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17 Ottobre 2013

Yair Lapid rivela la vera natura del conflitto Israelo-Palestinese.
By Omar H. Rahman

Durante una recente intervista con Charlie Rose a New York, il ministro delle finanze israeliano Yair Lapid rivela tacitamente il motivo per cui il conflitto Israelo-Palestinese continua ad esistere ed il perché Israele accetterà la pace solo alle sue condizioni.

Circa una settimana fa, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha portato i leader di tutto il mondo a New York e molti di loro hanno preso parte in alcuni talk show politici americani. Charlie Rose, uno dei migliori e più seguiti intervistatori americani, ha invitato diversi leader politici dal Medio Oriente, tra i quali Bashar al-Assad dalla Siria(da Damasco) e Hassan Rouhani dall’Iran. Rose ha anche intervistato tre dei maggiori politici israeliani: Benjamin Netanyahu, Tzipi Livni e Yair Lapid. Lapid, in particolare, seduto con Charlie Rose, ha ricevuto molte attenzioni per lo show pubblico 92Y in New York. L'evento in realtà ha messo in ombra una intervista con Rose svolto nelle prime ore nella notte del suo show, ma che ho ritenuto essere molto interessante. Mentre la maggior parte del colloquio è stata una esposizione di come un giornalista (Lapis) è diventato un uomo politico, vi è un frammento di sei o sette minuti verso la fine, che merita di essere analizzato da vicino. Rose inizia sulla questione palestinese interrogandosi sulle differenze tra Lapid e il primo ministro Netanyahu sul riconoscimento, da parte dei palestinesi, di Israele come stato "ebraico". Lapid risponde dicendo che tale riconoscimento non è importante. "Mio padre non è venuto ad Haifa, dal ghetto di Budapest, per ottenere il riconoscimento da Abu Mazen [Mahmoud Abbas],", scherza. Lapid dice che la minoranza non ebraica israeliana deve avere i propri diritti, come ogni minoranza, ma che Israele è uno Stato ebraico, e ha lo scopo di mantenersi come tale. Affonda sulla minaccia demografica che Israele deve affrontare, dicendo: "se continuiamo a governare tre o quattro milioni di palestinesi, l'identità di Israele ... svanirà." “Ci dobbiamo separare dai palestinesi. Non è certo un matrimonio quello che sto cercando, ma un decente divorzio”. Lapid continua: “ Il problema con questi negoziati è che israeliani e palestinesi vogliono due differenti cose: i palestinesi vogliono pace e giustizia; gli israeliani vogliono pace e sicurezza. E saremo sempre in conflitto su questo”. Rose coglie il significato di questa affermazione, chiedendo: “ stai dicendo che non potete avere giustizia per i palestinesi e sicurezza per gli israeliani?” A questo punto Lapid comincia a diventare un po' agitato, non perdere la calma, ma è chiaro che non sa come rispondere senza essere completamente schietto. Lui dice che sono possibili la giustizia e la sicurezza, ma che le due parti vogliono cose diverse e quindi ci vuole tempo. Rose continua a pressarlo, chiedendo: “"Che dire degli interessi dei palestinesi nella giustizia che non siete disposti a condere -. Se tu fossi il primo ministro o il re Davide" Lapid continua a dimenarsi, a questo punto Rose lo sfida nella sua evasività, ma poi molla la presa. Anche se apparentemente innocuo, Lapid rivela esattamente cosa intende per "volere cose diverse" e “c’è bisogno di tempo", più avanti nell'intervista. Quando Rose gli chiede sugli insediamenti in Cisgiordania e Gerusalemme, Lapid dice che c'è una grande differenza tra i due e che Israele non potrà mai dividere Gerusalemme. Rose dice allora che in questi termini non si può avere la pace, a cui ribatte Lapid: “farò un esempio. Per anni e anni ognuno è stato convinto che senza il Diritto al Ritorno i palestinesi non faranno mai, e ripeto mai, nulla. E allora sei o otto mesi fa Abu Mazen ha rilasciato una intervista sul Canale 2 di Israele - né BBC, né Rose, ma il Canale 2 israeliano- e ha detto “'Capisco ora che non potrò mai tornare a casa mia a Safad,” che è Israele, dello stato di Israele. Quindi cosa è successo? Quello che è successo è stato che i palestinesi hanno realizzato che esiste un consenso totale contro il Diritto al Ritorno, e se veramente vogliono avere uno stato, dovranno rinunciare a questo. E 'lo stesso per Gerusalemme. La domanda è: vogliono i palestinesi un proprio Stato?” Questa affermazione dice tutto. “L'intera dinamica di potenza e la futilità dei negoziati è messa a nudo. I palestinesi e gli israeliani hanno due diverse concezioni della pace: per i palestinesi rappresenta la giustizia, per gli israeliani la sicurezza. La sicurezza è il modo in cui noi, Israele,la  definiamo. La sicurezza non è Diritto al Ritorno. La sicurezza è una Gerusalemme unita sotto la piena sovranità israeliana. E fino a quando i palestinesi non rinunceranno al loro concetto di giustizia, come hanno fatto con il Diritto al Ritorno, ma ancora si aggrappano inutilmente a Gerusalemme, non avranno un loro stato. Non importa che il consenso reale è chiaramente con la spartizione di Gerusalemme. Passato sufficiente tempo e continuando a cambiare i fatti sul campo unilateralmente, i palestinesi cambieranno idea.” È chiaro che questo è il modo in cui i politici israeliani vedo la questione. Prenderanno ciò che vogliono con la forza e negozieranno ciò che non vogliono come una questione di forma. La questione è: per quanto la leadership palestinese è disposta ad arrendersi, dando il loro consenso a questo metodo, firmando al tavolo delle trattative. In base a ciò che rivelano i Palestine Papers, potrebbe essere abbastanza improbabile. Anche se, è difficile dire quanto la legittimità del governo di Abbas si è mosso nello stringere un accordo, soprattutto su ciò che dà il diritto al ritorno per milioni di persone, qualcosa sancito dal diritto internazionale. Forse Abbas, come Arafat prima di lui, non vuole essere costretto alla firma di un accordo permanente che cede i diritti ai palestinesi - che Israele ha poi utilizzato per creare la narrazione dominante di se stessi come fautori dell’impossibile per determinare la pace e i leader palestinesi sono tanto disposti a negoziare, quanto mai a firmare un accordo di false motivazioni. Così continua Lapid più tardi nell'intervista, non riconoscendo assolutamente il significato di Gerusalemme per i palestinesi e l'intero mondo musulmano: “ Gerusalemme è la nostra capitale e non negozieremo mai su questo. Meglio, negozieremo ma non rinunceremo mai a questo”. Negoziare è bene perché parlare non significa nulla. La cosa importante è sapere che Israele ha il controllo.  

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