collegate a un potenziale economico migliorato. Quelli al potere devono mettere anche in atto politiche che incoraggino la libertà e la crescita economica.

I metodi di governo rappresentati in Medio Oriente variano ampiamente e includono monarchie, governi provvisori dovuti a forze di occupazione, democrazie, repubbliche, una federazione e una teocrazia. La natura religiosa del Medio Oriente determina sfide alle autorità di governo, particolarmente nel caso di un controllo centralizzato. I governi tendono alla laicità, marginalizzando larghi segmenti della popolazione che ritengono che la religione non dovrebbe essere esclusa dal governo. Leader religiosi che superano i loro limiti nelle faccende di governo sono spesso incarcerati senza processo. I governi che si proclamano democratici hanno un controllo centrale molto rigido e un’influenza ingiusta sui risultati elettorali mediante il controllo dei media e la vera e propria intimidazione. Quando i governi diventano eccessivamente potenti gli oppressi possono reagire con atti terroristici. Il territorio occupato in Israele è un buon esempio. Poiché esiste l’oppressione, è creato un ambiente fertile che alla fine porta a movimenti estremisti [26]. Esiste un elemento religioso moderato all’interno della società ma non è tanto influente quanto gli estremisti e spesso finisce associato ai loro misfatti. Grazie alla loro abilità nell’usare il potere, gli estremisti stanno conquistando popolarità.  Con l’emergere di gruppi quali Hamas essi probabilmente raggiungeranno il potere con mezzi democratici ma tuttavia possono non rappresentare interamente la popolazione, particolarmente i religiosi moderati, di cui hanno la rappresentanza. Dunque anche con un Hamas eletto è probabile che lungo il percorso ci saranno contrasti  interni al governo; tuttavia c’è speranza che i segmenti religiosi più moderati possano mitigare le misure estremiste.

Il controllo dei media da parte del governo presenta ulteriori problemi ai mussulmani moderati. I media sono gestiti con una filosofia laica [27]. I media laici assicurano il controllo al governo e marginalizzano ulteriormente i religiosi moderati. Diffondono una filosofia di un modo di vivere liberale che molti mussulmani moderati non appoggiano e mettono anche a disposizione degli estremisti un veicolo da sfruttare perché esso consente loro di entrare in rapporto con i religiosi moderati su temi condivisi. Ciò ha l’effetto di rafforzare la filosofia estremista. Poiché il governo esercita un controllo eccessivo sui media, i media non assolvono alcun ruolo responsabile per la società nel suo complesso [28]. Se nel governo esiste la corruzione è probabile che non sarà segnalata. In tal modo le masse sono indotte a credere che il loro governo è buono e si prende davvero cura di loro come cittadini. Tuttavia molti nelle strade stanno cominciando ad apprendere con altri mezzi la verità reale.

I media saranno un ostacolo a una forma democratica di governo fino a quando fino a quando non ci si potrà fidare che essi rappresentino qualcosa di più del punto di vista del governo. Questa sarà una sfida immensa perché quelli al potere devono essere disposti a rinunciare al controllo dei media. Può essere che le prime fasi della democrazia manchino di un giornalismo obiettivo fino a quando non saranno create organizzazioni giornalistiche non soggette a rappresaglie. Uno dei primi passi chiave può consistere nell’avviare questo approccio con l’aiuto di organizzazioni giornalistiche internazionali e con pressioni delle democrazie in cui la stampa è libera.

Rischi attuali per la democrazia

Come citato in precedenza nel documento, il Medio Oriente è costituito da vari tipi di governo. La maggioranza è rappresentata da monarchie che hanno un controllo esclusivo sui loro domini. E’ improbabile che questi governi rinuncino volontariamente al potere in un qualsiasi futuro prossimo a favore di strumenti democratici di governo. Tuttavia c’è la necessità di una qualche visione unificatrice che possa meglio unire i paesi del Medio Oriente indipendentemente dalla loro forma di governo. Organizzazioni quali l’OPEC e la Lega Araba sono esempi di organizzazioni che rappresentano interessi mediorientali, ma non operano da entità unificanti quali l’Unione Nordafricana [29]. Può essere nell’interesse dei paesi mediorientali prendere nota dell’emergenza governativa in Africa mentre tentano di organizzarsi su base regionale nonostante i diversi mezzi di governo.

Considerato il numero delle monarchie esistenti in Medio Oriente non sorprende che la popolazione guardi al governo per il proprio benessere. E’ un dato storico. In generale la natura della popolazione è stata di dipendenza dal governo e dal suo favore. Sotto una guida buona questo è stato un modo di vivere accettabile, ma sotto leader inaffidabili e corrotti le masse non hanno avuto né rappresentanza né molto cui fare affidamento per soddisfare i propri bisogni. Di nuovo, la democrazia introduce sfide. L’iniziativa privata deve essere sostenuto e ricompensata in modo che i membri individuali della società possano comprendere l’importanza di essere padroni del proprio destino, anziché dipendere da un governo che provveda per loro. Anche questo richiederà tempo, una dirigenza forte e una base occupazionale e un’economia che diano sostegno.

 

Percezioni diverse della democrazia nella cultura mediorientale e in quella occidentale

In Medio Oriente c’è speranza per la democrazia nel lungo termine; tuttavia può non essere un modello che segua il paradigma occidentale. La democrazia in Medio Oriente deve tener conto dell’ampia varietà di tipi di governo e deve individuare un tema unificante che attragga il Medio Oriente in una regione unificata. E’ qui che si presentano i rischi. Attualmente è in corso una lotta tra estremisti, moderati e occidente [30]. Tutti si sforzano di ottenere il controllo e di creare uno stile di vita che rappresenti i loro interessi.

 

Il futuro della democrazia in Medio Oriente

Gli estremisti considerano il Califfato come l’obiettivo finale, mentre i moderati stanno osservando l’emergere delle democrazie in paesi come Egitto, Siria, Libano e Yemen. Chiaramente anche la Palestina riceve l’attenzione del mondo con Hamas oggi in prima linea. Sorge la domanda: se le democrazie emergeranno, come si presenteranno? Io ipotizzo che esistano tre opzioni. La prima è che le democrazie con una vena estremista, come Hamas, possano occupare il centro della scena nell’organizzarsi efficacemente e soddisfare le necessità della popolazione che rappresentano. La sfida sarà se saranno o no in grado di competere efficacemente sulla scena mondiale senza tagliarsi fuori dal contesto internazionale, emarginando alla fine il loro elettorato. La seconda forma sarà nella tradizione dei paesi moderati, come l’Egitto o il Libano, dove le ideologie estremiste non sono facilmente accettate, tuttavia i problemi della corruzione all’interno del governo sono minimizzati e non sono ben compresi dalle masse. Per evitare di gravitare in direzione di ideologie estremistiche è importante che queste democrazie dimostrino un modo migliore di vivere per la popolazione grazie a un governo rappresentativo. La forma finale, e meno probabile, è la forma occidentale di democrazia. E’ una delle scelte e servirà da modello di democrazia in Medio Oriente, ma è improbabile che le complessità del Medio Oriente riflettano un’immagine occidentale. La creazione riuscita di una democrazia in Iraq servirà in futuro da riferimento per gli Stati del Golfo. Se avrà successo, lo avranno anche future democrazie moderate. Dimostrerà che i conflitti multietnici (sunniti, sciiti) possono essere risolti pacificamente e che gli schieramenti possono governare in modo unificato. Dimostrerà anche che la democrazia può risolvere la povertà diffusa e realizzare una qualità migliorata della vita.

 

Conclusioni e raccomandazioni

L’istruzione e i media saranno gli strumenti chiave per la creazione della democrazia. Deve esserci una svolta dai mezzi controllati dallo stato ai mezzi controllati dalla popolazione. Con l’assunzione di una maggior preminenza dei mezzi mediatici, come internet e televisione, la loro capacità di influenzare l’istruzione dal basso tenderà a galvanizzare le masse. Chiaramente gli estremisti comprendono il potere dei media e stanno tentando di conquistare influenza utilizzandoli [31]. Per avere successo i media devono mostrare che lo stile di vita moderato è una via migliore.

Il ruolo della religione nel governo sarà un tema chiave tra molti. La visione moderata è che c’è un posto per le credenze religiose. Storicamente, per le democrazie includere la religione è stato una sfida; tuttavia questo non significa che il Medio Oriente non ci riuscirà. Deve esistere una visione religiosa comune a tutte le etnie e culture e deve essere assicurata considerazione alle fedi non islamiche.

Il Medio Oriente deve vedere sé stesso in larga misura allo stesso modo dell’Unione Europea. Essa rappresenta vari paesi e culture che hanno tenori di vita differenti, e tuttavia vedono la necessità di organizzarsi per il miglioramento dell’Europa in termini di economia, sicurezza e influenza internazionale. Per questi stessi motivi il Medio Oriente dovrebbe organizzarsi come regione. Ciò contribuirà a galvanizzare il Medio Oriente come regione e può favorire un’interazione ispirata al libero mercato promotrice dello sviluppo democratico. E, infine, mentre il Medio Oriente si sviluppa, il resto del mondo dovrebbe cercare modi per fornire assistenza alla promozione dei valori e degli strumenti democratici. Investire in mezzi d’istruzione sarebbe un buon punto di partenza.

 

[Ometto le note, per le quali rimando all’originale, trattandosi di rimandi a testi in inglese i cui link non ho avuto modo di verificare – n.d.t.]

 

Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.judicialwatch.org/blog/2013/08/jw-obtains-gen-el-sisis-radical-thesis-from-army-war-college/

top